RAPPORTO DEL COMANDANTE IL 2° BATTAGLIONE CACCIATORI A S.E. IL MINISTRO DE MERODE
La mattina del 18, essendosi ordinata la partenza di tutti i corpi, anche il 2° battaglione di cacciatori marciò con la colonna del generale Pimodan al suo posto. Lungo la via, e precisamente prima di giungere al Musone, qualche cacciatore del mio battaglione fu improvvisamente ferito dalle palle nemiche; il che però non impedì né ritardò il cammino, e, quantunque guadando il fiume si avesse a deplorare il ferimento del tenente Barbavara e di altri cacciatori, pure il battaglione si riordinò in colonna in mezzo alla campagna, avanti alla colonna del battaglione di bersaglieri comandato dal maggiore Fuckmann. Quivi la truppa restò ferma, con l’arma la braccio, senza sgomentarsi punto del vivo fuoco della nemica artiglieria; mostrando sempre il petto e non le spalle al nemico.
Il generale La Moricière, passando, osservò questa colonna di riserva ed ordinò al maggiore Fuckmann di marciare più verso sinistra ed a me verso destra. Questo cambiamento dovendosi eseguire sotto il vivissimo fuoco della mitraglia, venne fatto a passo ginnastico. Nel luogo designato la colonna si arrestò, quantunque, essendo male difesa da rare piante, fosse esposta assai alle offese del nemico. Quivi ci trattenemmo sempre fino alla ritirata, perché mai pervenne l’ordine di muoverci. Che se il signor generale lo avesse comandato, avrebbe avuto col fatto una prova irrefragibile dell’unanime desiderio del battaglione caciatori, ardentissimo di distinguersi. Avvenne intanto la ritirata della prima linea, formata dal battaglione carabineri, dal 1° cacciatori indigeni e dai tiragliatori.
Ciò nulla meno il mio battaglione rimase sempre in posizione e ne può far fede il tenente colonnello Corbucci.
Ma venne il disordine: i carri ed i cavalli della colonna carreggi lo aumentarono. Ci ritirammo quindi a Loreto. Da quanto emerge, la E.V. può dunque rilevare:
1° che il battaglione cacciatori subì la crisi degli altri corpi, soltanto dopo aver fatto quanto doveva e poteva farsi.
2° che ebbe ancor esso l’onore di annoverare fra le sue file dei soldati e degli ufficiali feriti per la più santa delle cause, taluni con ogni rassegnazione nell’ospedale di Loreto si sottoposero ad una necessaria mutilazione.
3° che mai fu da me ordinata una compagnia in bersaglieri, mentre conosceva benissimo che il fuoco di questi sarebbe caduto sopra i soldati della prima linea, e che, per conseguenza, non ebbi e non potei avere alcun ordine da nessuno ufficiale di cessare il fuoco; e non nascondo che mi sorprende oltremodo, come il Signor Generale su questo fatto non abbia raggiunto la verità, e non sia pervenuto a sapere da quale corpo sortisse veramente una compagnia in bersaglieri che, a danno del vero, addebitò al mio battaglione.
4° che il 2° battaglione cacciatori non ebbe mai l’ordine di marciare sopra la Casa di Campagna, e che però non voltò mai le spalle al nemico; che se avesse ricevuto quell’onorifico incarico, lo avrebbe non meno onorevolmente eseguito.
Le quali cose tutte, a me sembra facciano bastantemente conoscere che il 2° battaglione cacciatori non ha meritato quei crudi e mortali rimproveri che a larga mano gli furono profusi. Il che resta ancora confermato dallo stesso Superiore Governo, il quale volle decorati tre ufficiali del mio battaglione, senza che questi siansi mai da esso dilungati, ed abbiano per tal guisa eseguita tale un’operazione da non confondersi cogli altri.
Eccellenza Reverendissima, non è amore di smodata ambizione, né desiderio di lucro che mi spinse a stringer la penna; ma sibbene il mio preciso dovere come Padre dei miei soldati, come Capo del mio battaglione, affinchè venga a questo restituita quella stima che non ha mai demeritata, ed, infine, come tutore del mio onore denigrato in un punto, da poche linee, effetto della troppa buona fede, della lealtà di un distintissimo generale, il quale non suppose forse, e non seppe mai quel terribile germe d’invidia che sempre pose la discordia nella nostra disgraziatissima armata.
Nella lusinga che una provvida mano sovvenga all’uopo, mi pregio confermarmi con rispetto e subordinazione:
Umilis. Devotis. Servo
Il comandante del 2° battaglione cacciatori
P.Giorgi
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