lunedì 25 maggio 2020
l'Ultima Difesa Pontificia di Ancona - 7-29 settembre 1860 Volume I, II
Il primo tricolore che sventolò in Ancona, subito dopo la
resa pontificia, fu esposto al balcone di Casa Schelini a piazza Grande, oggi
piazza del Plebiscito, che gli Anconetani amano chiamare, piazza del Papa. La
casa Schelini era sempre stata il centro delle attività patriottiche e
unitarie; nel 1832 vi era stata fondata la prima “congrega” della Giovine
Italia. Nonostante ogni azione di repressione, gli Schelini, insieme ad altri
Anconetani, tennero viva la fiamma unitaria e nazionale ed operarono affinché
Ancona si inserisse nel processo unitario italiano, convinti che nell’Unità
nazionale ci sarebbero stati vantaggi per tutti. Come poi la realtà dimostrò
con i fatti.
Altri Anconetani erano di parte pontificia, come, ad esempio,
la famiglia Buorbon del Monte ed altre famiglie che poi, nei decenni post
unitari persero via via il loro potere fino a scomparire.
Il ruolo di queste famiglie e degli Anconetani di parte
pontificia nella ultima difesa del potere temporale in Ancona fu minimo,
estromesso ed emarginato dalla azione estremista dei legittimisti venuti da
tutta Europa, che vedevano nell’elemento “indigeno” cioè romano, cioè italiano
un potenziale avversario, se non un nemico. Questa volontà di difendere con
ogni mezzo i diritti temporali della Chiesa, che a Roma aveva il suo capofila
il Pro Ministro per le Armi de Merode e ad Ancona il de Quatrebarbes, e poi il
de La Moricière, si tramutarono in azioni violente e di repressione, che fecero
vivere ad Ancona, ulteriori giorni difficili, che si sommarono al decennio di
occupazione austriaca e alle repressioni del Kalnermatten nel 1859.
Dopo aver dedicato il Tomo I alla descrizione di Ancona come
piazzaforte, che è la fotografia della Dorica nella metà dell’ottocento, punto
di partenza del suo sviluppo postunitario, questo Tomo II descrive gli
avvenimenti finali e conclusivi della difesa pontificia di Ancona.
Gli avvenimenti come sono descritti fanno emergere
un’azione, da parte dei responsabili pontifici, piena di errori politici,
sociali, economici, diplomatici e, soprattutto militari, che agevolò non poco
l’affermarsi della temuta quanto odiata “rivoluzione”, tanto che le vittorie
dei Sardi, ovvero degli Italiani, ottenute in questo modo, per la facilità con
cui sono state conseguite, oggi non vengono considerate importanti, come in
realtà sono, ma sostanzialmente disconosciute.
Un oblio che coinvolge anche Ancona, nella Storia nazionale,
che in questo passaggio, per lei fondamentale dallo stato preunitario allo
stato nazionale perdette uno dei suoi monumenti più qualificanti e
rappresentativi, la Lanterna, simbolo della essenzialità della sua vocazione
commerciale e marittima. Un volume che vuole sottolineare che il nostro
Risorgimento, in questa appena passata data anniversaria del 2011, più che
celebrarlo va conosciuto e, possibilmente, studiato. E così la Storia di
Ancona.
Il volume è disponibile presso tutte le librerie. Presso la OscietàEditrice utilizzazio: ordini@nuovacultura.itmercoledì 20 maggio 2020
La Guerra del 1866. III di Indipendenza 8 Custoza 24 giugno 1866 7
(1) 25 giugno 1866
Mentre
l’Armata del Mincio si riposa e lo staff,
con a capo il Gen. La Marmora pensa sul da farsi, il Gen. Cialdini informato
dei fatti accaduti il giorno precedente nella zona di Custoza, impartisce
l’ordine di ritirata: il IV Corpo d’Armata non passerà più il Po, nonostante
l’ordinde contrario del Re, e si ritira verso Modena a difesa di Bologna e
delle linee di facilitazione per Firenze, cioè la capitale d’Italia.
Durante
questa giornata di calma e di recupero delle capacità operative giunge al
Quartier Generale dell’Armata una missiva proveniente dal Capo di Stato
Maggiore dell’Arciduca Alberto con cui si riferiva di gravissime violazioni del
Diritto Bellico: un atto di barbarie nei confronti di alcuni soldati austriaci
che, dopo essere stati feriti, erano stati impiccati. La missiva chiudeva con
l’avvertimento che altri casi come quelli accaduti il 24 giugno 1866 avrebbero
comportato una serie di severe rappresaglie.
(2) 26 giugno 1866
Al momento, l’esercito si trovava schierato fronte nord, con l’ala
destra in possesso del ponte di Goito, saldamente appoggiato al Mincio e con
gli sbocchi da Mantova ben presidiati. L’ala sinistra si distendeva nella
pianura verso Castiglione, il centro delle alture di Volta e Cavriana. Ma alle
ore 08:00 il Gen. La Marmora decide la ritirata sul Chiese prima e sull’Oglio
poi. L’Armata lascia le posizioni sul Mincio.. Il prossimo post sarà pubblicato il 15 giugno pv.venerdì 15 maggio 2020
1860. Il Regno delle Due Sicilie
Fonte, LIMES Rivista Italiana di geopolitica. Info:www.ilmioabbonamento.it Organizzazione del Regno delle Due Sicilie dal punto di vista della amministrazioni locoli La terminologia in uso: le province al di qua e al di la del Faro, ovvero le province continentali della Italia Meridionali e le provincie siciliane. Le città pi importanti erano Napoli e Palermo.
domenica 10 maggio 2020
La Guerra del 1866. III di Indipendenza 8 Custoza 24 giugno 1866 6
(a)
Custoza (16:00-17:30)
Le
truppe della 9^ Divisione hanno in mano Custoza e il Belvedere e riescono a
respingere tre contrattacchi austriaci, ma sono allo sfinimento. Vengono
richiesti rinforzi, ma sono rifiutati dal Gen. Della Rocca per tre volte
nonostante nella zona di Villafranca non si combattesse dal mattino.
La
battaglia sembra rallentata. Il Gen. Govone da ordine di portare i carri con le
vettovaglie per ristorare la truppa che però tardano ad arrivare. Nonostante
ciò è il momento del relax per tutti: un sorso d’acqua, una parola con i
commilitoni, una battuta, un sigaro. La divisione è schierata tra
Custoza-Belvedere, e Monte Torre, mentre sulla destra sono stati stabiliti i
collegamenti con l’8^ Divisione, le cui unità si estendono sino alla piana di
Villafranca. La situazione delle munizioni, sia per l’artiglieria sia per la
fanteria, non è rassicurante in quanto i carri munizioni non erano riusciti a
seguire il grosso della divisione sulle alture.
A
rompere questo momento di stasi, arriva la notizia che da nord, nord-est, oltre
Staffalo, ci sono movimenti di truppe: circa tre o quattro brigate che si
preparano ad attaccare. Non basta: truppe austriache sono in avvicinamento
anche dalla parte del Monte Mamaor, a significare che il fronte italiano ad
ovest è stato travolto. La superiorità austriaca è palese, forse circa 5 a 1.
La divisione si sfalda e i soldati di fronte a tanta potenza militare
abbandonano le posizioni. La resistenza, molto spesso isolata, non riesce a
reggere l’urto: gli austriaci irrompono da diverse parti, riprendono il
Belvedere, puntano su Custoza, ma non tralasciano Monte Torre dove c’è il
Quartier Generale. Il Gen. Govone, furioso con il comandante del Corpo perché
gli ha negato per l’ennesima volta i rinforzi, impartisce gli ordini per la
ritirata. Il prezzo che viene pagato, rimarrà nella storia: centinaia di morti
in pochissimi minuti di combattimento dove perdono la vita anche molti
Ufficiali. Lo stesso comandante di Divisione viene ferito da una scheggia di
granata. Sono le truppe del Gen. Möring che entrano a Custoza.
Nel frattempo il Gen. Della Rocca impartisce l’ordine che tutto il III
Corpo d’Armata si ritiri da Villafranca verso Goito[i]. Il
movimento viene protetto dalla 7^ Divisione e dalla Cavalleria di linea
il prossimo post sarà pubblicato il 25 maggio
[i] Gioannini
M. e Massobrio G., Op. Cit., pp. 254
- 293
martedì 5 maggio 2020
Gli Zuavi di Pio IX.
Raggi P., La Nona Crociata. I Volontari di Pio IX in
difesa di Roma (1860-1870), Ravenna, Libreria Tonini, 1992
La storia ha reso giustizia a
quanti difesero, anche a presso della loro vita, La Chiesa ed il Papa nel lungo decennio che va dallo scontro di
Castelfidardo e dalla perdita di Ancona alla breccia di Porta Pia, ma rimangono
tuttavia echi di antiche polemiche alimentate dalla scarsa informazione sulla
realtà dei fatti.
Una “certa “storia scritta
dai “vincitori” non manca infatti di ingenerose affermazioni e di immotivati
giudizi, spesso ripetuti negli stessi termini di un tempo. Era quindi
necessaria una notizia ampia e documentata su episodi e motivazioni egli ultimi
crociati unicamente mossi dalla loro fede e dai loro ideali. La introduzione
storica di questa opera, le biografie dei protagonisti e la Galleria di
immagini e documenti dell’esercito pontificio definiscono le dimensioni ed i
termini della questione.
Le ottanta e più biografie di personaggi e militari
evidenziano il valore degli uomini ed il significato della loro opera nel
contesto più ampio che comprende atti di valore al servizio della propria
patria o missioni di carità e di giustizia nella vita civile. Di ognuno vengono
date notizie essenziali e spesso anche immagini fotografiche reperite
dall’Autore in lunghi anni di ricerca in Italia ed all’estero, acquisendo una
originale documentazione alla propria raccolta di carte e cimeli. Si tratta
spesso di materiale inedito e sconosciuto che, con la vasta bibliografia,
arricchisce l’opera e la rende uno strumento di conoscenza e di consultazione
perfetta.
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