sabato 21 marzo 2015
Atanasio de Charette. L'ultimo crociato di Pio IX. VI Il ritonro a Roma e gli Zuavi Pontifici
VI. Il ritorno a Roma. Gli Zuavi pontifici
Dopo qualche settimana di
cure e riposo in seno alle famiglie, la maggior parte dei franco-belgi si
affrettarono a tornare a Roma ;
nuovi arrivati affluirono a Roma
ed alla fine di dicembre 1860 l’effettivo dei franco-belgi era di 600 uomini .
Il corpo dei Tiragliatori divenne, con decreto del Ministero delle Armi del 1
gennaio 1861 “Battaglioni degli Zuavi pontifici”
A seguito delle
dimissione che il gen. Becdeliève presentò il 23 marzo,il comando sarebbe
spettato al più anziano dei capitani e segnatamente ad Athanase de Charette.
Tenendo però conto dell’età di Charette, aveva solo 28 anni, mons. De Merode
nominò il maggiore Eugenie-Joseph Allet, ufficiale svizzero, comandante del
battaglione. Athanase sposa a Parigi, il 19 luglio 1862, Antonietta di Fitz
James, figlia del sesto duca di Fitz James, una delle famiglie più prestigliose
di Francia.
De Charetteandò a
presentare la sua giovane sposa al conte di Chambord, e quindi si stabilì a
Roma. La felicità fu di breve durata. La baronessa de Charette morì a Roma il 22 gennaio 1865. Il
servizio funebre ebbe luogo il giorno 25 nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano
e fu officiata dallo stesso mons. De Merode, tutta l’ambasciata di Francia nonché
numerosissimi zuavi presero parte ai funerali. La baronessa de Charette fu
seppellita al Verano, cimitero situato sopra le catacombe di San Lorenzo, i cui
scavi erano stati intrapresi da mons. De Merode con la partecipazione degli
Zuavi pontifici.
Il 15 settembre 186,
l’Imperatore Napoleone III concluse con il Governo Italiano un accordo
conosciuto sotto il nome di “Convenzione di settembre”, con il quale il Governo
si impegnava a rispettare quel che rimaneva dello Stato pontificio e a
rinunciare a Roma
Capitale. In cambio, le truppe francesi avrebbero lasciato Roma nel termine di
due anni.
Il Governo italiano
trasferì la capitale da Torino a
Firenze e l’evacuazione delle truppe francesi cominciò
nell’autunno del 1865. Il 25 ottobre si apprese che a Roma mons. De Merode era stato
pregato dal Papa di dare le dimissioni dalla carica di Pro Ministro per le Armi
e che d’ora in avanti avrebbe dovuto limitarsi a funzioni puramente ecclesiastiche.
Il 27 ottobre di quello stesso anno 1865, il gen Herman Kanzler fu nominato
Ministro delle Armi e comandante in capo dell’Esercito pontificio. Questo
ufficiale, originario del bade, era entrato al servizio della Santa Sede nel 185;
si era distinto nella difesa di Ancona nel 1860.
Il gen. Kanzler, oltre ad
avere spirito combattivo, fu anche un eccellente organizzatore. Nel febbraio
1867 il battaglione Zuavi contava 1045 uomini,
vi era un plotone fuori rango di 100 ed una compagnia di deposito di 140 soldati.
Il 1 dicembre 1867 un
decreto pontificio raddoppiò il Battaglione e gli diede il nome di reggimento.
Eugène-Joseph Allet, promosso colonnello, ne conservò il comando, mentre
Athanase de Charette fu nominato tenente colonnello, il 12 dicembre 1866. Il Governo francese decise di potenziare l’armata pontificia
prima di aver completato l’evacuazione delle sue truppe. Con decreto imperiale
del 30 gennaio 1866, stabilì di costituire una legione che doveva contare 1200
uomini, volontari reclutati fra i soldati francesi. Il generale d’Aurellles de
Paladines, organizzò la legione di Antibo e da questa località prenderà successivamente il nome.
Il comando fu assunto dal
colonnello d’Argy. L’organizzazione fu un lavoro lungo e paziente e, quando fu
portato a termine, la legione contava tre battaglioni di tre compagnie, per un
totale di 33 ufficiali e 105 uomini.
Il 9 settembre dello
stesso anno, la legione fu data ufficialmente al generale pontificio Raphael de
Courten. Questi legionari si comportarono ben diversamente degli Zuavi
pontifici, tanto che alla data del 6 novembre 1866, 120 uomini, un decimo degli
effettivi, avevano già disertato. L’evacuazione delle truppe francesi fu
portata a termine il 13 dicembre 1866.
Massimo Coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento