L'Ultima difesa pontificia di Ancona . Gli avvenimenti 7 -29 settembre 1860

Investimento e Presa di Ancona

Investimento e Presa di Ancona
20 settembre - 3 ottbre 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860
Società Editrice Nuova Cultura. contatti: ordini@nuovacultura.it

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Onore ai Caduti

Onore ai Caduti
Sebastopoli. Vallata di Baraclava. Dopo la cerimonia a ricordo dei soldati sardi caduti nella Guerra di Crimea 1854-1855. Vedi spot in data 22 gennaio 2013

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860
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La sintesi del 1860

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Il combattimento di Loreto, detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il Volume di Massimo Coltrinari, Il Combattimento di Loreto detto di Castelfidardo, 18 settembre 1860, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009, pagine 332, euro 21, ISBN 978-88-6134-379-5, è disponibile in
II Edizione - Accademia di Oplologia e Militaria
- in tutte le librerie d'Italia
- on line, all'indirizzo ordini@nuova cultura.it,
- catalogo, in www.nuovacultura.it
- Roma Universita La Sapienza, "Chioschi Gialli"
- in Ancona, presso Fogola Corso Mazzini e press o Copyemme

mercoledì 28 dicembre 2011

Osimo Mostra di Mdellismo

Il Terzo volume sul passaggio delle Marche dallo Stato preunitario allo Stato nazionale

Massimo Coltrinari

L’ultima difesa pontificia di Ancona

7 -29 settembre 1860

La fine del potere temporale dei Papi nelle Marche


Edizioni Nuova Cultura


Il Volume, di prossima uscita, ha il seguente indice

1. Avvenimento oggetto dello studio.
2. Suoi limiti si spazio e di tempo.
3. Scopi e criteri dello studio.

Introduzione x

1. Una serie di errori imperdonabili.
2. La difesa diretta dello Stato: un Governo diviso.
3. La situazione politico-militare ai primi di settembre 1860.
4. “Fate, ma fate presto”

Parte I

In Ancona si organizza la difesa

Capitolo 1 – Ancona, città ribelle x
1.1. Alla perdita delle Legazioni non si aggiunge la perdita di Ancona e delle Marche x
1.2. La Lega dell’Italia Centrale ed Ancona x
1.3. Il piano pontificio di riconquista delle Romagne e quello di Garibaldi per conquistare Ancona: il trionfo delle spie. x
1.4. La difesa delle Stato assume sempre più posizioni drastiche……...… x

Capitolo 2 – Ancona, Piazzaforte pontificia

2.1. La Piazzaforte di Ancona nello Stato Pontificio. La storia. x
2.2. Le opere principali della Piazzaforte. x
2.3. Il nemico è a conoscenza di tutti i dettagli della Piazzaforte x
2.4. I miglioramenti della Piazzaforte del de La Moricière dall’aprileal settembre 1860 x
2.5. I dati tattici della Piazzaforte: il terreno e le comunicazioni,i punti tatti, l’armamento x
2.6. La Guarnigione, la consistenza teorica e quella effettiva. x
2.7. Le Caserme. x
2.8. Il Vettovagliamento x
2.9. Il Morale x

Capitolo 3 –Le forze disponibili alla difesa:la lotta contro il tempo

3.1 Le istituzioni militari pontificie dal 1849 al 1860..
3.2 Il Corpo di occupazione francese
3.3. L’esercito del de La Moricière
3.4. Una questione di “spazzolini”
3.5. La situazione operativa ai primi di settembre

Capitolo 4 – La riorganizzazione della Piazzaforte. Agosto 1860

4.1. Le Iniziative del De La Moricière per rafforzare Ancona x
4.2. La nomina di Quatrebarbes, a Governatore civile x
4.3. L’azione del de Quatrebarbes per organizzare Ancona. x
4.4. L’azione di spionaggio del Comitato rivoluzionario x

Capitolo 5 – La situazione precipita 1-7 settembre 1860

5.1 Una situazione apparentemente tranquilla.. . x
5.2. Le prime avvisaglie dell’invasione. Gli effetti dell’incontro di Chambery. x
5.3. L’attività del Comitato Rivoluzionario di Ancona e la rivolta generale nelle Marche... x

Parte II

La difesa di Ancona: 8-29 settembre 1860

Capitolo 1 – Dalla proclamazione dello stato d’assedio alla invasione sarda: 8-11 settembre 1860 x

1.1. La giornata del 8 settembre, la prima dell’assedio.Mons. Randi lascia Ancona x
1.2. La giornata del 9 settembre, seconda dell’assedio. Le vettovaglie scarseggiano x
1.3. La giornata del 10 settembre, terza dell’assedio. L’inquietitudine si diffonde x
1.4. La giornata dell’11 settembre, quarta dell’assedio: la difesa di Pesaro; ad Ancona arriva la notizia dell’invasione

Capitolo 2

2.1. La giornata del 12 settembre, quinta dell’assedio. La perdita di Fano x
2.2. La giornata del 13 settembre, sesta dell’assedio. Una situazione incerta. x
2.3. La giornata dell’14 settembre, settima dell’assedio. Lo scontro di San Silvestro. .. x
2.4. La giornata del 15 settembre, ottava dell’assedio.Si accelerano i preparativi di difesa
2.5. La giornata del 16 settembre, nona dell’assedio. Una nave misteriosa . x
2.6 La giornata del 17 settembre, decima dell’assedio. La sortita del de Courten per andare incontro al de La Moriciere

Capitolo 3 – Il cerchio si stringe. 18-22 settembre 1860 x

3.1. La giornata del 18 settembre, undicesima dell’assedio.
a. Il Bombardamento della flotta 18 settembre.
b. L’arrivo del de La Moricière x
3.2. La giornata del 19 settembre, dodicesima dell’assedio.Non arriva quasi nessuno. x
3.3.La giornata dl 20 settembre, tredicesima dell’assedio. Un morale da rafforzare
3.4 La giornata del 21 settembre, quattordicesima dell’assedio Si attendono gli eventi x
3.5 La giornata del 22 settembre, quindicesima dell’assedio Il blocco navale è annunciato. . x

Capitolo 4 – La dichiarazione del blocco navale e le prime azioni contro Ancona. 23-25 settembre x

4.1. La giornata del 23 settembre, sedicesima dell’assedio. Un piccolo successo x
4.2 La giornata del 24 settembre, diciassettesima dell’assedio La perdita della lunetta Scrima. x
4.3 La giornata del 25 settembre, diciottesima dell’assedio. Le distanze si accorciano
Capitolo 5 – Il cattivo presagio. La perdita di monte Pulito e di monte Pelago 26-27 settembre x

5.1. La giornata del 26 settembre,diciannovesimadell’assedio.L’abbandono del Lazzaretto
5.2. La giornata del 27 settembre, ventesima dell’assedio. L’assalto alla cinta interna di difesa

Capitolo 6 – L’ultima difesa. 28-29 settembre 1860 x

6.1 La giornata del 28 settembre, ventunesima dell’assedio. Si decidono le sorti della piazzaforte
6.2 Una bandiera tricolore sventola a Piazza Grande
6.3 La giornata del 29 settembre, ultima dell’assedio. Una notte movi-mentata: le tormentare trattative di resa; Finisce ogni potere in città
6.4 La giornata del 29 settembre, ultima dell’assedio. Una notte movimentata: le tormentare trattative di resa.
6.4 Finisce ogni potere in città

Capitolo 7 – Addio Ancona

7.1. Carlo D’Angiò è il vero simbolo di Ancona?
7.2. La costituzione come prigionieri. La Prima giornata da prigionieri di guerra: 30 settembre
7.3 Le giornate del 1 e del 2 ottobre in Ancona
7.4 Un viaggio movimentato.
7.5 Uno strascico di polemiche.
7.6 La conclusione della campagna. De La Moriciére presenta il suo rapporto a Pio IX
Conclusione.

Una pagina, di una lunga storia, si chiude
Postfazione, di Sergio Sparapani

Documenti

1. Allocuzione di Papa Pio IX tenuta nel concistoro se-greto del 28 settembre 1860 x
2. Convenzione sulla capitolazione di Ancona x
3. Biografia di Cristoforo de La Moricière x
4. Manifesto del Commissario generale agli Anconetani x
5. Indirizzo del Comitato Centrale della Società Nazio-nale agli Anconetani x

Indice dei Nomi.
Bibliografia x


Il Volume può essere richiesto all'indirizzo e mail: ricerca2@libero.it

venerdì 11 novembre 2011

Bibliografia Ragionata 1890-1899

Bonetti A.M., Il volontario di Pio IX, Lucca, 1890

Le Chauff de Kerguenec H., Souvenirs des Zouaves pontificaux, Poitiers, Imp, Oudin, 2Voll., 1890

1891

Bonetti A., I martiri Italiani. Risposta all’opuscolo I Martiri Pontifici ossia storia dei mezzi morali della rivoluzione italiana., Modena, Tipografoa del Commercio, 1891
Keller E., Le Général De La Moricière: sa vie militaire, politique et religieuse, Paris, 1891.
Ruffini F., Lineamenti storici delle relazioni fra Stato e Chiesa in Italia, Torino, Bocca, 1891
Marcotti G., Il Generale Enrico Cialdini Duca di Gaeta, Firenze, Barbera, 1891

1892
==,==, L’Avante Garde, Journal Hebdomadaire Politique e Littéraire, Paris-Lille, 1892-1932
Genova di Revel H., Da Ancona a Napoli – Miei Ricordi, Milano, Dumolard, 1892
Keyes O’Clery P., Come fu fatta l’Italia, 1856-1870, Roma, Ed.Desclèè Lefubure, 1892
Rosa G., White Mario J., (a cura di), C. Cattaneo. Scritti Politici ed Epistolario, Firenze, Barbera, 3 voll., 1892-1901
Vecchj A.V., Storia generale della marina militare, Firenze, Tipografia Cooperativa Editrice, 1892

1893
Biundi G., Di Giuseppe La farina e del Risorgimento italiano dal 1815 al 1893. Memorie storiche e biografiche seguite da documenti editi ed inediti, Palermo e Torino, Clause, 1893
Nisco F., Il Generale Cialdini e di suoi tempi, Napoli, 1893

1894
Rastoul M., Le Général De La Moriciére, Lilla, 1894
Bittard des Portes R., Histoire des zouaves pontificaux, Paris, Bloud et Barral, 1894

1895
Bonetti A., Venticinque anni di Roma capitale d’Italia e i suoi precedenti (1815-1895), Roma, Tipografia della Vera Roma, 1895
De Villele G., De La Noue V.te, Les frrançais zouaves pontificaux. 5 mai 1860 – 20 sept. 1870. Par deux anciens, St Brieuc, 1895
Des Portes Bittard D., Histoire des Zouaves Pontificaux, Paris, Haschette, 1895

1896
Di Pampero A., La Battaglia di Castelfidardo. Ricordi personali volti con lettera al Se. Gaspare Finali, Udine, Tipografia Doret, 1896
Finali G., La battaglia di Castelfidardo, in Nuova Antologia di Scienze Lettere ed Arti, vol. 62°, Roma, 1896.
Finali G., Le Marche. Ricordanze, Ancona, A. Gustavo Morelli Tipografo-Editore, 1896

1897
De Poli O., De Paris à Castelfidardo, Parsi, 1897
Finali G., Le Marche. Ricordanze, in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche, Sezione I., Vol. III, Ancona, Morelli, 1897

1898
==,==, (Anonimo), Adépdat et Emmanuel Dufournel officiers aux Zouaves Pontificaux, Lille-Paris, Desclée-De Brouwer, 1898
Frezzini F., Cronaca osimana dal 1849 al 1860 pubblicato a cura di Cesare Romiti,. Osimo, S.Lampi, 1898
Frezzini F., Cronaca osimana dal 1849 al 1860 pubblicato a cura di Cesare Romiti. Appendice 1861-1876. Osimo, S.Lampi, 1898
Porro G., Guida allo studio della Geografia Militare, Unione Tipografica-Editrice, Torino, 1898
Morozzo della Rocca E., Autobiografia di un veterano. Ricordi storici ed anedottici 1859-1893, Bologna, Ditta Nicola Zanichelli, 1898

1899
Corsi C., Sui monti d’Ancona, in La Rivista di Fanteria, Anno VIII, Fascicolo VI, 30 giugno 1899

La bibliografia ragionata è riferita agli avvenimenti del 1860 nel passaggio delle Marche dallo stato preunitario allo stato nazionale. Ha lo scopo di allargare il campo della ricerca documetale al fine di avviare progetti di studio su basi archivistiche.
E' ordinata per decenni
Su questo blog è stata pubblicata precedentemente quella dal 1861 al 1890

giovedì 20 ottobre 2011

La conquista di Ancona e la conclusione della campagna nelle Marche 29 settembre 1860



Il 29 settembre 1860 è l’ultimo giorno di Ancona sotto la dominazione del Potere temporale dei Papi, iniziato con l’azione dell’Albornoz sei secoli prima. La resa della guarnigione pontificia alle truppe sarde del generale Fanti, che la stringevano d’assedio dal 23 settembre, fu pagata dalla dorica con danni noteVoli tra cui la distruzione di un suo monumento: la Lanterna.



Ancona era assediata dal sud dal V Corpo d’Armata al comando del generale Morozzo della Rocca, da nord, da quelle del IV Corpo al comando del generale Cialdini. Questi era reduce dalla battaglia di Castelfidardo, combattuta il 18 settembre sulle pendici di Colle Oro,davanti a Loreto, che da un punto puramente tattico, si può definire la prima battaglia per la conquista di Ancona, nel quadro della campagna nelle Marche da parte dell’Esercito Sardo. Un notevole contributo a questa giornata vittoriosa fu dato dalla flotta al comando dell’ammiraglio Persano. Infatti la squadra sarda si era presentata davanti alle acque di Ancona il 17 settembre e si era ancorata, la sera, davanti a Senigallia. Qui il Persano scese a terra e raggiunse il Cialdini al auo quartier generale a Sant’Agostino, sotto Castelfidardo, e concertò con lui il piano per il giorno successivo.



Compito suo era quello di trattenere la guarnigione pontificia di Ancona, al comando del De Courthen che proprio quel 17 settembre di buon mattino era uscita con una colonna di 4000 uomini per incontrare le forze pontificie, circa 8500 uomini, provenienti dall’Umbria al comando del De La Moricère. Cialdini voleva evitare che il 18 settembre le forze pontificie avessero la possibilità di riunirsi . Persano doveva presentarsi davanti il porto di Ancona e bombardare i forti e minacciare sbarchi, costringendo così De Courthen a non tentare sortite.

Permettendo a Cialdini di contenere prima e poi a disperdere le forze di De La Moriciere, Persano bombardò tutta la giornata Ancona, bloccando la guarnigione anche con la minaccia di sbarchi, e molti colpi raggiunsero case della dorica, provocando molti danni. Uno di questi è particolarmente interessante da raccontare.

Gli Amici dell’ Albergo “ Roma”, un programma non confermato

I Sardi avevano organizzato un servizio di informazioni, riuniti in un Comitato, all’interno della dorica, che tenne correntemente informato il Comando Sardo dall’andamento delle operazioni pontificie. Alcuni componenti di questo Comitato lavoravano all’ Albergo “Roma”, quello che oggi è l’Albergo Roma e Pace , in via Leopardi, e convinsero il proprietario, vedendo le manovre della Flotta e la chiara intenzione di minacciare sbarchi a preparare per la sera del 18 un ricco menu: i comandanti Sardi sarebbero stati ben accolti da Ancona liberale.

I cuochi e tutto il personale fu eccitato da questa inIziativa e tutto l’albergo partecipava ai preparativi. Purtroppo l’uomo propone e dio dispone; nella fattispece le disposizioni degli dei furono tutte in uno dei ultimi colpi nelle prime ore del pomeriggio sparati dalle navi sarde: questo proietto concluse la sua parabola sul tetto dell’Albergo “Roma” che penetrò all’interno ed arrivò, di piano in piano, fino alle cucine; non fece vittime, ma procurò danni molti calcinacci e molta polvere, che come si può comprendere cadde sui preparativi e sui cibi per la grande cena della liberazione.Oltre al danno per i nostri patrioti non poteva non esserci che la beffa.

Il De La Moricière, sconfitto a Colle Oro, verso del due del pomeriggio del 18 settembre raggiunse Umana e per un soffio non fu fatto prigioniero, raggiunse il convento dei Camaldolesi sulla cima di Monte Conero, scese poi al Poggio e raggiunse, attraverso la valle degli Orti, quello che oggi è il quartiere Adriatico, Porta Calamo ( Piazza Roma) e fu accolto dalle autorità pontificie di Ancona sulla piazza davanti alle Muse. Qui comunicò le tristi notizie della giornata ( erano le 17,30 del 18 settembre) e un’ora dopo fu accompagnato all’albergo “Roma”, per riprendersi dalle fatiche e strada facendo fu informato, perché ieri come oggi, ad Ancona si sa tutto, dei progetti del patrioti dell’Albergo “Roma”.



Messo di buon umore, ben accetto di mettersi a tavola e, insieme ai suoi comandanti, De La Moricière consumò la cena, tra risate e un po’ di scherno, non preparata per lui, sotto gli occhi di chi avrebbe preferito vedere altri generali al suo posto.



Una flotta all’attacco



Ma la cena con i desiderati protagonisti era solo rinviata. Dopo Castelfidardo tutte le forze sarde ebbero l’ordine da Fanti di confluire su Ancona. IL 23 settembre, proprio Persano dichiaro il blocco dal mare della città. Questa,intanto, si preparava all’assedio. Vi erano due linee di difesa: una esterna, che si appoggiava ai forti Scrima, di Monte Pulito, Monte Pelago e Pietralacroce; una interna che andava dal Cardeto, ai Capuccini, lungo le mura ove si aprivano le porte Farina e Calamo, in fondo come detto alla valle degli Orti, l’Astagno con la Cittadella, che dava sostegno al cosidetto campo trincerato, che includeva la Lunetta Santo Stefano con la relativa porta (qui arrivava la strada postale per Roma), e verso nord la Porta di Capodimonte terminando a Porta Pia, cerniera tra terra e mare con il Lazzaretto.



Lungo il Porto vi erano i bastioni di Santa Lucia e d’Agostino fino al molo nord in cui si eregeva La Lanterna. Il De La Moriciere in queste mura, ad Aprile del 1860 quando ispezionò Ancona per la prima volta fece aprire un varco quello che oggi è tra la Banca d’Italia e il Palazzo della RAI, a piazza delle Muse, per dare più respiro al Porto. I vecchi anconetani lo chiamavano il “delamoriciere”. Il porto era chiuso da una catena collegata dal molo, a sud, e a nord alla base della Lanterna.

Purtoppo la difesa non aveva abbastanza forze per occupare tutte queste posizioni. Sarebbero occorse oltre 8/9000 uomini; ve ne erano solo 4000 disponibile. Quindi ai primi attacchi la difesa esterna doveva essere abbandonata e tutti i difensori dovevano raggiungere le posizioni della difesa interna. Il 26 settembre, quando le truppe di Morozzo della Rocca raggiunsero Pietralacroce, il forte era presidiato da due compagnie pontificie. Senza che ci fosse ordini precisi i fanti del 40° Reggimento iniziarono un cenno di attacco; questo ebbe successo e, coinvolte altre truppe conquistarono il forte, poi arrivarono nell’abitato e proseguirono verso il forte di Monte Pelago e Monte Pulito investendolo. Qui furono fermati. A ricordo di questi combattimento è stato eretto un Monumento, oggi circondato dagli alberi, da una catena, e nascosto alla vista di tutti.



Cavour, anche ministro della Marina, voleva per la Marina Sarda un momento di gloria, e incitava il Persano ad azioni ardite. L’Ammiraglio tentò di prendere Ancona con dei colpi di mano; messe in mare la sera del 25, e poi la sera del 26, delle lance, e l’ultima spedizione la guidò personalmente, tentò di conquistare le posizioni del Lazzaretto. I colpi di mano non riuscirono, ma indebolì le difese del Lazzaretto e il giorno successivo, 27 settembre, i Bersaglieri del IV Corpo, ebbero modo di assaltare la Mole Vanvitelliana e conquistarla.



Questo privò la difesa del porto del suo pilastro sud, cosa che sarà determinante il giorno successivo. La mattina del 28 Persano ebbe l’ordine da Fanti di una azione generale della flotta per saggiare le difese della piazzaforte e mettere a punto l’attacco di terra, essendo ormai tutte le truppe giunte a ridosso di Ancona.

Persano ordinò alle sue navi, (la squadra era composta dalla Maria Adelaide, dal Governolo, dal San Michele, il Cavour, dal Costituzione, dal Vittorio Emanuele II ed altre minori a sostegno.



Le navi manovrarono per iniziare il tiro contro le difese. La Maria Adelaide era in riserva, tutte le altre iniziarono in breve un tiro preciso e mirato. Il mare non era calmo, e soffiava un vento teso di scirocco. Il tiro controcosta da parte di navi era eseguito ancorando le navi il più possibile, per dare agli artiglieri la massima stabilità, da cui dipendeva la precisione del tiro stesso. Il Vittorio Emanuele II, al comando del capitano Albini, vice di Persano, dopo un ora di fuoco, per via del vento che andava rinforzandosi e del fatto che si era ancorato non sufficentemente, veniva dal vento portato fuori dalla linea di tiro.

Il gen Fanti e gli altri comandanti Sardi stavano vedendo l’azione della Marina da Posatora, con i binocoli; Fanti vedendo il tiro efficace della flotta, fece trasmettere alla Maria Adelaide i propri complimenti. Persano, sulla Maria Adelaide li ristramise alle navi in linea di tiro. I saluti non giunsero al Vittorio Emaniele II che nel frattempo era stato portato al largo, arando il fondo. L’Albini, piccato da tutto questo, e irritato che la sua nave non riusciva a mantenere la posizione, chiese libertà di manovra, che gli fu accordata.

La manovra del Vittorio Emanuele II, è all’origine della caduta di Ancona. Ripresa la linea di navigazione con un ampio cerchio con andamento nord-est si mise in modo tale da puntare diritto sulla Lanterna. Alla debita distanza virò verso destra, puntando a nord ovest, e mise tutti i suoi cinquanta cannoni della fiancata di sinistra pronti al tiro. Il Vittorio Emanuele II passo a soli cinquanta metri dalla Lanterna; gli artiglieri sulla nave spararono ad alzo zero, in sequenza. L’effetto fu devastante. I colpi finirono di distruggere la batteria “in barbetta”, già colpita, della Lanterna; uno degli ultimi ( le fonti pontificie dicono che rimbalzò varie volte all’interno della casamatta alla base della Lanterna stessa) entrò nella Santa Barbara, che poco dopo esplose. In quel momento uno dei monumenti di Ancona andava in frantumi, seppellendo oltre 125 artiglieri pontifici. Il tremendo boato scosse tutta la città e la nuvola di polvere avvolse ogni cosa; crollava il sostegno della catena, che affondava. Il porto era aperto e libero per le compagnie di sbarco. L’azione dell’Albini ebbe vasta eco nelle marinerie del tempo, in cui si iniziò a pensare che era possibile il tiro contro costa in movimento. Perfino la Royal Nevy mandò ad Ancona, nei mesi successivi, una commissione a studiare come erano andate le cose.

Erano le 16 pomeridiane del 28 settembre 1860. Dopo mezz’ora da tutti i forti di Ancona si alzò la bandiera bianca.

Una nota triste. Comandava la batteria della Lanterna il ten. Wiesenthal. Questi era di ricca famiglia austriaca, ed amava il mestiere delle armi. Un bel giovane, fine, di buone maniere, che la primavera prima aveva conosciuto una ragazza altrettanto bella e di buona famiglia; si innamorarono e progettavano di sposarsi alla fine dell’estate. Poi lui era dovuto partire e la destinazione fu Ancona. Avevano deciso, prima che la guerra scoppiasse, di sposarsi proprio nella Dorica e viverci, data la bellezza della città, a fine settembre. Lei sarebbe giunta appena possibile ad Ancona per sposarsi e Wiesenthal non faceva che chiedere notizie per sapere se la guerra poteva incidere sui suoi progetti.

Faceva vedere la foto a tutti, ed era veramente innamorato. Wiesenthal rimase sotto le macerie della Lanterna. Lei raggiunse Ancona appena libera. Il Quattrebarbes, governatore di Ancona pontifica, che ci racconta questa vicenda, nel suo “Souvenirs d’Ancone” non ci dice quello che accade nei particolari, ma dice che fu “tutto molto triste”. Altre fonti dicono che Lei riportò in Austria il suo Wiesenthal ed Ancona gli rimase sempre nel cuore.



Ma di vicende, non solo tristi, che qui non vi è spazio per narrarle è ricco questo Assedio di Ancona, il terzo, in cinquant’anni, dopo quello del 1799, e del 1849, Un assedio di cui pontifici e Sardi protagonisti di quegli eventi serbarono sempre in gran bel ricordo di Ancona.



De La Moricière mandò i parlamentari di resa a bordo della Maria Adelaide; Persano li rimandò indietro comunicando che solo il gen. Fanti poteva accettare la resa. In questo andirivieni di parlamentari, nonostante che le bandiere bianche fossero esposte, il Fanti alle 22,30 di sera ordinò di riprendere il fuoco con le batterie di campagna. Questo mancanza di rispetto della bandiera bianca fu oggetto in seguito di violente polemiche soprattutto in Francia. La mattina del 29 settembre l’attacco generale era pronto, ma finalmente i parlamentari giunsero davanti alla persona giusta. La resa fu firmata a Villa Favorita, sotto Castro, sede del Comando di Fanti.



Ancorchè caduta il 28 settembre, la resa fu firmata ufficialmente il 29 settembre. Finalmente i nostri amici dell’albergo “Roma” potevano festeggiare come si deve. Ancona era italiana, e come è di regola, pagò la sua libertà ad un prezzo non certo basso. Della Lanterna è rimasto solo il basamento dove fu successivamente costruita l’infermeria della Marina Militare. La via che ancora oggi ricorda quegli eventi, Via 29 settembre 1860, corre lungo la difesa a mare tra Porta Pia e il bastione di Santa Lucia fino al “delamoriciere”.

Ed è un piacere passeggiarci, guardando il porto, la base della Lanterna, porta Pia, spesso pensando anche alla vicenda del tenente Wiesenthal ed alle altre vicende di quei giorni che ti rendono non certo indifferente ed apparire insignificante quel “29 settembre 1860”  Massimo Coltrinari



Per approfondimenti vds. il volume
 "L'Investimento e la presa di Ancona, Roma Edizioni Nuova Cultura, 2010, euro20
il volume è disponibile da Canonici, in Ancona, in Corso garibaldi
 oppure in tutte le librerie d'Italia
 per ordini alla casa Editrice: ordini@nuovacultura.it



Per contattare l'Aurore: massimo.coltrinari@libero.it

mercoledì 28 settembre 2011

Un'altra "battaglia" nelle Marche nel 1860: lo scontro del 13 settembre a San Silvestro

La loro vicenda è presto detta e rappresenta una delle pagine più chiare e vivide della epopea militare pontificia nelle Marche nel 1860. La colonna agli ordini del col. Kanzler era la sera del 12 settembre a Mondavio. Qui riceve l’ordine da parte del generale de Courten di desistere da ogni azione contro i rivoluzionari e di ripiegare nel modo più veloce possibile su Ancona.


Kanzler, a quest’ordine, aveva la possibilità di rientrare ad Ancona utilizzando la strada Corinaldo-Jesi-Osimo-Ancona; era la strada più lunga ma abbastanza sicura, essendo ben distante da possibili eventuali attacchi sardi. Kanzler, invece, sceglie di giocare d’azzardo, e non si hanno documenti che giustificano questo atteggiamento. Decise di percorrere la strada più breve, ovvero puntando su Senigallia, e da qui lungo la strada litoranea arrivare in Ancona, pur sapendo che i sardi avevano già conquistato Pesaro e soprattutto avevano conquisto Fano.

La colonna partì all’alba da Mondavio e si diresse su Corinaldo e poi Brugetto, con un dispositivo di marcia così composto:

avanguardia: al comando del cap. Avensperg

.1a compagnia del III battaglione bersaglieri austriaci

grosso: al comando diretto del Kanzler, con alle dirette dipendenze il magg. Serra

. plotone gendarmi

. II battaglione del 1° reggimento di linea

. sezione d’artiglieria della 1a batteria

. I battaglione bersaglieri austriaci ( sei compagnie)

retroguardia

. due compagnie del I battaglione bersaglieri austriaci, al comando del cap. Rooner

In pratica la colonna muoveva con due compagnie bersaglieri in testa ed in coda con la parte centrale le forze di fanteria sostenute dall’artiglieria da campagna.

La colonna non ebbe ostacoli fino a Brugetto, dove si fermò per qualche ora. Durante questa sosta la colonna fu avvista da pattuglie di cavalleria sarda in perlustrazione. Sulla base di questa constatazione, Kanzler diresse la colonna in Val Misa, e passo alla riva destra del Misano, a circa 5 miglia, all’incirca 9 chilometri da Senigallia. Qui lo raggiunse la notizia che Senigallia era occupata da elementi di cavalleria nemici.

Kanzler, non tenendo in evidenza gli ordini del de Courten che gli imponevano di raggiungere Ancona con tutte le forze alle sue dipendenze, decise di tentare un colpo di mano contro i Sardi a Senigallia, convinto della sua superiorità, in un secondo momento si sarebbe ritirato su Ancona. Un vero e proprio colpo d’arresto alla avanzata sarda.

Erano circa le 12 del 13 settembre 1860. La colonna pontificia si avviò verso Senigallia.

Alle 14 il cap. Centurione dello Stato Maggiore della 7a divisione al comando del generale Leotardi, riuscì a scorgere dagli avamposti di Sant’Antonio la colonna pontificia in movimento verso la costa; immediatamente informò il comandante della brigata Bergamo colonnello Avogadro di Casanova. Questi inviò incontro ai pontifici immediatamente due compagnie di bersaglieri, la 46a e la 48a.

Nel mentre questo movimento era in atto, intorno alle 15 il colonnello Kanzler viene di nuovo informato che Senigallia è stata raggiunta da consistenti forze sarde, tra le quali vi era una forte aliquota dia artiglieria che si faceva ammontare a 24 cannoni. Queste informazioni cambiavano radicalmente il quadro tattico: sarebbe stato veramente da sprovveduti attaccare forze superiori; quindi Kanzler decise di rinunciare seduta stante al colpo di mano e di dare corso agli ordini ricevuti, ovvero raggiungere Ancona il più presto possibile. Presa la ripida strada del Vallone di Sant’Angelo, al fine di arrivare in Ancona, per Case Bruciate, Fiumesino e quindi Ancona.

La catena di comando sarda era già allertata; il gen. Leotardi ordinava verso le 15,30 alla brigata Como rinforzata da un squadrone di Lancieri di Milano, di rimanere in riserva pronta ad intervenire, ordinava alla brigata Bergamo di marciare verso S. Antonio con il 25° reggimento fanteria e uno squadrone di Lancieri di Milano ed una sezione di artiglieria. Ai suoi diretti ordini, una colonna composta dal 26° reggimento fanteria, due squadroni di Lancieri di Milano (2° e 3°) ed i rimanenti pezzi della 5a batteria, con l’intendo di rimontare la vallata del Misa.

Il primo contatto fra le due forza contrapposte avvenne verso le 16 tra la 46a e la 48a compagnia bersaglieri; successivamente anche il I e il II battaglione del 25° reggimento fanteria riuscirono a prendere contatto con la retroguardia della colonna pontificia. Questa retroguardia, come visto , al comando del cap. Rooner iniziò a resistere a nord di Sant’Angelo; presto, vista la superiorità nemica iniziò a ripiegare su San Silvestro. Kanzler la rinforzò con due compagnie del 1° reggimento indigeno e con due pezzi di artiglieria da campagna, con le due compagnie al comando del tenente Roversi e del tenente Venanzi. Queste forze, prendendo posizione a San Silvestro e poi su successive posizioni riuscivano, alternando tempi di arresto fomentati e reazione dinamiche, ad acquistare tempo permettendo al grosso di proseguire verso Montemarciano.

Il generale Leopardi, preso atto che ormai il grosso dei Pontifici stava sfuggendo, spinse in avanti la sua scorta di lancieri, che tentò una carica, ma fu costretta, per l’esiguo numero ed anche per il terreno difficile e poco adatto alla cavalleria, ed anche per la fermezza del nemico, a ritirarsi.

Ordinò al colonnello de Barral, che si pose al comando del 2° e del 3° squadrone dei Lancieri di Milano, con l’appoggio di una sezione di artiglieria, e di due compagnie dei bersaglieri.

Condotti dallo stesso colonnello De Barral i due squadroni caricarono ripetutamente, scompaginando le due compagnie di bersaglieri austriaci, gli uomini delle quali in gran parte furono fatti prigionieri ed i bersaglieri sardi si impadronirono del bagaglio e della cassa di guerra. Le due compagnie indigene, invece, riuscirono a tenere il passo e a rimanere compatte. Lancieri e bersaglieri. Avanzando la sera il colonnello Casanova ritenne di desistere da ogni azione e quindi pose fine all’inseguimento.

Riusciva al colonnello Kanzler di raggiungere con il grosso delle truppe Montemarciano, da dove, temendo che il bivio di case Bruciate fosse occupato, si diresse per Chiaravalle, e qundi per castelferreti e Falconara, ove si fece sosta per qualche ora. Qui trovò il IV battaglione bersaglieri austriaci e due pezzi della 9° batteria, che il de Courten aveva inviato a fiume sino proprio per proteggere la ritirata alla forze in ripiegamento dal Montefeltro.

Uniti tutte queste forze, all’1 dopo mezzanotte del 14 settembre entrava in Ancona, avendo compiuto in 22 ore una marcia di 60 chilometri.

Il bilancio di questo scontro fu, per i Sardi, un soldato ucciso e tre feriti, tra cui il maggiore Groppello, tutti appartenenti ai Lancieri di Milano; questo reggimento ebbe pure 19 cavalli messi fuori combattimento. I Pontifici ebbero, tra feriti e prigionieri, 135 uomini; fra i feriti quattro ufficiali, i capitani Roomer e Paoli, i tenenti Ricetti ed Hovas.

Le considerazioni che si possono fare su questo scontro vengono riassunti dal Vigevano in queste parole:

“La rinuncia del generale Leotardi ad agire contro le truppe pontificie, quando queste erano state segnalate a Brugnetto, causa la stanchezza delle truppe, era riuscita a favorire la ritirata dei Pontifici. Ma il colonello Kanzler colla sua mossa verso Senigallia rinunziò al vantaggio che impensatamente gli veniva offerto di ritirarsi indisturbato e venne a mettersi in una situazione che egli stesso definì criticissima dalla quale si districò con abilità, ma con difficoltà, sacrificando oltreché parte del materiale quasi due compagnie, e a ben maggiore sacrificio avrebbe dovuto sottostare se la cavalleria sarda fosse stata impiegata riunita per prevenirlo o per cadere su un determinato punto della sua linea di ritirata”

Cialdini, giunto a sera a Senigallia, informava in questi termini il Primo Ministro Cavour e il generale Fanti

“13 settembre ore 10,30 pomeridiane. La divisione Leotardi giunta quest’oggi a Senigallia si accampò sulla strada di Ancona. Informato il generale che due battaglioni nemici vagavano per le vicine colline, benché avesse le truppe stanchissime, partì con qualche battaglione e coi Lancieri di Milano a dar loro la caccia. Le disperse e rientrò a tarda sera con 200 prigionieri circa, tutti tedeschi fra i quali alcuni ufficiali. I Lancieri di Milano eseguirono una bella carica, col colonnello De Barral in testa, ed ebbero il maggiore Groppello ferito alla coscia ed una ventina di cavalli fuori combattimento. L’ora tardissima non permise maggiori risultati.”

Da Ancona, di questi avvenimenti venne informati il Comandante in Capo. De La Moricière ne informa il Pro Ministro De Merode con questo dispaccio

“Tolentino 14 settembre 1860. Al Ministro delle Armi. Roma.
De Courten si era ritirato in Ancona, lasciando Kanzler e Vogelsang. Ricevo in questo momento il seguente dispaccio del generale de Courten. Olonna Kanzler e Vogelsang erano state tagliate fuori da Senigallia; entrato in questo momento in Ancona con i loro due pezzi. Circondate a S. Angelo da una intera divisione piemontese, hanno saputo bravamente resistere, aprendosi la strada in mezzo al nemico, percorrendo 45 miglia di strada di montagna. Battaglione bersaglieri ha perduto 60 uomini circa e 4 ufficiali e battaglione Serra (indigeni) poca gente. Il Comandante il Capo de La Moricière.”

Lo scontro di San Silvestro, quindi, rappresenta un'altra sconfitta per i pontificio, caduti nel tranello di accorrere nel Montefeltro a reprimere i moti di rivolta, venendo meno al principio della massa. Anche se il numero varia, si persero dai 60 ai 135 ( Cialdini parla di 200 uomini) soldati perduti, che sarebbero stati utili alla difesa di Ancona. In sostanza, uno scontro che si poteva evitare e che incise negativamente a livello strategico-operativo.

Post Scriptum

Nel quadro delle celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unita d’Italia, il 21 settembre 2011 si è tenuto a Senigallia un convegno dal tema “ La battaglia di Senigallia del 13 settembre 1860”, Il manifesto che annunciava l’evento, riportava anche che al termine dei lavori ci sarebbe stata una degustazione di vini ed altre attività mondane. Ancora una volta si propongono per il Risorgimento dei messaggi forvianti: definire battaglia lo scontro di San Silvestro nei termini in cui è  sviluppato di cui sopra, è errato, come il lettore può facilmente constatare. Se ogni volta che le truppe avversarie vengono a contatto si parla di battaglia, si ha una dimensione alterata del corso degli avvenimenti, oltre a non avere la purchè minima cultura militare. Un minimo di prudenza è richiesto, soprattutto per il rispetto di chi ascolta e per la propria dignità scientifica.

mercoledì 21 settembre 2011

Le cause della sconfitta pontificia il 18 settembre 1860

L’essenza della sconfitta della giornata del 18 settembre 1860 da parte pontificia sta nel fatto che tutti i soldati pontifici, tranne poche decine, non intrapresero la via verso Ancona, che a tutti i costi doveva essere raggiunta, per continuare la lotta, che era il vero motivo per cui ci si era messi in marcia dall’Umbria. Il non averlo fatto, rappresenta la vera sconfitta di quella giornata. Quindi, oltre alle armi sarde, la sconfitta va imputata principalmente alla volontà di non combattere e di sottrarsi con ogni mezzo ad ogni ulteriore impegno da parte della massa delle truppe pontificie.


Si scrive:

“Assedio di Ancona. Narrando la battaglia di Castelfidardo abbiamo visto che il generale Lamoricière scorgendo i sodati, posti direttamente sotto i suoi ordini, da prima sgomentati dal vivo fuco delle artiglierie nemiche piegare, quindi volte le spalle fuggire verso il Musone, fece quanto poteva il più per raggiungere i fuggitivi dietro gli argini del fiume, ricomporre le file e mandarli in Ancona per la via dìUmana; ma il tentativo andò a vuoto ed i comandanti le varie squadre non furono più avventurosi di lui per riuscire a bene in questo disegno. Tutti si ripiegavano verso Loreto e nulla valse a ritenerli. Tal mossa fu veramente deplorevole, perrochè se la voce del generale in capo fosse stata ascoltata, o se gli ufficiali avessero provveduto a dar volta ai loro soldati verso Ancona, piuttosto verso Loreto, è quasi certo, che metà dell’armata papale avrebbe potuto penetrarvi, sendochè i piemontesi non avean tagliata la via di Umana e si rimasero dall’inseguire. Vero che si sarebbero dovuti abbanodare i bagagli dell’armata e le artiglierie, perché la via presa da Lamoricière in parte non è praticabile dai carriaggi, ma siffatta perdita, per spiacente che fosse, non era irreparabile e non comprometteva le sorti dell’armata, essendo in Ancona i magazzini dell’amministrazione militare. Conveniva giungerci, e là poi un serio combattimento avrebbe deciso chi doveva rimanere padrone delle Marche.”

per approfondimenti vds. M. Coltrinari "L'Ultima difesa pontificia di Ancona", Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2011.  oer approfondimento: risosorgimento23@libero.it

martedì 20 settembre 2011

Pianta della Città di Ancona, seconda piazzaforte dello Stato Pontificio, del 1799

lunedì 19 settembre 2011

L'azione concorrente dell'artiglieria il 18 settembre 1860

L’impiego dell’artiglieria nello scontro di Castelfidardo è stato ricostruito dal Vigevano nei minimi particolari. Il generale Pes di Villamarina, comandante la 4a Divisione, ordinò. Intono alle 10 del 18 settembre che soltanto il I ed il II Battaglione del 10° Reggimento Fanteria accorressero dalle crocette sul luogo del combattimento, ancora convinto che si trattasse di un attacco diversivo. Poco dopo, udendo l’intensità dei combattimenti, ordinò che entrassero in linea anche il III ed il IV battaglione del 10° Fanteria ed una sezione della 2a batteria del 5° Reggimento artiglieria, che era la terza sezione, che giunse subito dopo.

Verso le 10,15, il capitano Sterpone, comandante la batteria, aveva ricevuto l’ordine dal generale Villamarina di accorre con una sezione ed il Capitano comandante la batteria aveva stabilito che fosse la 1 sezione. Gli artiglieri di questa sezione stavano prendendo il caffè e consumando il rancio, i cavalli mangiando la biada e perciò occorse un certo tempo per allestirla.

Ancora tempo si erse perché si volle sostituirla in quanto la 1 sezione, fermata alla Crocette e messa in riserva dietro la Chiesa , venne sostituita dalla terza sezione i quanto questa aveva cannoni rigati.
Solo alle 11,15 che questa sezione si mise in posizione. Il tempo perso era stato fatale. Il campo di tiro non era più sgombro in quanto i battaglioni di fanteria si erano lanciati contro la prima linea pontificia. Quindi si era impediti a battere la fanteria nemica. Cominciò, perciò, un fuoco a granata contro l’artiglieria nemica, il classico fuoco di controbatteria, contro l’artiglieria nemica postata nei pressi di Casa Andreani Catena, e, successivamente, sulle truppe di rincalzo pontificie.
Questo tiro ebbe effetto aggiunto nel diffondere il panico tra le file pontificie, già presente oltre il livello di guardia e contribuì a farlo aumentare, generando confusione . L’azione principale dell’artiglieria sarda da Montoro iniziò alle 11,15 e terminò intorno alle 12, quando ormai i fanti erano scesi n pianura ed avevano sostenuto l’azione principale della colonna d’attacco del de Pimodan, neutralizzandola



Per ulteriori informazioni contatta:risorgimento23@libero.it.

domenica 18 settembre 2011

Villa Musone: quel 18 settembre 1860

Poco dopo mezzogiorno comparve nell’abitato un soldato pontificio: senza fucile, senza berretto, la giubba sporca e strappata. Era un ragazzo, avrà avuto vent’anni, e camminava respirando affannosamente, sudato in volto, i capelli arruffati; gli occhi erano sbarrati di paura e arrossati dal pianto. Appena vide la gente (lo guardano con stupore e curiosità) si avvicinò, volgendosi intorno a cercare un viso amico, uno che ispirasse fiducia. Poi chiese da bere, con voce sommessa “Per carità….” Aggiunse. Lo fecero entrare in una casa, che bevesse; e mangiasse qualcosa, che c’era ancor ala tavola apparecchiata.


“Di dove sei?” gli fu chiesto; poi si commentò che se i piemontesi l’avessero trovato l’avrebbero fatto prigioniero, forse l’avrebbero ucciso. E lui, con lo sguardo di cucciolo impaurito, stava li, in un angolo, col bicchiere in mano.

Poi la famiglia si mosse, tutti d’accordo senza essersi detto niente. La nonna andò di là, tornando poco dopo con qualche panno: i calzoni, una giacchetta, ed una camicia del povero marito ( che riposi in pace!); tutta roba vecchia e rattoppata, ma tant’è.. Il padre prese con una mano la roba e con l’altra afferrò per la spalla il soldato e lo condusse nella stalla, a cambiarsi gli abiti. Quando i due tornarono in cucina la vergara aveva preparato in un involto una pagnotta di pane: ma il ragazzo, commosso, esitava a prenderla. Gliela misero a forza sotto il braccio, dicendogli: “adesso và, cerca di arrivare al tuo paese, dai tuoi. Và. Che non c’è nessuno in giro adesso”; ed egli partì furtivo, dopo aver mormorato 2Siate benedetti!” Si avviava per i viottoli, sperando di raggiungere casa sua, forse verso Ascoli, o verso Foligno o verso Viterbo, chissà.

Ne passarono altri, più tardi, e furono anch’essi aiutati dalla brava gente del luogo.

Ma la maggior parte dei soldati pontifici non erano italiani: c’erano svizzeri, francesi, austriaci, irlandesi. Costoro non avevano altra prospettiva di salvezza che raggiungere Roma (come?) o darsi prigionieri, ma che fosse il più tardi possibile. Così cercavano di comprare cibo e vino coi baiocchi che avevano in tasca o di barattarli con lo schioppo, se ancora l’avevano con se.

Loreto divenne il rifugio dei pontifici in ritirata. I feriti, che erano oltre 400, furono sistemati alla meglio, anche dentro la basilica, sopra mucchi di paglia.

I Piemontesi si diressero piuttosto verso Recanati, quasi a dimostrare un dovuto rispetto per il nostro Santuario, che non fosse coinvolto in operazioni militari. Cialdini era rimasto acquartierato in Osimo; soltanto il girono dopo, 19 settembre, scese il ponte di Villa Musone per incontrarsi col colonnello pontificio Gudenhoven e fargli firmare l’atto di resa. Allora un drappello di cavalleria regia, e poi i bersaglieri e la fanteria, e i carri con sopra i feriti,mossero verso Loreto.

La sera a Villa Musone dei Piemontesi si videro soltanto alcune pattuglie, che giravano con le lanterne per vedere se tutto era tranquillo, Si capì che ormai il governo non era più del Papa, ma dei Piemontesi. Cosa succederà adesso?. Si chiedevano tutti……”

Per approfondimenti: scrivere a risorgimento23@libero.it

sabato 17 settembre 2011

Villa Musone e la tradizione orale

Il Combattimento del 18 settembre 1860

“La mattina del 18 settembre 1860 nessuno degli abitanti della contrada andò per i campi. Quei pochi che avevano già portato le bestie le avevano ricondotte in fretta nelle stalle, perché a Loreto scendevano verso Villa Berghigna i soldati “papalini”in gran numero, con cavalli, cannoni, e non c’era da scherzare trovandosi in mezzo. Uno che si era incontrato con loro era stato scacciato in malo modo “Via Via! Andate via!”Saranno più di mille: macchè saranno almeno seimila e forse di più. In mezzo agli alberi si intravede il movimento delle uniformi colorate, che vengono giù (La Loreto , n.d.a) come una lenta frana. Già da ieri si sapeva che a Loreto s’era adunato tutto l’esercito pontificio, arrivato dall’Umbria, ed i soldati avevano riempito ogni luogo, strade e piazze, passando la notte a dormire accovacciati per terra, o se andava bene, nei carri. Intanto, a castelfidardo, e le colline intorno erano già da qualche giorno occupate dalle truppe piemontesi. L’altro ieri, domenica, il prete che era venuto giù (sempre da Loreto, n.d.a.) a dire la Messa, non aveva spiegato il Vangelo, ma aveva parlato della guerra. Diceva che Garibaldi, quel miscredente, con le sue bande aveva invaso il “Regno” ( così veniva brevemente indicato il Regno delle Due Sicilie), aiutato dai delinquenti del luogo, sopraffacendo i buoni cristiani che difendevano il loro re. Adesso, poi, venivano i piemontesi, che osavano calpestare lo Stato della Chiesa, la terra del Papa, da paragonarli ai mussulmani!. Preghiamo, dunque, che i nostri bravi soldati pontifici possano arrivare in Ancona, senza spargimento di sangue; perché loro non vogliono fare battaglia, ma riparare in quella fortezza e tenerne il possesso, finché l’Austria e la Francia sistemeranno ogni cosa, costringendo, con le buone o con le cattive, tutti gli invasori a ritirarsi.

Cosi aveva parlato il prete. E la gente non sapeva cosa dire: ogni commento era pericoloso. Tutti se ne stavano in silenzio, con grande trepidazione. Per fortuna, i soldati non passavano di qui, ma andavano a varcare il Musone più verso il mare, alla larga da Castelfidardo. Dunque quella mattina tutti stavano tappati in casa: le donne recitando il rosario, e gli uomini guardandosi introno, senza sapere cosa fare. Verso le 9,30 s’udirono spari lontani di fucileria; poi anche qualche cannonata. Qualcuno provava ad affacciarsi fuori della porta di casa, ma subito interveniva piagnucoloso un figlio “O Bà, e venite dentro!”

Alle 11 verso le Crocette pareva che si fosse scatenato l’inferno, come un temprale d’Agosto, e si vedeva lassù un polverone che metteva paura.

Reparti pontifici avevano assalito il colle di Montoro, per consentire al resto delle loro truppe di passare in basso verso le piane dell’Aspio. Ma i piemontesi avevano contrattaccato e poi s’erano spinti fino a Camerano e poi a Sirolo, chiudendo ogni possibilità di transito verso Ancona. Ci furono spari e combattimenti fin verso le due del pomeriggio.

Da R. Scarponi,  M. Moroni, S. Solari, L.Falasco,  Villa Musone, una strada un paese, Villa Musone 1988.

martedì 6 settembre 2011

Bibliografia 1880 -1889




Bibliografia Ragionata ordinata per Anno
1880-1889

1880


Allard S. J., Les Zuoaves pontificaux, ou Journal de Mgr Daniel aumonier des zouaves, , Nantes, Imprimerie Bourgeois, 1880

De V. Philippe, Dix ans au service du Roi Pie IX au mémoire d’un zouave pontifical, Friburgo, Impr.de St-Paul, 1880

Delmas J, Un episode de la neuvième croisade ou la Bataille de Castelfidardo, Brest, Imprimerie F. Halègouet, Rue Klebert 11, 1880

Devigne P., Charrette et les Zouaves Pontificaux au journal de Mgr.Daniel, Nantes., 1880

Pellion di Persano C.,, Diario privato, politico, militare, Roux e Favale, Torino, 1880.

1881

D’Azeglio M., I miei ricordi, Firenze, Andrea Croci Editore, 1881

Del Mas J., La Neiviéme Croisade, Paris, Blériot, 1881

Nisco N., Storia d’Italia dal 1814 al 1880, Roma, Ed. Voghera Carlo, 1881



1882

Castaldi B., Pio IX ed i suoi tempi, Roma, Tipografia Sociale, 1882

Ottolino V., La Vittoria di Castelfidardo, Milano, Casa Editrice Guidone, Ristampa, 1882



1883

Atti parlamentari. Camera dei deputati. Sessione 1861-1862, Roma, Botta, Vol. X, 1883

Cialdini E., "Rapporto a S.E. il generale in capo sulle operazioni del IV Corpo d'Armata dall'11 settembre al 29 settembre", in M. Cellai, Fasti militari della guerra d'indipendenza, Milano, Tip. degli Ingegneri, 1883.

Cellai M., I fasti militari, Tipografi e litografia degli Ingegneri, 1883

Chiala L., Lettere edite ed inedite del conte di Cavour, Torino, 1883-1887, vol. IV, 1883

Mariani F., Le guerre per l’indipendenza italiana dal 1848 al 1870. Storia Politico-Militare, Torino, Roux e Favale, Vol. IV, 1883



1884

Rastoul M., Le General De La Moriciere,Lille, 1884.

Maldini G.M., I Bilanci della Marina d’Italia, Roma, Forzani, 1884-1886, Vol. I,



1885

AA.VV., Noces d’argent du Regiment des Zouaves Pontificaux 1860-1885,Basse Motte 28 Juillet 19885, Anvers 30 aout 1885, Rennes-Paris, Oberthr, 1885

Leveille R.P., Un soldat chrétien : Lamoriciére, Paris, 1885





1886

==,== (Anonimo), Principe di Sarsina nel primo anniversario della morte. I Maggio 1886, Roma, Cuggiani, 1886

Besson (Mgr), Frèderic-François-Xavier de Merode, sa vie et ses ouvres, Paris, Retaux-Bray, 1886

Carpi L. Il Risorgimento Italiano. Biografie d’Illustri Italiani Contemporanei, Milano, Francesco Vallardi Editore, 1886

Castelli M., Il Conte di Cavour. Ricordi., a cura di L. Chiala. Torino, Roux e Favale, 1886

Randaccio C., Storia delle marine militari italiane dal 1750 al 1860 e della marina militare italiana dal 1860 al 1870, Roma, Forzani, 1886, vol. 1, 1886



1887

Ambrosi R., De Magistris, Ghiron, Roma nell’unità italiana, Torno, Bocca, 1887

Bonchi R., Pio IX e il papa futuo, Milano, Treves, 1877



1888

Poitevin N., Mgr.de Merode, in Les Contemporains, Paris, s.d. ( ma 1888)

Tivaroni C., Storia critica del Risorgimento Italiano, Torino, Le Roux e Trassati, 1888-1897



1889

Chiala L., Giacomo Diana e l’opra sua nel Risorgimento Italiano, Torino-Roma, Roux e Viarengo, Vol. II 1899,

Stefanoni Luigi, La storia d’Italia narrata al popolo, Roma, E.Perino, 1889

Vannutelli P.V., Il generale Kanzler. Cenni biografici. Roma, Tipografia M. Armanni, 1889

venerdì 2 settembre 2011

Un titolo che dovrebbe essere compreso

Nel corso di un incontro nell’ambito della Sezione Studenti e Cultori della Materia nel determinare le linee programmatiche della Collana Storia in Laboratorio per l’anno 2012 è stata avviata una interessante discussione in merito al Volume, Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo, 18 settembre 1860, Roma.


Di fronte alla ennesima interpretazione minimalista e campanilistica con cui questo volume è stato accolto, in cui si adombra il fatto che si tende a sminuire Castelfidardo, è bene precisare che il volume ha il titolo che racchiude, nella sintesi tipica di un titolo, la versione delle due parti contrapposte.

Quella pontificia (Il combattimento di Loreto) e quella sarda ( Il combattimento di Castelfidardo), che è stato proposto in “Il Combattimento di Loreto, detto di Castelfidardo”

Il de Quatrebarbes, Governatore civile di Ancona, da la versione dei fatti del 18 settembre, con un articolo sul Piceno, il 22 settembre 1860 dal titolo “Il Combattimento di Loreto”

Il Cavour, non poteva per ragioni di evidente opportunità politica definire i fatti del 18 settembre con il nome della sede di uno dei santuari più noti d’Italia. Ne tanto meno poteva scegliere il nome di Osimo, che era, notoriamente, una città ad orientamento cattolico. Pertanto fu scelto il nome di un paese piccolo, e sconosciuto, a ridosso dell’area dei combattimenti che non avesse alcun aggancio con il governo e la tradizione pontificia, e che potesse assurgere proprio per la sua inconsistenza ed astoricità a fasto delle glorie d’Italia, come in effetti avvenne.

Da ricordare che tutte le comunicazioni del Cialdini con Torino erano datate “Osimo”, la località più nota e riportata sulle carte del Primo Ministro, anche se aveva posto il suo Comando avanzato a Sant’Agostino, sotto Castelfidardo.

Se esplicitare tutto questo significa diminuire o sminuire Castelfidardo, si è nella condizione di confezionare versioni funzionali a qualche interesse ( di prestigio, turistico, campanilistico ed altro) che, rimanendo nella conoscenza manualistica liceale, mal si allinea con le esigenze della conoscenza storica a tutto tondo.

Per approfondire ulteriormente questo aspetto, nel quadro delle iniziative dedicate al passaggio delle Marche dallo stato preunitario allo Stato Nazionale, si terrà nel prossimo mese di ottobre una tavola rotonda.

domenica 24 luglio 2011

Omaggio ai caduti della spedizione in Crimea 1854 1855

La Guerra in Crimea del 1854-1855 rappresenta il banco di prova dell’Esercito Sardo che si andava ristrutturando in vista delle prove che necessariamente doveva sostenere nell’ambito della politica di Unità Nazionale perseguita dal governo di Cavour.


L’Aver partecipato a questa spedizione oltremare, accanto alle potenze del tempo, Gran Bretagna e Francia, rappresentò la possibilità di avere intese ed appoggi a livello diplomatico e politico.

Dal punto di vista militare fu una esperienza molto fruttuosa. Sotto il profilo tattico, l’aver combattuto a fianco di fanterie più accreditate sulla carta, permise di confrontare i procedimenti di impiego; per la cavalleria, anche se il corpo di spedizione non aveva unità consistenti di questa arma, si constatò che non vi erano stati sostanziali progressi tattici dall’epoca napoleonica, quaranta anni prima. Per i quadri, sia di vertice che intermedi fu un’ottima esperienza. Vi parteciparono generali come Fanti, Cialdini, Pes di Villamarina ed altri che ritroveremo poi nelle marche nel 1860.

Dove le cose andarono veramente male fu il settore logistico, soprattutto la componente sanitaria, commissario nelle branche del vettovagliamento, dell’alloggiamento e del benessere del soldato.

L’alto numero dei Caduti, oltre 2500, tra cui il fondatore dei bersaglieri La Marmora, fu dovuto alle malattie, soprattutto il colera, e ad altre epidemie, non sufficientemente contrastate; relativamente basso il numero dei caduti in combattimenti e scontri.



Questo Caduti sono ricordati oggi da una Stele, sul campo di Baraclava, nella collina di fronte al posto ove stava il Quartier Generale di Lord Raglan, e guardante nella vallata ove si svolse la celebre carica della Brigata Leggera, forse l’episodio più noto di tutta la Campagna.



L’avere avuto la fortuna di rendere omaggio ai caduti nel 150° anniversario della nostra Unità Nazionale, sommato a giornate intense di studio sul posto di avvenimenti di storia militare patria, rappresenta un significativo passo concreto verso quelle forme di studio della storia basate più sulla realtà documentari e materica che di quella storia ideologica fatta di miti, scelte politiche, funzionale all’interesse di questo e quello; oggi sembra che sia questa l’unica storia possibile, in realtà un ulteriore segno della nostra attuale decadenza.



Di seguito alcune immagini della Cerimonia svoltasi a memoria dei Caduti.

sabato 23 luglio 2011

Bibliografia Ragionata Parte Sesta 1870 -1879

Bibliografia Ragionata del Passaggio delle Marche dallo Stato preunitario allo Stato Nazionale.

Si presenta di seguito la bibliografia riguardante gli avvenimenti concernenti le operazioni per la conquista di Ancona (11-29 settembre 1860) durante la Campagna d'Invasione delle Marche e dell'Umbria. Gli anni di pubblicazione vanno dal 1870 al 1879. In post precedenti sono stati pubblicati gli anni che vanno dal 1860 al 1869
Per igni informazione o ragguaglio contatare

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Bibliografia  Parte Sesta

1870


Boggio P.C., Storia politico-militare della guerra d’indipendenza italiana 1859-1860, Torino, 1860-1870

Colleville ( comte de), Un crime du second empire. Un guet-aupes de Castelfidardo, Libraire Felix Juve, Paris, 1870

Corsi C., 1844-1860. Venticinque anni in Italia, Tipografia Faverio e comp., Firenze, 1870

Pellion di Persono C., Diario privato-politico-militare nella campagna navale degli anni 1860-1861, Torino, Araldi, 1870

Ritucci G., Commenti confutatori, Napoli, Stabilimento Tip. Italia, 1870



1871

==,==, (Anonimo, ma Sonetti Antonmaria ex Zuavo pontificio), Il volontario di Pio IX, Bologna, Guidetti, 1871

==,==, “La fedeltà”,Giornale settimanale della Società Romana dei reduci delle Battaglie in difesa del papato, Roma, annate 1871-1872, 1909-1921

Russel-Killough F., Dix année au service pontifical, Paris, 1871

Saint Sernin, Comte de, Au service de Pie IX, Toulose, s.d. ma 1871



1872

==,==, (Anonimo), Le capitaine de Fabry aux zouaves Pontificaux. Rome 1860-1870 et aux Volontaires de l’Ouest. France 1870-1871. Par un de ses Camerades. Marselle, Saint-Lear, s.d. (ma 1872)

Cantù C., Della Indipendenza Italiana. Cronistoria. Torino, Stamperia dell’Unione Tipografica Editrice Torinese, 1872



Rustow G., La guerra italiana del 1860 descritta politicamente e militarmente,(Versione del Dott. G. Bizzozero, Milano, Stabilimento Civelli Giuseppe, 1872





1873

Dupanlop F., Oration funèbre du général De La Moricière, 1873

Fea P., Il generale Efisio Cugia, in « Nuova Antologia » XXIII, Luglio1873, pag. 636-72, 1873

Jacquemont S., La campagna degli Zuavi pontifici in Francia, Bologna, 1873

De Treitschke E., Il conte di Cavour, Firenze, Barbera, 1873

Bresciani A, Olderico ovvero il zuavo pontificio, Milano, S. Muggini e C., 1873



1874

Lamy J., Monseigneur de Meròde, Louvain, Ed. Chat., 1874

Tournon, Comte de, Le Volontaires pontificaux a chéval, Paris, s,d, (ma) 1874



1875

De Charette A., Souvenir du Régiment des Zouaves Pontificaux, Tours, 1875

Bonacci M.A., Primato civile dei Pontifici. Versi. Firenze, le Monnier, 1875



1876

1877

1878

Senato del Regno d’Italia, Presidenza (a cura di ), Vittorio Emanuele II. Discorsi al Parlamento e Proclami all’Esercito, Roma, Tipografia del Senato, 1878

Pellion di Persano C., Lettere di Massimo D’Azeglio a Carlo di persano nel decorso di diciannove anni, Torino, Candeletti, 1878



1879

Keller E., Le general de la Moriciére, Paris, Dumaine, 1879

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domenica 19 giugno 2011

Il Barone d'Anethan l'inizio della collaborazione 1977

La sessione XI (Gennaio – Giugno 1977) del Nato Defence College fu veramente interessante. Il Comandante Benvenuti, superiore diretto, in una conversazione mentre si prendeva l’aperitivo in attesa dell’arrivo del Comandante, Sir Lancellot Bell Devis, affermava che la sera prima, in un incontro all’ambasciata belga aveva conosciuto un funzionario del Ministero degli Esteri belga che discendeva dal generale morto sul campo di battaglia di Castelfidardo. La notizia ebbe una certa risonanza, in quanto da quanto ero arrivato al College, nel rispetto della regola che a mensa o ai ricevimenti son si doveva assolutamente parlare di servizio, sport e politica, il mio cavallo di battaglia era la descrizione degli avvenimenti del settembre 1860 nelle Marche. Il Comandante Benvenuti portava altri particolari. Il funzionario conosceva perfettamente lo svolgersi degli avvenimenti sia diplomatici che militari del settembre 1860, di gran parte nella versione pontificia. Conosceva perfettamente l’organizzazione dell’esercito pontificio ed aveva una grande ammirazione per coloro che avevano preso le armi in difesa del potere temporale dei papi. L’arrivo dell’Ammiraglio Bel Devis, pose fine all’interessante raccolta di informazione. Ma ormai la cosa era avviata.

In breve, dopo l’inizio del corso, e dopo le rituali presentazioni, la collaborazione con il funzionario belga annunciato dal Comandante Benvenuti si avvio immediatamente. Era questi il Barone Ernest d’Anethan, che aveva sposato la pronipote del Generale de Pimodan, morto il 18 settembre 1860 al casino Sciava, per ferita. Era questi Auguste-Marie-Elie Georges de Rarecourt de la Valèe de Pimodan, secondo figlio di Camille, marchese de Pimodan, capitano di cavalleria, gentiluomo onorario della camera del Re e de Claire de Frénilly.

Lo scambio di informazioni e di documenti fu intenso per tutto il periodo della sessione, soprattutto per quanto riguarda la parte pontificia. Ebbi modo di mettere in contatto d’Anethan con i miei amici impegnati in queste ricerce, da Alberto Arpino, Direttore del Museo Centrale del Risorgimento a Roma, Piero Crociani, esperto uniformologo, Massimo Brandani, grande disegnatore e riproduttore di disegni uniformologhi, Carlo De Vita, Direttore del Museo Storico del Vaticano, che a sua volta ci mise in contatto con un altro appassionato, il professore Jean Coen,dando vita ad un altro filone di ricerca. Insieme, vi fu uno scambio intenso, e per noi fu una buona raccolta di materiali di origine pontificia, che era veramente scarso. In quei tempi pochi erano i dati raccolti.

Al termine del corso, nel cementare formarsi di una bella amicizia, non potevo non invitare D’Anethan ad Ancona, mio ospite. Nel veek-end del 13-14luglio 1977, visitammo tutti i luoghi del campo di battaglia di Castelfidardo. A dire il vero, fu una vera e propria presentazione del degrado in cui quei anni erano tenuti il Monumento al Cialdini, la Selva, e l’Ossario, oltre al fatto che non vi era nulla che ricordasse gli avvenimenti, tranne le targhe sulla facciata municipale. Una ben magra figura fatta agli occhi di questo belga innamorato della nostra terra, e della nostra storia. La visita alla Basilica di Loreto salvò un poco la situazione, ma non tanto. Da un mese, il 14 giugno 1977, era nata la primogenita, Laura, che impedì a mia moglie Anna Maria di seguirci nelle visite sui luoghi storici. In compenso, era presente al Ristorante “Il Passetto”, ove concludemmo le belle giornate passate insieme. Ma tutto fu rovinato dal solito cameriere “anconetano”, che come i suoi colleghi “commessi” hanno decreto di essere scortesi, villani e maleducati per definizione. Al termine del pranzo, nel momento di passare al caffè il malcapitato d’Anethan , come faceva da mesi alla mensa del Nato Defense College senza rilevare problemi, chiese al cameriere un cappuccino. La reazione fu un misto di rimprovero, predica e disgusto e diniego, e, grazie al mio intervento, si riuscì ad avere quanto desiderato.

Del resto, d’Anethan, come tutti quelli dell’upper class belga ed internazionale vestiva in modo molto dimesso, con abiti non certo confacenti al gusto del cameriere che sicuramente in cuor suo l’aveva sicuramente già classificato come “un cuntadì”. Rimane nelle storie familiari questa cena al Passetto, un ricordo di belle giornate passate parlando di storia, riconttracambiate quanto per ragioni di lavoro si capitava a Bruxelles. Una lettera scritta da Grimbengen, sede del castello di famiglia di d’Anethan, un mese dopo rimane come un dei primi documenti relativi alla ricerca svolta per gli avvenimenti del 1860 che si riproduce. D’Anethan ebbe poi come destinazione la sede di Accra, come Ambasciatore, e nelle lettere che scriveva da quella città sempre emergeva il grande amore per le Marche, per quel Castelfidardo che, come al solito, tutti amano, non ricambiati.






giovedì 9 giugno 2011

venerdì 10 giugno, ore 9.30

"La politica estera italiana a 150 anni dall’Unità: continuità, riforme e nuove sfide"

Seminario in occasione dell’uscita dell’edizione 2011 dell’annuario
La politica estera dell’Italia

Aula degli Organi Collegiali
(Città Universitaria, Rettorato - Piano terra)
Piazzale Aldo Moro 5, Roma
Contatti: (+39) 06 49910541

venerdì 20 maggio 2011

Presentazione del Volume:Investimento e Presa di Ancona

Biblioteca "L. Orciari"

Marzocca

Venerdi 3 giugno, ore 21, presso i locali ACLI di S. Silvestro,
alla presenza delle autorità civili e religiose avverrà la presentazione del libro, di Massimo Coltrinari

 "L'investimento e la Presa di Ancona".

 Si tratta di un evento culturale di notevole importanza in quanto ricorda lo scontro avvenuto sul territorio comunale, precisamente tra S. Silvestro e S. Angelo, tra le truppe piemontesi e pontificie.

L' evento chiude una lunga serie di iniziative che l' Amministrazione Comunale ha messo in piedi per il 150° dell' Unità d' Italia. L' organizzazione, in questa occasione, ha curato e messo a punto una mostra, gentilmente concessa da una Associazione Culturale di Ancona. Il giorno 5 giugno verrà posta una corona di alloro presso il cippo che ricorda lo scontro. Per quello che concerne la serata del 3 giugno, come in altre simili occasioni, intendiamo porre al centro dell' iniziativa l' autore e il suo libro. L' organizzazione che ha curato nei dettagli l' evento e che ha voluto con forza la tua presenza, è sicura della buona riuscita della serata.

Un cordiale saluto,

Mauro Mangialardi

giovedì 28 aprile 2011

CLXII anniversario della repubblica Romana del 1849

venerdì 29 aprile 2011, ore 9.15
Aula Magna del Rettorato
(Città Universitaria, Palazzo del Rettorato)
Piazzale Aldo Moro 5, Roma


"Italia e Repubblica Romana"

CLXIII Anniversario del Battaglione Universitario Romano



Per il CLXII Anniversario della Repubblica Romana del 1849, la Sapienza Università di Roma celebra il Battaglione Universitario Romano ricordando la data che Garibaldi chiamò «glorioso 30 aprile».

Le celebrazioni del Battaglione Universitario Romano, iniziate nel 1999, vengono ora organizzate dall’Unità di ricerca “Giorgio La Pira” del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Sapienza Università di Roma, in collaborazione con il Dipartimento per l’Istruzione del Ministero Istruzione, Università e Ricerca e con l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano-Comitato di Roma.

Partecipano alle celebrazioni l’Associazione “Amici di Righetto”, che nel 2007 ha promosso l’attribuzione del toponimo Battaglione Universitario Romano al viale sito sul Gianicolo, e il Comune di Vallecorsa, patria di Pasquale de’ Rossi, professore di Diritto romano, comandante del Battaglione Universitario.

La S.V. è cordialmente invitata.

Il Rettore Luigi Frati

martedì 26 aprile 2011

Baroni in Camicia Rossa

Mi è gradito segnalarvi un significativo romanzo storico che ricostruisce le vicende dell’agosto 1860 quando le truppe garibaldine dalla Sicilia percorrono la Calabria verso Napoli.


Don Gerardo è un nobile calabrese che, come altri suoi pari è deluso dalla monarchia borbonica e conquistato all'idea dell'Italia unita.
Attraverso le vicende del protagonista - dei suoi numerosi parenti e amici e al coinvolgimento delle fasce popolari - si segue così un momento particolare della grande Storia, quando il Risorgimento consente di immaginare una nuova realtà.
Giovanna Motta riesce a ricostruire con profondità e al tempo stesso con leggerezza narrativa quel mondo e quel momento storico.

sabato 9 aprile 2011

Bibliografia Ragionata 1880 -1890
1880


Allard S. J., Les Zuoaves pontificaux, ou Journal de Mgr Daniel aumonier des zouaves, , Nantes, Imprimerie Bourgeois, 1880

De V. Philippe, Dix ans au service du Roi Pie IX au mémoire d’un zouave pontifical, Friburgo, Impr.de St-Paul, 1880

Delmas J, Un episode de la neuvième croisade ou la Bataille de Castelfidardo, Brest, Imprimerie F. Halègouet, Rue Klebert 11, 1880

Devigne P., Charrette et les Zouaves Pontificaux au journal de Mgr.Daniel, Nantes., 1880

Pellion di Persano C.,, Diario privato, politico, militare, Roux e Favale, Torino, 1880.

1881

D’Azeglio M., I miei ricordi, Firenze, Andrea Croci Editore, 1881

Del Mas J., La Neiviéme Croisade, Paris, Blériot, 1881

Nisco N., Storia d’Italia dal 1814 al 1880, Roma, Ed. Voghera Carlo, 1881



1882

Castaldi B., Pio IX ed i suoi tempi, Roma, Tipografia Sociale, 1882

Ottolino V., La Vittoria di Castelfidardo, Milano, Casa Editrice Guidone, Ristampa, 1882



1883

Atti parlamentari. Camera dei deputati. Sessione 1861-1862, Roma, Botta, Vol. X, 1883

Cialdini E., "Rapporto a S.E. il generale in capo sulle operazioni del IV Corpo d'Armata dall'11 settembre al 29 settembre", in M. Cellai, Fasti militari della guerra d'indipendenza, Milano, Tip. degli Ingegneri, 1883.

Cellai M., I fasti militari, Tipografi e litografia degli Ingegneri, 1883

Chiala L., Lettere edite ed inedite del conte di Cavour, Torino, 1883-1887, vol. IV, 1883

Mariani F., Le guerre per l’indipendenza italiana dal 1848 al 1870. Storia Politico-Militare, Torino, Roux e Favale, Vol. IV, 1883



1884

Rastoul M., Le General De La Moriciere,Lille, 1884.

Maldini G.M., I Bilanci della Marina d’Italia, Roma, Forzani, 1884-1886, Vol. I,



1885

AA.VV., Noces d’argent du Regiment des Zouaves Pontificaux 1860-1885,Basse Motte 28 Juillet 19885, Anvers 30 aout 1885, Rennes-Paris, Oberthr, 1885

Leveille R.P., Un soldat chrétien : Lamoriciére, Paris, 1885
1886

==,== (Anonimo), Principe di Sarsina nel primo anniversario della morte. I Maggio 1886, Roma, Cuggiani, 1886

Besson (Mgr), Frèderic-François-Xavier de Merode, sa vie et ses ouvres, Paris, Retaux-Bray, 1886

Carpi L. Il Risorgimento Italiano. Biografie d’Illustri Italiani Contemporanei, Milano, Francesco Vallardi Editore, 1886

Castelli M., Il Conte di Cavour. Ricordi., a cura di L. Chiala. Torino, Roux e Favale, 1886

Randaccio C., Storia delle marine militari italiane dal 1750 al 1860 e della marina militare italiana dal 1860 al 1870, Roma, Forzani, 1886, vol. 1, 1886



1887

Ambrosi R., De Magistris, Ghiron, Roma nell’unità italiana, Torno, Bocca, 1887

Bonchi R., Pio IX e il papa futuo, Milano, Treves, 1877



1888

Poitevin N., Mgr.de Merode, in Les Contemporains, Paris, s.d. ( ma 1888)

Tivaroni C., Storia critica del Risorgimento Italiano, Torino, Le Roux e Trassati, 1888-1897



1889

Chiala L., Giacomo Diana e l’opra sua nel Risorgimento Italiano, Torino-Roma, Roux e Viarengo, Vol. II 1899,

Stefanoni Luigi, La storia d’Italia narrata al popolo, Roma, E.Perino, 1889

Vannutelli P.V., Il generale Kanzler. Cenni biografici. Roma, Tipografia M. Armanni, 1889

1890

Bonetti A.M., Il volontario di Pio IX, Lucca, 1890

Le Chauff de Kerguenec H., Souvenirs des Zouaves pontificaux, Poitiers, Imp, Oudin, 2Voll., 1890

martedì 5 aprile 2011

Bibliografia Ragionata dal 1870 al 1879

1870


Boggio P.C., Storia politico-militare della guerra d’indipendenza italiana 1859-1860, Torino, 1860-1870

Colleville ( comte de), Un crime du second empire. Un guet-aupes de Castelfidardo, Libraire Felix Juve, Paris, 1870

Corsi C., 1844-1860. Venticinque anni in Italia, Tipografia Faverio e comp., Firenze, 1870

Pellion di Persono C., Diario privato-politico-militare nella campagna navale degli anni 1860-1861, Torino, Araldi, 1870

Ritucci G., Commenti confutatori, Napoli, Stabilimento Tip. Italia, 1870


1871

==,==, (Anonimo, ma Sonetti Antonmaria ex Zuavo pontificio), Il volontario di Pio IX, Bologna, Guidetti, 1871

==,==, “La fedeltà”,Giornale settimanale della Società Romana dei reduci delle Battaglie in difesa del papato, Roma, annate 1871-1872, 1909-1921

Russel-Killough F., Dix année au service pontifical, Paris, 1871

Saint Sernin, Comte de, Au service de Pie IX, Toulose, s.d. ma 1871


1872

==,==, (Anonimo), Le capitaine de Fabry aux zouaves Pontificaux. Rome 1860-1870 et aux Volontaires de l’Ouest. France 1870-1871. Par un de ses Camerades. Marselle, Saint-Lear, s.d. (ma 1872)

Cantù C., Della Indipendenza Italiana. Cronistoria. Torino, Stamperia dell’Unione Tipografica Editrice Torinese, 1872

Rustow G., La guerra italiana del 1860 descritta politicamente e militarmente,(Versione del Dott. G. Bizzozero, Milano, Stabilimento Civelli Giuseppe, 1872

1873

Dupanlop F., Oration funèbre du général De La Moricière, 1873

Fea P., Il generale Efisio Cugia, in « Nuova Antologia » XXIII, Luglio1873, pag. 636-72, 1873

Jacquemont S., La campagna degli Zuavi pontifici in Francia, Bologna, 1873

De Treitschke E., Il conte di Cavour, Firenze, Barbera, 1873

Bresciani A, Olderico ovvero il zuavo pontificio, Milano, S. Muggini e C., 1873

1874

Lamy J., Monseigneur de Meròde, Louvain, Ed. Chat., 1874

Tournon, Comte de, Le Volontaires pontificaux a chéval, Paris, s,d, (ma) 1874


1875

De Charette A., Souvenir du Régiment des Zouaves Pontificaux, Tours, 1875

Bonacci M.A., Primato civile dei Pontifici. Versi. Firenze, le Monnier, 1875


1876

1877

1878

Senato del Regno d’Italia, Presidenza (a cura di ), Vittorio Emanuele II. Discorsi al Parlamento e Proclami all’Esercito, Roma, Tipografia del Senato, 1878

Pellion di Persano C., Lettere di Massimo D’Azeglio a Carlo di persano nel decorso di diciannove anni, Torino, Candeletti, 1878

1879
Keller E., Le general de la Moriciére, Paris, Dumaine, 1879

martedì 22 marzo 2011

Collana Storia in Laboratorio

N. 1. Edoardo Giorni di Vistarono, Alessandro Cicogna Mozzoni.

         Umberto Utili, un generale scomodo. 2008

N. 2. Massimo Coltrinari

          L’8 settembre in Albania
          La crisi armistiziale tra impotenza, errori ed eroismo. 8 settembre- 7 ottobre 1943. 2009

N. 3. Massimo Coltrinari, Laura Coltrinari

          La ricostruzione e lo studio di un avvenimento storico militare. 2009

N. 4. Massimo Coltrinari, Paolo Colombo

          La Divisione “Perugia”
          Dalla tragedia all’Oblio. Albania 8 settembre -3 ottobre 1943. 2009

N. 5. Massimo Coltrinari,

          Il combattimento di Loreto, detto di Castelfidardo. 18 settembre 1860., 2009

N. 6. Giorgio Prinzi, Massimo Coltrinari

          Salvare il Salvabile
          La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943: per gli Italiani, il momento delle scelte, 2010


N. 7. Pierivo Facchini

          La campagna di Tunisia. 1942-1943 2010


N. 8 Massimo Coltrinari,

          L’investimento e la presa di Ancona.
          La conclusione della campagna di annessione delle Marche 20 settembre – 8 ottobre 1860,
          2010


N.9 Nicola della Volpe

           I Militari nella Guerra Partigiana (1943-1945)


Per infomarzioni sulla collana, risorgimento23@libero.it; per acquisti diretti ordini@nuovacultura.it

sabato 19 marzo 2011

Bibliografia Ragionata 1864-1869

1864


==, ==, Campagne de Castelfidardo, s.c., Meaux Carro, 1864

==, ==, Il Genio nelle campagne d'Ancona e della Bassa Italia 1860-1861, Torino, Tipografia Favale e C., 1864

AA.VV., La Civiltà Cattolica, Roma, Anno XIV ,Vol. X della serie quinta, 1864

De Segur A., Les Martyres de Castelfidardo, Paris, Bray, 1864

Ministero della Guerra, Operazioni dell’Artiglieria negli assedi di Gaeta e di Messina, Torino, Botta, 1864



1865

Brofferio A., Storia del Parlamento subalpino iniziatore d’indipendenza italiana, Milano, Balzini, 1865-1869

De Montalembert C., Il generale De La Moriciére, Roma, Tip. Dell'Osservatore Romano, 1865

Dupanloup F., Oration funèbre di général De La Moriciére,Nates, 17 ott. 186, s.e.. 1865

De Tournon D., Les Volontaries pontificaux à cheval, Paris, s.d. ( ma 1865)



1866

==, ==, Accademie Royal des sciences lettres et beaux-arts del Belgique, Biographie Nationale, Bruxelles, 1866, Vol 1, Vol II e IV, 1866-1870

Pougeois E., Le Général De La Moricière. Vie militaire, politique et privèè, Paris, Lathielleux, 1866

De Quattrebarbes T., Souvenirs d’Ancone. Siege de 1860,Paris, Douniol, 1866



1867

==, ==, Roma Illustrata. Opera periodica scientifica-letteraria, artistica, politica, religiosa. Firenze, annate
1867-1868

==,==, “La Vera Buona Novella” , Periodico della Cristianità Italiana, Firenze, annate 1867-1868

==,==, Annunario Pontificio,Roma, Tipografia della reverenda Camera Apostolica, 1867

==,==, Les soldats du Pape, journal de deux zouaves bretons, in « Revue de Brétagne et de Vandée, III serie, t.II, 1867

Bartolini C., Il brigantaggio nello Stato Pontificio. Cenno storico anedottico dal 1860 al 1870, Roma, Stabilimento Tipografico dell’Opinione, 1867

C**, La Divisione di riserva nella campagna d’Ancona 1860, in Rivista Militare Italiana, Anno VI e Anno VII, 1866, 1867

Kersabiec A., Kersabiec E., Le soldats du Pape, Namtes, Libaros, 1867



1868

Cellai M., Fasti militari della guerra dell’indipendenza d’Italia dal 1848 al 1862, Milano, Tipografia e Litografia degli Ingegneri, 1868

De Poli O., Les soldats du pape ( 1860-1867), Paris, Amyot, 1868

Guarnieri A., Otto anni di storia militare in Italia. 1859-1866, Firenze, Tipografia Galletti, 1868

Lefebvre de Bellefeuille, Le Canada et les zouaves pontificaux, Montreal, Tip. Nouvea Monde, 1868

Lettellier P., Bernard de Quattrebarbes, Angers, Lainné, 1868

Oheix R., Joseph Rialan, sergent aux zouaves pontificiaux, Parigi, Lecorffre, 1868


1869

Carocci L.P. La Milizia Pontificia. Dissertazione letta nell’Accademia degli Arcadi nella tornata del 30 gennaio 1868, Roma, Propaganda Fide, 1869

Du Reau P. , Bernard de Quattrebarbes, Parigi, Gouipy, 1869

Galanti L., Il Castel Fidardo. Romanzo storico-poetico, Roma, Tipografia Menicanti, 1869

Monnier M., L’Italia all’opera dal 1860 al 1869, Milano,Treves, 1869

Pellion di Persano C., Diario privato politico militare nella campagna navale del 1860-1861, Firenze, Civelli, 1869

Zini L., Storia d’Italiadal 1850 al 1866, Milano, Casa Editrice Italiana M. Guidoni, 1869

giovedì 17 marzo 2011

L’Unità d’Italia e la Santa Sede
L’Unità d’Italia:una storia da difendere

Materiale di Approfondimento

Editoriale
In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, proclamata il 17 marzo 1861, il dibattito storiografico sulla unificazione nazionale sta vivendo un momento di vivacità, almeno a livello politico e mediatico. Il Presidente della repubblica Napoletano ha invitato le istituzioni ed ilPaese a mobilitarsi per celebrare con “orgoglio” la nascita dell’unità d’Italia. Tale iniziativa è stata di recente incoraggiata e sostenuta anche dal Presidente della CEI card. Angelo Bagnasco. L’Invito del Capo dello Stato a Celebrare l’anniversario in spirito di concordia e di unità è ben fondato. Da varie parti infatti, e con diverse motivazioni, vengo espresse sempre pi non solo da opinionisti, ma anche da politici perplessità sul modo in cui fu raggiunta l’unità d’Italia e sulla opportunità della forma dello Stato “accenrato” che fu adottata dalle elite politica piemontese del tempo.

Editoriale. La Civiltà Cattolica, Anno 161 2010 I 423-429, quaderno 3839 5 giugno 2010
Sito web. www.laciviltàcattolica.it; e mail civcatt@laciviltàcattolica.it
L’Unità d’Italia e la Santa Sede
Materiale di Approfondimento

Giovanni Sale, S.I. 
Leone XIII. L’’Unità d’Italia ed i Cattolici Militanti

Il Pontificato di Leone XIII è stato molto studiato dagli storici cattolici, anche perché in quegli anni di fine secolo avvennero in ambito sociale, culturale ed economico cambiamenti rilevanti, a cui il Pontefice non era insensibile, che hanno inciso profondamente nel vissuto delle comunità cristiane, in particolare in Europa, come la cosiddetta rivoluzione industriale e la nascita della questione sociale. In occasione del secondo centenario della sua nascita (2 marzo 1810) ci pare interessante ritornare su alcuni aspetti non troppo approfonditi di quel lungo pontificato, cioè il pensiero di leone XIII sulla questione dell’Unità d’Italia, oggi molto dibattuta, e sul concetto di democrazia cristiana in riferimento all’organizzazione dei cattolici militanti.

Articolo. La Civiltà Cattolica, Anno 161 2010 II 107-119, quaderno 3836, 17 aprile 2010
Sito web. www.laciviltàcattolica.it; e mail civcatt@laciviltàcattolica.it
L’Unità d’Italia e la Santa Sede
Materiale di Approfondimento

La celebrazione del 20 settembre 2010

Editoriale



La celebrazione del 20 settembre per il 140° anniversario di Roma capitale ha visto uniti il presidente Giorgio Napoletano ed il cardinale Tarcisio Berte come segno che questa data non è pi motivo di divisione tra le due Italie. La ricorrenza offre lo spunto per ripercorrere la storia dei rapporti fra lo Stato e la chiesa. La presa di Roma del 1870 ha aperto la questione romana con l’aspro contrasto tra l’Italia e la Santa Sede, che considerava il potere temporale come funzionale per l’esercizio del ministero. Dopo i patti Lateranensi del 1929 e la costituzione dello Stato della Città del Vaticano che assicura al Papa la necessaria indipendenza, si sono superate le passate tensioni e, coe ricordato il card. Bertone, si è aperta la via ad una stretta collaborazione, nell’ambito delle rispettive competenze a beneficio dell’intera società



La Civiltà Cattolica, Anno 161 2010 IV 3-7, quaderno 3847, 2 ottobre 2010
Sito web. www.laciviltàcattolica.it; e mail civcatt@laciviltàcattolica.it