Il generale De La Moricière, appena sbarcato da Trieste nel marzo 1860, si era subito interessato allo stato della piazzaforte di Ancona e durante vari giri di ispezione e ricognizione si era fatto una idea dei lavori necessari per riattivare e rendere funzionali ed operative le difese di Ancona. Ancona aveva bisogno di notevoli interventi. Il primo atto che De La Moricière mise in essere per la piazzaforte di Ancona fu quello di nominare un comandante che desse garanzie di svolgere il compito con intelligenza e serietà. Fu chiamato a ricoprire il ruolo di Comandante della Piazzaforte il Colonnello Guerra. Tutti i lavori che furono condotti in questi mesi ebbero la sua direzione. Il problema del finanziamento dei lavori fu affrontato immediatamente. In base ad una stima approssimativa, Ancona necessitava di lavori per oltre 1.250.000 lire. Il bilancio del Ministero per le Armi, sotto la spinta e l’azione del De la Moricière, che con gran entusiasmo ricopriva la carica di Pro Ministro per le Armi di Sua Santità Pio IX, non riuscì che a stanziare 450.000 lire, ovvero solo un 35% di quello che sarebbe servito. Appelli per la raccolta di fondi per Ancona furono lanciati in Italia e anche all’estero, ma i risultati non furono eccellenti. Il Comitato Lionese, che era il capofila delle sottoscrizioni per Ancona, non riuscì a raccogliere che 160.000, riuscendo con ciò a portare a compimento solo il 50% dei lavori necessari e programmati.
Da aprile fino a settembre Ancona come piazzaforte subì notevoli interventi: da subito furono eseguite riparazioni ed adattamento delle mura ad attività belliche, soprattutto in quei tratti ove l’abbandono aveva preso il sopravvento, soprattutto al campo trincerato, alle lunette distaccate ed alla batteria degli Zoccolanti. Altri lavori messi in essere furono lo sbarramento posto all’entrata della chiesa e del convento dei Cappuccini, che servì a rafforzare le difese passive, una grossa porta fu messa in sito all’arco Clementino al porto, per dare continuità difensiva alla difesa al mare e, conseguentemente, furono demolite tutte le case che erano a ridosso delle mura nel tratto che andava dall’arco Clementino alla Sanità; un muro fu costruito dai Cappuccini a monte Cardetto in modo tale da racchiudere tutto il campo degli Ebrei.
A metà maggio iniziarono i lavori che proseguirono tutta l’estate per gli adattamenti del bastione e della lunetta di Santo Stefano.
Per rendere continua la difesa a mare furono acquista e sei paranze e nel contempo riparati alcuni pontoni galleggianti, e trasformandoli, armati di un pezzo, in batterie galleggianti, che dava consistenza di fuoco
Tutte queste opere rendevano la città un cantiere quasi permanente in cui ogni giorno venivano impiegati dai 400 ai 500 operai civili, oltre al personale militare predisposto.
Massimo Coltrinari ricerca23@libero.it
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