Origine
storica ed interpretazione dello stemma del Comune di Ancona:
una
confusione infinita.
Come autore del saggio
“Il guerriero d’oro armato di spada sul cavallo corrente e lo stemma della
città di Ancona”, pubblicato nel 2009 da Libreria Canonici Ancona, ricevo
con piacere dal generale Massimo
Coltrinari una richiesta di intervento su una per me nuova ed
“originalissima” interpretazione dello stemma comunale dorico, da Lui trovata
negli scritti di Teodore de
Quatrebarbes, discendente da famiglia
(ramo della Roussardière) di antica cavalleria angioina, comandante nell’Armata
Pontificia..
Il de Quatrebarbes
afferma con ineffabile sicurezza che lo stemma di Ancona , ostentante in alto la sua Pezza Onorevole,
il Capo d’Angiò canonico azzurro (al lambello rosso di quattro pendenti con tre
gigli d’oro sottostanti allineati), rappresenta il re Carlo I d’Angiò , figlio
del re di Francia Luigi VIII e fratello del re di Francia Luigi IX, detto il
Santo. Mentre rimando, necessariamente, alla lettura della mia analisi storica
riguardante l’origine ed interpretazione dello stemma anconitano, non ho alcuna
esitazione nell’ affermare che la sorprendente idea del de Quatrebarbes non ha
alcun fondamento. L’unico, fondato legame storico di Carlo I con Ancona è
rappresentato infatti dalla crociata contro l’ultimo re svevo Manfredi di
Sicilia, indetta da Papa Clemente IV : Carlo, proclamato comandante in capo
della crociata ed investito re di Sicilia, sconfisse a Benevento Manfredi il 26
Febbraio 1266, e con tale vittoria fece sì che tutta l’Italia passasse sotto il
dominio dei Guelfi, ad eccezione di Verona e Pavia, che rimasero
filo-imperiali. In tale occasione, per ricompensare il libero Comune di Ancona
dell’aiuto prestatogli con un contingente militare, Carlo I concesse che lo
stemma della città fosse arricchito con i suoi simboli, il rastrello con i
gigli di Francia. Il de Quatrebarbes evidentemente ignorava che lo stemma anconitano
-come ho potuto dimostrare nel mio saggio-
era già stato adottato con molta probabilità nei primi due decenni del
Duecento, se non prima, e ne è
sicuramente attestato l’utilizzo nel 1236,nel Patto d’amicizia stipulato tra
Ancona e Traù (Trogir,città dalmata) e datato Venerdì 11 Luglio 1236, sotto il
quale pendeva ..”il sigillo di cera con
la figura di un uomo a cavallo in atto di ferire con la spada alla mano destra”).
Ne consegue quindi, a parte qualsiasi considerazione di opportunità storica e politica
(ovviamente inesistente, pur non ignorando il minimo aggancio della vocazione
guelfa della città), che secondo l’idea del de Quatrebarbes Ancona avesse inspiegabilmente scelto,
“anticipando la Storia”, di
rappresentare Carlo d’Angiò nel suo stemma
già prima che nascesse, o, nella più favorevole delle ipotesi, in “tenera età”
dello stesso ( era nato il 21 marzo 1226 !) . Formulo qui l’ipotesi che
il de Quatrebarbes si sia lasciato fortemente influenzare, nella sua infondata
convinzione, dalle ascendenze angioine della sua antica famiglia, ottenendo
così il risultato di ritagliarsi un ruolo non secondario tra quei travisatori
della realtà storica, che per loro ignoranza hanno formulato nel tempo,
ricevendo spesso ampi e convinti
consensi, le più grossolane e a volte comiche castronerie circa
l’interpretazione dello stemma anconitano,
riuscendo ad individuare nel “guerriero d’oro armato di spada sul
cavallo corrente” Artasso, principe bretone, San Ciriaco catafratto al galoppo
(sic!), l’eroina Stamira(una donna!), il Cavaliere Inesistente(figura puramente
simbolica), San Giorgio , il marchese
germanico Werner Urslingen (del seguito imperiale di Federico Barbarossa)…..
Purtroppo certi studiosi (o sedicenti tali), anziché mettersi umilmente al
servizio della Storia, mettono spesso la Storia al loro servizio.
Giuseppe Barbone
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