sabato 21 marzo 2015
Atanasio de Charette, L'ultimo crociato di Pio IX. IV Al servizio della Santa Sede nei tiragliatori franco-belgi
V. Al servizio della Santa Sede nei tiragliatori
franco-belgi
Athanase de Charette
entra al servizio della Santa io 1860. In quel mese fervevano le iniziative per
ampliare le unità dell’esercito Pontificio; i reclutamenti erano aperti a tutti
i cattolici d’Europa, ed ogni nobile che si presentava significava avere degli
Ufficiali fedeli e motivati. La prima dozzina di volontari furono raggruppati
in un plotone comandato dal tenente de Charette incaricato dal gen. de La Moriciére
di formare dei tiragliatori, posti al seguito del primo reggimento di stanza a
Perugia. Già dal 1 giugno 1860 si era formata una compagnia forte di 70 volontari,
la seconda compagnia fu pronta una settimana dopo. Ben presto il numero degli
effettivi permise di formare un corpo a parte che porterà il nome di
“Tiragliatori franco-belgi” Questo corpo, a se stante nella struttura
ordinativa dell’Esercito pontificio del 1860 avrà il suo battesimo del fuoco il
18 settembre, inquadrato nella colonna d’attacco posto al comando del gen. de
Pimodan. Riuscirà brillantemente a passare il Musone, conquistare Casa
Andreani-Catena e raggiungere il piede
della collina di Monte Oro. Da qui inizio, fronte ad ovest, l’azione di
risalita scontrandosi con le forze del 10° fanteria sardo. Il comportamento dei
tiragliatori franco-belgi fu encomiabile
fino a qui. Ricostituitosi nel 1861, diede vita al celeberrimo corpo
degli Zuavi Pontifici.
In quello stesso anno
1860 Athanase di Charette fu promosso capitano e nominato comandante della
prima compagnia tiragliatori franco-belgi. Il 1 giugno 1860 Luois, conte di
Becdelieve, vecchi capitano dei cacciatori a piedi dell’esercito francese, fu
promosso comandante del corpo e vi impresse una rigorosa disciplina. Le prime
reclute furono vestite con vecchie uniformi, le più disparate,svizzere, di
fanti italiani e di cacciatori a piedi francesi. Il comandante Becdelieve, che
desiderava dare ai suoi una uniforme comoda fece eseguire dei modelli. Dopo
aver scritto al gen. de La Moricière, invio il cap. Charette a Roma per presentarsi a de Merode
e discutere con lui l’uniforme da adottare. Il capitano tornò con una
uniforme di colore blu-azzurro
splendida, che metteva in risalto il ripo biondo. De La Moricière trovò la
sfumatura del colore troppo chiara e fece adottare il colore grigio meno vistoso ma, nell’attesa, autorizzò
Charette a conservare l’uniforme che aveva recato con se. Ecco perché Charette si battè a Castelfidardo
nell’uniforme blu-azzurra e la conserverà
fino al suo ritorno a Roma ,
dopo essere guarito dalle sue ferite. Charette diventerà uno dei più brillanti
combattenti dei tiragliatori franco-belgi, nucleo dei futuri Zuavi, truppe
celeri, specializzate, che erano la risposta ai Bersaglieri, Zuavi che spesso
saranno poi chiamati gli Zuavi di Charette
Nel 1860 il governo sardo
forte del tacito accordo con Napoleone III aveva deciso di agire; agenti sardi
furono inviati in Umbria e nelle Marche per fomentare disordini. Furono
repressi a Charette fu citato all’ordine del giorno per avere, nell’agosto
1860, disperso i partigiani a Civitacastellana.
Il governo sardo,
perfettamente al corrente dell’azione dei suoi agenti e molto deluso per i
risultati ottenuti, protestò ufficialmente contro i “massacri commessi dai mercenari del gen. de La Moricière” e ne chiese l’immediato licenziamento. Il
segretario di Stato, Antonelli, rispose aspramente, ma
Cavour ormai aveva deciso
di attaccare e non aspettò nemmeno la risposta. L ’11 settembre 1860 le truppe
piemontesi, agli ordini del gen. Fanti, attraversarono le frontiere dagli Stati
Pontifici. E’ la campagna nelle Marche e nell’Umbria che si risolse con la
conquista di Ancona il 29 settembre 1860, ovvero si attuò il passaggio delle
marche dallo Stato preunitario, allo Stato nazionale.
La partecipazione del de Charette allo scontro di
Castelfidardo è eroica, come vedremo più avanti. Ferito e prigionieri viene
condotto prima a Genova po a Marsiglia dove viene lasciato il libertà.
Massimo Coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento