giovedì 25 settembre 2014
Una ricerca da riprendere: L'azione del Servizio Segreto Pontificio nel 1860
riportiamo per i giovani studenti un articolo dedicato alla ricerca da riprendere apparso sul Messaggero, eizone di Ancona nel 2011.
UCCIDETE GARIBALDI!
Le spie del papa contro l’eroe
che progetta l’attacco ad Ancona
di Sergio Sparapani
“Occorre
rapire o uccidere il mostro. Io vi
garantisco della riuscita”. Chi è il mostro secondo tal F. De Vezzani che
scrive da Verona a monsignor Tancredi Bellà, governatore pontificio a Pesaro?
E’ la bestia nera del pontefice, il nuovo Silla nemico di Dio, colui che chiude
le case del signore e arresta i suoi ministri. Niente meno che Giuseppe
Garibaldi
In quei
giorni alla fine di ottobre del 1859, il mostro,
comandante in seconda della lega degli Stati centrali (comandante supremo è
Manfredo Fanti), pianifica la conquista di Ancona a partire dalla Romagna.
Vuole raggiungere Napoli e la Sicilia attraverso le Marche e la nostra
piazzaforte si conferma strategica anche in questo disegno. Secondo il
Natalucci “malgrado la vigilanza severa della polizia ad Ancona si compiono vari
tentativi di insurrezione. Per le difficoltà di impadronirsi della cittadella,
il Comitato di Rimini ai primi di novembre de 1859 prepara un moto
rivoluzionario che deve partire da Pergola, Fossombrone, Jesi, Sassoferrato e
Fabriano, mentre Garibaldi avrebbe marciato oltre confine”.
Sulle tracce
di Garibaldi c’è però l’efficiente servizio segreto pontificio diretto dal
cardinale Antonelli, che dispone di una formidabile rete di agenti e informatori
delle parrocchie. A giudicare dai documenti l’eroe dei due mondi è circondato
dalle spie del papa. In una corrispondenza clandestina al delegato apostolico a
Pesaro, si fanno i nomi. C’è Cennì, aiutante di campo di garibaldi, Roselli,
generale a Rimini, Vincenzini, capitano presso Fanti (“farà tutto ciò che voi
ordinerete. Egli attende!!”), persino il cuoco di Garibaldi: “è mia conoscenza
fin da Parigi e pel denaro avvelenerebbe Gesù Cristo”. Strane parole queste
ultime per un devoto. Poi ci sarebbe un generale disposto a vendersi se sua
santità “gli dà 200 mila franchi e il grado di comandante in capo a Roma”.
Il De Vezzani
si spinge oltre con i particolari: “Un aiutante di campo di Garibaldi, che ha
sua madre a Roma, s’incarica di darmelo nelle mani in una vettura.
Quest’aiutante ha sua madre, che è ricolma dei benefizi del santo padre. Il
generale Garibaldi sorte tutte le sere a passeggiare solo alla campagna; tutte
le volte che va a Bologna e a Modena, vi va sempre di notte: un solo aiutante
da campo lo accompagna. Oppure a Rimini (dove Garibaldi arriva il 17 settembre
e arringa la folla contro i preti). Ogni mezzo è buono: pugnale, stiletto o
veleno…
Ma chi è il
delgato apostolico Tancredi Bellà? E’ l’animatore dell’ultima resistenza
papalina, quella del giugno 1859, che stronca la ribellione nell’Umbria e nelle
Marche. Uomo risoluto ed energico, perde tuttavia la Romagna che il 7 settembre
è annessa al Regno di Sardegna. Uomo di complotti e segreti, reazionario e
inviso al popolo, cederà al corpo d’armata di Cialdini un anno dopo per finire
prigioniero a Bologna e Torino.
Sta di fatto
che il tentativo di Garibaldi su Ancona è prematuro. Contrario è il governo piemontese che teme
l’intervento di Napoleone III. Si oppone il generale Fanti e Garibaldi riflette
su un piano differente, via nave dalla Liguria che mette in atto giusto
centocinquanta anni fa. Ad Ancona, intanto, i piani dei patrioti, scoperti
dalle autorità pontificie, provocano un inasprimento delle misure di polizia. L’insurrezione
non si farà mai ma nel giro di un anno, grazie alle armate sarde, la città farà
parte della giovane nazione. E le spie papaline? Con scarso successo
continueranno a spargere il seme …
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