L'Ultima difesa pontificia di Ancona . Gli avvenimenti 7 -29 settembre 1860

Investimento e Presa di Ancona

Investimento e Presa di Ancona
20 settembre - 3 ottbre 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860
Società Editrice Nuova Cultura. contatti: ordini@nuovacultura.it

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Onore ai Caduti

Onore ai Caduti
Sebastopoli. Vallata di Baraclava. Dopo la cerimonia a ricordo dei soldati sardi caduti nella Guerra di Crimea 1854-1855. Vedi spot in data 22 gennaio 2013

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860
Per acquisto del volume:clicca sulla foto e segui il percorso: pubblicaconnoi-collanescientifiche/storiainlaboratorio/vai alla scheda/scheda pag.2

La sintesi del 1860

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Il combattimento di Loreto, detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il Volume di Massimo Coltrinari, Il Combattimento di Loreto detto di Castelfidardo, 18 settembre 1860, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009, pagine 332, euro 21, ISBN 978-88-6134-379-5, è disponibile in
II Edizione - Accademia di Oplologia e Militaria
- in tutte le librerie d'Italia
- on line, all'indirizzo ordini@nuova cultura.it,
- catalogo, in www.nuovacultura.it
- Roma Universita La Sapienza, "Chioschi Gialli"
- in Ancona, presso Fogola Corso Mazzini e press o Copyemme

martedì 30 dicembre 2008

Assedio di Ancona 1860

Notificazione

ANCONETANI

In seguito della notificazione dell’8 settembre di S.E. il Generale in Capo, il Sig. Colonnello Comandante de Gady Comandante Civile e Militare della Città e della provincia di Ancona avendomi delegato i poteri civili, è utile e giusto che voi conosciate fin da principio il sistema che voglio seguire.

Membro per più anni della grande Assemblea Rappresentativa del mio paese, immischiato nella sua politica, ho di recente abbandonato la Francia e la mia famiglia per riprendere una spada che nella mia gioventù ho impugnato con onore, ed offrire nello stesso tempo al Sommo Pontefice l’ultima goccia del mio sangue. Ecco in queste poche parle un’idea della mia vita. Nemico dell’arbitrario, ed altrettanto devoto al Padre comune dei fedeli, non vengo qui per aggravare i rigori necessari nello stato d’assedio; voglio al contrario con il consiglio e coll’aiuto dei vostri onorevoli cittadini, addolcirlo per quanto lo permetterà il mantenimento dell’ordine.

Voglio prevenire ogni disposizione di rigore inutile, rispettare le vostre franchigie municipali, preparare dei lavori per l’inverno alla classe laboriosa, consultare il commercio nei suoi bisogni ed aiutarlo se è possibile. Voglio infine riunire pel tratto avvenire della vostra città tutti gli elementi di buona amministrazione di prosperità e di pace.

Oso sperare che queste intenzioni non vi saranno disgredevoli. Voi mi aiuterete a realizzarle e a trascorrere felicemente tempi così difficili. Lo farete, io ne sono certo, per l’amore che avete per l’ordine e per la devozione che nutrire per più paterno a più dolce dei Sovrani.

Se il vortice della rivoluzione si agita sul vostro capo, se si tenta di sedurvi ed ingannarvi per false teorie, ricordate quel crudele anno del 1848 nel quale il pacifico cittadino non era garantito dal pugnale dell’assassino. La rivoluzione non è forte, che quanto si teme!

Guardate quanto è maggiore il numero degli onesti e come è piccolo quello dei fattori del disordine. Voi conoscete questi ultimi gli uomini pacifici, al commercio, all’industria, a tutti i lavori ed ai progressi utili; mantenimento della pubblica tranquillità e repressione energica del disordine e della rivolta

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Ancona 10 settembre 1860 Il Comandante Civile C.te De Quattrebarbes

mercoledì 10 dicembre 2008

Esercito Pontificio nel 1860

Composizione delle Guide dei Volontari a Cavallo
agli Ordini del Generale De La Moricière

In data 28 agosto 1860, appena dieci giorni prima dello scoppio delle ostilità, viene compilata una nota a Macerata con la quale si notificano i legittimisti francesi formanti il Corpo delle Guide del generale de La Moricière, nota a firma di Q.D.De Gassart.
La lista è così composta:
M.r Bourbon Chalus, comandante
M.r De Gontant Biron
M.r De Saintenac
M.r De Gassart
M.r De Vournon
M.r De Bonnay
M.r De Verves
M.r De Riliers
M.r De Renneville
M.r De Tormon
M.r De Condé
M.r De Sapinaud
M.r Tauconbergh Selly
M.r De France
M.r Dilgoult
M.r De Chanay
M.r De Clinchamp
M.r De La Marronière
M.r De Morides
M.r De Montmarin
M.r De Parraudiére
M.r De Gonnides
M.r De Legge
M.r De Robbiano
M.r De Terrouane
M.r De Caravan
M.r De Pas
M.r De Sell Trement
M.r Lebel
M.r De Puysegur
M.r De la Bilia
M.r De Rotalier
M.r De Montgerinont
M.r De la Rochetulon
Questa lista fu certificata ufficialmente dal Le Mareschal de Logis Offcier fourier.
Nella battaglia di Castelfidardo, la Guida De Terrouane comando la terza colonna, quella delle Impedimenta, sulla sinistra del fronte d’attacco verso Ancona. La Guida De Pas, cadde, colpito da mitraglia sarda, il 17 settembre al ponte sul Musone, mentre era alla testa di un drappello esplorativo per saggiare la consistenza delle posizioni sarde. La Guida de Renneville fu protagonista delle trattative per la riconsegna del Corpo del Generale de Pimodan nella notte tra il 18 e il 19 settembre 1860 durante la quale emerse la possibilità di intavolare trattative di resa per la guarnigione a Loreto. Tutte le guide dopo la battaglia di Castelfidardo si ritirarono a Loreto e seguirono la sorte di tutte le altre truppe. Si consegnarono a Recanati al gen. Leopardi, comandante la 7a Divisione. I nomi erano così altisonanti che fecero dire agli Ufficiali sardi,” La lista dei prigionieri delle Guide sembra essere una lista di invito ad un balo di Luigi XIV.”
Massimo Coltrinari ricerca23@libero.it

sabato 6 dicembre 2008

de Pugna ad Castrumficardum

Attività editoriale di Italia Nostra a favore del Museo del Risorgimento

De Pugna ad Castrumficardum

Il Volume “De pugna ad Castrumficardum” è l’edizione di un poema inedito del camerunese Giuseppe Pasquale Marinelli, il quale visse a Camerino tra il 1793 ed il 1875. Dotto umanista, tradusse e compose qualcosa come centomila versi latini, oltre a profondere la sua opera filantropica in paese. I soggetti dei suoi scritti firono perlopiù letterari e sacri, impegnati di cultura classica e biblica.
Il “De pugna” è un opera in versi latini (esametri) che rivive appunto il fatto d’armi del 1860 visto dalla parte pontificia
Emergono pertanto almeno due lati originali di questo lavoro: il letterario, per cui un argomento storico-militare del XIX secolo viene trattato in una lingua classica, ma tale era ancora l’usanza diffusa di quel tempo; lo storico cioè il punto di vista non piemontese, oggi disusato e perciò maggiormente interessante.
I due curatori dell’edizione sono Massimo Morroni e il sottoscritto Massimo Coltrinari, che si sono proposti lo scopo di riproporre il tema suddividendo la pubblicazione in due parti: la prima, contenente il testo integrale del poema, corredato di traduzione in italiano e di note storiche; la seconda tendente a lumeggiare l’autore mediante note biografiche, bibliografiche, storiche e la pubblicazione dell’elogio funebre che ne compose l’avv. Pietro Giannuzzi nel 1876 primo anniversario della morte

Il volume, che è stato presentato il 20 aprile 1991 alla scuola elementare “Sperandei” di Camerino è disponibile presso la Biblioteca Del Museo del Risorgimento di castelfidardo e la Biblioteca “L. Radoni” di Castelferretti.
(per ulteriori notizie: Massimo Coltrinari e mail ricerca23@libero.it

giovedì 4 dicembre 2008

Ancona Piazzaforte Pontificia 1860

Lo stato delle fortificazione di Ancona nell’aprile 1860.
Gli iniziali interventi del De La Moricière

Il generale De La Moricière, appena sbarcato da Trieste nel marzo 1860, si era subito interessato allo stato della piazzaforte di Ancona e durante vari giri di ispezione e ricognizione si era fatto una idea dei lavori necessari per riattivare e rendere funzionali ed operative le difese di Ancona. Ancona aveva bisogno di notevoli interventi. Il primo atto che De La Moricière mise in essere per la piazzaforte di Ancona fu quello di nominare un comandante che desse garanzie di svolgere il compito con intelligenza e serietà. Fu chiamato a ricoprire il ruolo di Comandante della Piazzaforte il Colonnello Guerra. Tutti i lavori che furono condotti in questi mesi ebbero la sua direzione. Il problema del finanziamento dei lavori fu affrontato immediatamente. In base ad una stima approssimativa, Ancona necessitava di lavori per oltre 1.250.000 lire. Il bilancio del Ministero per le Armi, sotto la spinta e l’azione del De la Moricière, che con gran entusiasmo ricopriva la carica di Pro Ministro per le Armi di Sua Santità Pio IX, non riuscì che a stanziare 450.000 lire, ovvero solo un 35% di quello che sarebbe servito. Appelli per la raccolta di fondi per Ancona furono lanciati in Italia e anche all’estero, ma i risultati non furono eccellenti. Il Comitato Lionese, che era il capofila delle sottoscrizioni per Ancona, non riuscì a raccogliere che 160.000, riuscendo con ciò a portare a compimento solo il 50% dei lavori necessari e programmati.
Da aprile fino a settembre Ancona come piazzaforte subì notevoli interventi: da subito furono eseguite riparazioni ed adattamento delle mura ad attività belliche, soprattutto in quei tratti ove l’abbandono aveva preso il sopravvento, soprattutto al campo trincerato, alle lunette distaccate ed alla batteria degli Zoccolanti. Altri lavori messi in essere furono lo sbarramento posto all’entrata della chiesa e del convento dei Cappuccini, che servì a rafforzare le difese passive, una grossa porta fu messa in sito all’arco Clementino al porto, per dare continuità difensiva alla difesa al mare e, conseguentemente, furono demolite tutte le case che erano a ridosso delle mura nel tratto che andava dall’arco Clementino alla Sanità; un muro fu costruito dai Cappuccini a monte Cardetto in modo tale da racchiudere tutto il campo degli Ebrei.
A metà maggio iniziarono i lavori che proseguirono tutta l’estate per gli adattamenti del bastione e della lunetta di Santo Stefano.
Per rendere continua la difesa a mare furono acquista e sei paranze e nel contempo riparati alcuni pontoni galleggianti, e trasformandoli, armati di un pezzo, in batterie galleggianti, che dava consistenza di fuoco
Tutte queste opere rendevano la città un cantiere quasi permanente in cui ogni giorno venivano impiegati dai 400 ai 500 operai civili, oltre al personale militare predisposto.

Massimo Coltrinari ricerca23@libero.it

mercoledì 3 dicembre 2008

Attività informativa in Ancona Aprile 1860

Il Comitato d’Ancona
riferisce a quello di Bologna le prime voci sull’arrivo del generale
De La Moriciére

L’attività informativa a favore del Regno di Sardegna e dei suoi uomini da parte degli anconetani all’interno di Ancona piazzaforte pontifica, fu sempre intensa e sarà una costante fino al 3 ottobre 1860 quando Vittorio Emanuele II arrivò nella docirica
Il Comitato di Ancona scriveva:
Al Comitato di Bologna 30 marzo 1860

Lunedì scorso il vapore austriaco Oriente portava con Monsignor de Merode tre personaggi, sul conto e sul nome dei quali gli amici del Governo dicevano cose strane per illudere il pubblico: parlandosi fianco del generale de La Moriciére!!!!......De mistero del quale si è procurato avvolgere questi individui dalle distinzioni con le quali sono stati accolti nel palazzo del governo, da alcune visite ricevute, e fra queste anche quella del cardinale Vescovo, e dalla coincidenza di alcuni connotati , si è sospettato che l’ex Duca di Modena fosse fra quelli, e molte altre circostanze hanno portato a credere che il sospetto fosse fondato.
Questi tre incogniti con monsignor de Merode partirono poi per Roma. Durante la loro dimora in Ancona si è rimarcato gran movimento con seguite conferenze alle quali è intervenuto anche monsignor Bellà di Pesaro con il colonnello capo di Stato Maggiore di Kalbermatten. Nello scorso mercoledì monsignor De Merode con un capitano dei Dragoni del Belgio è partito di notte onde portarsi a Foligno; ma invece si è diretto al confine napoletano sul Tronto ed ha colà avuto una conferenza con generale Pianelli. Pel Comitato A.X.”

Queste notizie frammentarie, furono confermate con un successivo dispaccio del 2 aprile 1860


Al Comitato di Bologna 30 marzo 1860
Monsignor de Merode il 25 marzo era ad Ancona con vapore del Loyd ai suoi servigi: erano con essi uomini misteriosi, alloggiati a palagio, e tenuti ignoti. Fu cura dei retrivi lo spargere esservi fra essi De la Moriciére; lo che accennerebbe ad un piano antinapoleonico a cui si abbandona il Governo Romano. Certo è che egli era un De La Moriciére che magia di magro il mercoledì ed il venerdì dei quattro tempi, e che fa il segno di croce ogni volta che siede a desco; ciò è positivo. Tutti i militari asseriscono essere veramente De la Moriciére; Mons. De Merode partì venerdì per Roma, con un De-Corcelles ed un ufficiale superiore. Mons. Randi gli tenne dietro con altro ignoto, seco portando ben trentamila scudi del danaro di San Pietro, destinati per le fortificazioni di Ancona. Per Comitato A.X.

Tutti i misteri si sciolsero quanto il giorno di Pasqua del 1860, l’8 aprile, de La Moriciére indirizzò da Roma un ordine del giorno alle truppe con il quale annuncia di avere accettato il Comando dell’Esercito Pontificio.

martedì 25 novembre 2008

Lo Storico a Scuola

Fondazione Duca Roberto Ferretti di Castelferretto
ANCONA 1 DICEMBRE 2008

SCUOLA MEDIA “M. NATALUCCI”

INCONTRO SUL TEMA

IL PASSAGGIO DELLE MARCHE DALLO STATO UNITARIO ALLO STATO NAZIONALE

ANCONA 1860



Scopo dell’incontro è quello di tracciare un quadro generale di riferimento degli eventi del 1860 riferiti ad Ancona in particolare e alle Marche in generale di ordine storico e di educazione civica, in chiave di microstoria, al fine di illustrare ai ragazzi alcuni aspetti di storia risorgimentale della loro città, come premessa per ulteriori attività di approfondimento e acquisizione di nozioni sulla propria identità di cittadini di Ancona.

La Lezione necessariamente frontale, dovrà però essere il più possibile interattivA con spazi dedicati ad interventi dei ragazzi e dibattito circoscritto

Massimo Coltrinari,


I Ora 08,00 10,00
Presentazione da parte del Personale Docente
Introduzione
Le Marche nel 1860: Lo Stato Pontificio ed il Papa re
Intervento di 1 – 2 ragazzi.
Domande dell’assemblea
Domande All’Assemblea

Il Ruolo di Ancona nello Stato Pontificio tra il 1859 ed il 1860 10’
Intervento di 1 – 2 ragazzi.
Domande dell’assemblea
Domande All’assemblea

Ancona Piazzaforte Pontificia. 1860 10’
La Difesa Esterna: Monte Pulito, Forte Altavilla Monte Pelago
La Difesa Centrale: La Cittadella, Il Campo Trincerato e Forte Scrima
La Difesa a Mare, Porta Pia, La Lanterna, Forte Cappuccini, Il Cardeto
Intervento di 1 – 2 ragazzi.
Domande dell’assemblea

Il Territorio degli eventi del 1860
Il Terreno Dominate la Piazzaforte. Le vie di facilitazione e la rete viaria del 1860
La struttura a pettine. Le alture e la fortificazione: La locazione di Agugliano, Offagna, Osimo, Castelfidardo, Loreto Recanati
La Vallata del Musone e la selva di Castelfidardo
Intervento di 1 – 2 ragazzi.
Domande dell’assemblea

II Ora 9.00 – 10.00

La situazione nel settembre 1860. Gli eventi che portarono allo scontro del 18 settembre
L’azione del Gen. Manfredo Fanti (Esercito Sardo)
L’Azione del gen. De La Moriciere (Esercito Pontificio)
Intervento di 1 – 2 ragazzi.
Domande dell’assemblea

Lo Scontro del 18 settembre 1860 nella Vallata del Musone 20
La manovra di interposizione del gen Cialdini
Il piano del gen. De La Moriciere
Lo scontro del 18 settembre: la sorpresa pontificia, la vittoria pontificia e il mancato sfruttamento del successo; la reazione sarda
Intervento di 1 – 2 ragazzi.
Domande dell’assemblea


Tutte le forze su Ancona. L’Assedio 23-29 settembre 1860 20
L’azione della Flotta su Ancona
La Distruzione della Lanterna
La caduta di Ancona.
L’arrivo del Re Vittorio Emanuele il 3 ottobre: Ancona e le marche entrano nello stato nazionale
Intervento di 1 – 2 ragazzi.
Domande dell’assemblea

Modalità
Il Linguaggio sarà calibrato sulle conoscenze dei ragazzi di terza Media
Semplice, lineare e piano
Pochi concetti di riferimento
Saranno stimolate le domante, in sede di risposta, dei ragazzi
Sarà sostenuto da power point
Sarà stimolato anche il dibattito, contenuto per evitare che ci si disperda


Attività preparatoria
I ragazzi dovrebbero essere già orientati sul programma dell’ incontro e svolgere attività extradidattica con lavori di gruppo, ricerche ecc. anche con la distribuzione di materiale di riferimento originale e in fotocopia.
Dovrebbe essere distribuito a gruppi il materiale già pronto per queste esigenze, in particolare le monografie e altro materiale didattico.
- Le Forze Armate Pontificie
- Le Forze Armate Sarde
- I Bersaglieri alla battaglia di castelfidardo
- De Pimodan
- La Vigilia della battaglia di castelfidardo
- Le Manovre che determinarono la Battaglia di castelfidardo
- Depliant sul Museo Selva di Castelfidardo Parco Storico della battaglia
- Estratti di articoli su de Pimodan, Charette, de La Moriciere

Questo materiale può essere acquisito presso la Fondazione Ferretti con un costo minimo (50-100 euro come semplice recupero delle spese di stampa), e poi fotocopiato e distribuito ai ragazzi per preparare la partecipazione

Il presidente della Fondazione Ferretti Eugenio Paoloni è disponibile per questa esigenza. Contattare la Segreteria nella persona di Schiavoni Ilenia
I recapiti sono: Fondazioni Ferretti Via della Battaglia 52 60022 Castelfidardo
Tel 071780156 e mail info@fondazioneferretti.org
www.fondazioneferretti.org

Altre fonti che si possono contattare
1) Italia Nostra Sezione di Castelfidardo Tel. 071 7206592 fax 071 780957
castelfidardo@italianostra.org
http://www.italianostra.org/
Presidente Daniele Carlini
2) Utilizzo dei blog in essere da cui scaricare il materiale:

http://www.fondocoltrinari.blogspot.com/
www.coltrinaricastelfidardo1860.blogspot.com



Assedio di Ancona 1860

Notificazione

ANCONETANI

In seguito della notificazione dell’8 settembre di S.E. il Generale in Capo, il Sig. Colonnello Comandante de Gady Comandante Civile e Militare della Città e della provincia di Ancona avendomi delegato i poteri civili, è utile e giusto che voi conosciate fin da principio il sistema che voglio seguire.

Membro per più anni della grande Assemblea Rappresentativa del mio paese, immischiato nella sua politica, ho di recente abbandonato la Francia e la mia famiglia per riprendere una spada che nella mia gioventù ho impugnato con onore, ed offrire nello stesso tempo al Sommo Pontefice l’ultima goccia del mio sangue. Ecco in queste poche parle un’idea della mia vita. Nemico dell’arbitrario, ed altrettanto devoto al Padre comune dei fedeli, non vengo qui per aggravare i rigori necessari nello stato d’assedio; voglio al contrario con il consiglio e coll’aiuto dei vostri onorevoli cittadini, addolcirlo per quanto lo permetterà il mantenimento dell’ordine.

Voglio prevenire ogni disposizione di rigore inutile, rispettare le vostre franchigie municipali, preparare dei lavori per l’inverno alla classe laboriosa, consultare il commercio nei suoi bisogni ed aiutarlo se è possibile. Voglio infine riunire pel tratto avvenire della vostra città tutti gli elementi di buona amministrazione di prosperità e di pace.

Oso sperare che queste intenzioni non vi saranno disgredevoli. Voi mi aiuterete a realizzarle e a trascorrere felicemente tempi così difficili. Lo farete, io ne sono certo, per l’amore che avete per l’ordine e per la devozione che nutrire per più paterno a più dolce dei Sovrani.

Se il vortice della rivoluzione si agita sul vostro capo, se si tenta di sedurvi ed ingannarvi per false teorie, ricordate quel crudele anno del 1848 nel quale il pacifico cittadino non era garantito dal pugnale dell’assassino. La rivoluzione non è forte, che quanto si teme!

Guardate quanto è maggiore il numero degli onesti e come è piccolo quello dei fattori del disordine. Voi conoscete questi ultimi gli uomini pacifici, al commercio, all’industria, a tutti i lavori ed ai progressi utili; mantenimento della pubblica tranquillità e repressione energica del disordine e della rivolta

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Ancona 10 settembre 1860 Il Comandante Civile C.te De Quattrebarbes

Assedio di Ancona 1860

Notificazione

ANCONETANI

In seguito della notificazione dell’8 settembre di S.E. il Generale in Capo, il Sig. Colonnello Comandante de Gady Comandante Civile e Militare della Città e della provincia di Ancona avendomi delegato i poteri civili, è utile e giusto che voi conosciate fin da principio il sistema che voglio seguire.

Membro per più anni della grande Assemblea Rappresentativa del mio paese, immischiato nella sua politica, ho di recente abbandonato la Francia e la mia famiglia per riprendere una spada che nella mia gioventù ho impugnato con onore, ed offrire nello stesso tempo al Sommo Pontefice l’ultima goccia del mio sangue. Ecco in queste poche parle un’idea della mia vita. Nemico dell’arbitrario, ed altrettanto devoto al Padre comune dei fedeli, non vengo qui per aggravare i rigori necessari nello stato d’assedio; voglio al contrario con il consiglio e coll’aiuto dei vostri onorevoli cittadini, addolcirlo per quanto lo permetterà il mantenimento dell’ordine.

Voglio prevenire ogni disposizione di rigore inutile, rispettare le vostre franchigie municipali, preparare dei lavori per l’inverno alla classe laboriosa, consultare il commercio nei suoi bisogni ed aiutarlo se è possibile. Voglio infine riunire pel tratto avvenire della vostra città tutti gli elementi di buona amministrazione di prosperità e di pace.

Oso sperare che queste intenzioni non vi saranno disgredevoli. Voi mi aiuterete a realizzarle e a trascorrere felicemente tempi così difficili. Lo farete, io ne sono certo, per l’amore che avete per l’ordine e per la devozione che nutrire per più paterno a più dolce dei Sovrani.

Se il vortice della rivoluzione si agita sul vostro capo, se si tenta di sedurvi ed ingannarvi per false teorie, ricordate quel crudele anno del 1848 nel quale il pacifico cittadino non era garantito dal pugnale dell’assassino. La rivoluzione non è forte, che quanto si teme!

Guardate quanto è maggiore il numero degli onesti e come è piccolo quello dei fattori del disordine. Voi conoscete questi ultimi gli uomini pacifici, al commercio, all’industria, a tutti i lavori ed ai progressi utili; mantenimento della pubblica tranquillità e repressione energica del disordine e della rivolta

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Ancona 10 settembre 1860 Il Comandante Civile C.te De Quattrebarbes

lunedì 10 novembre 2008

Assedio di Ancona 1860 I Comandanti Pontifici

Notificazione
Spoleto, Quartier generale, 8 settembre 1860

De Gady, Colonnello Svizzero fatto comandante militare. Quattrebarbes comandante civile

A seguito del proclama 7 7mbre 1860 che mette in stato d’assedio la città e la provincia di Ancona, il Colonnello De Gady, Comandante superiore della città e della provincia di Ancona riunirà i poteri civili e militari. La Gendarmeria della Provincia passa sotto i suoi ordini immediati e non potrà esservi fatta alcuna mutazione senza averla prima sottomessa a Lui. Il sullodato Signor Colonnello delegherà i poteri civili al Capitano di Stato Maggiore della suddivisione di Ancona. I servizi che dipendono dal Ministero delle Finanze continueranno a funzionare come avanti la notificazione del 7 7mbre sopraccitato
I loro Capi dovranno tuttavia cedere alle requisizioni che gli verranno dirette dall’Autorità Militare ed informarla dei fatti che potessero interessarli.
I servizi che dipendono dal Ministero dell’Interno la Direzione Generale della Polizia dei lavori pubblici e del Comune e saranno sotto la Direzione del Conte De Quattrebarbes che potrà conservare o rimpiazzare gli impiegati, senza però aumentare la spesa totale portata dal preventivo dei loro rappresentanti.
Il Consiglio Municipale della Città di Ancona è disciolto; gli interessi della Comune saranno amministrati da una Commissione composta di tre membri nominati dal Conte De Quattrebarbes e sotto la sua presidenza, e della quale farà parte il Segretario attuale della Municipalità . Gli altri consigli municipali della Provincia continueranno a funzionare come esistono al giorni di oggi , e lo stesso sarà nella Camera di commercio. Per ciò che concerne le riunione del Consiglio Provinciale verranno inviate le istruzioni necessarie al Conte De Quattrebarbes.
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Spoleto 8 settembre 1860 Il Generale Comandante in Capo De La Moriciére

martedì 4 novembre 2008

Assedio di Ancona 1860. Proclamazione dello Stato d'Assedio

Riportiamo il testo della Proclamazione dello Stato d’Assedio nella Città e Provincia di Ancona il 7 Settembre 1860, che può essere considerato il primo atto dell’Assedio di Ancona nella Campagna del 1860.

Proclamazione dello stato d’Assedio nella Città di Ancona
Spoleto, Quartier generale, 7 settembre 1860

Il Generale in Capo dell’Armata Pontificia, Gran Croce dell’Ordine Piano, Legion d’Onore, Commendatore dell’Ordine di Leopoldo del Belgio
In Presenza dei poteri che ci sono stati conferiti dalla lettera ministeriale del 22 maggio 1860 n. 38 all’epoca della invasione del pacifico territorio dello Stato della Chiesa, per sempre più garantire la sicurezza delle persone e proprietà, abbiamo stabilito ed ordiniamo quanto appresso:

1. Le notificazioni del generale De-Kalbermatten in data 5 giugno e 11 luglio 1859 sono annullate e vengono rimpiazzate dalle seguenti disposizioni.
2. La Città e la provincia di Ancona sono messi in stato d’assedio
3. Le attribuzioni Governative e della Polizia vengono trasferite all’autorità militare
4. Il Consiglio di Guerra stabilito in forza alla notificazione del 5 giugno 1859 sopracitata cesserà di funzionare colla data della presente e verrà rimpiazzato da un Consiglio di Guerra speciale straordinario, i componenti del quale, presi dagli ufficiali di tutti i corpi della Guarnigione, saranno nominati dal Colonnello de Gay Comandante la suddivisione militare, al quale effetto gli deleghiamo tutti i nostri poteri. Il Sig. Capitano Esseiva Uditore adempierà le funzioni della sua carica presso del detto Consiglio e sarà rivestito di tutti i diritti e prerogative attribuite in simile caso agli Uditori Divisionari.
5. Il Consiglio di Guerra speciale straordinario giudicherà dei delitti di lesa maestà, violenza politica, detenzione e spaccio d’armi e munizioni da guerra, d’arruolamento e d’ingaggio, dei quali tratta il libro II, titolo III, V,VI dell’Editto del 20 settembre 1832 dei delitti e delle pene, della compra degli effetti militari contemplati nell’Editto del 1 Aprile 1812 sulla giustizia criminale disciplinale militare.
6. Oltre alle pene inflitte dalle disposizioni legislative sopraccitate si stabilisce che verranno puniti con la pena di morte e con una multa di scudi 1000, 30000 da fissarsi dal Tribunale secondo la gravità del caso ( la detta multa sarà raddoppiata per i contumaci.)
§ 1. Quelli che prendono le armi contro il Sovrano ed inalberano lo stemma rivoluzionario.
§ 2. Quelli che sono i promotori e gli istigatori di sedizioni ed insurrezioni contro il Sovrano e del Governo mediante
arruolamenti d’uomini, ammasso e spaccio d’armi e munizioni da guerra, amministrazione delle dette armi e
munizioni di qualunque altro mezzo di sommossa, divulgazione di stampe o scritti eccitanti alla ribellione,
quantunque questa non abbia avuto effetto.
§ 3. Quelli che forniscono, inviano,o ritengono scientemente denaro destinato ad aiutare o fomentare la ribellione
seduzione della truppa, o qualunque altro atto fine ostile al governo. Il detto denaro verrà confiscato di pieno diritto
a favore del tesoro pubblico dovunque ed in qualunque mano esso si trovi e benché il detentore alleghi l’ignoranza
del fine e cui esso era destinato.
§ 4. Quelli che eccitano o più militari pontifici alla diserzione benché questa non abbia avuto effetto, quelli che l’avranno
favorita o tentato di favorirla
§ 5. Quelli che di fatto resistono e si oppongono d’una maniera grave all’Autorità, ed alla forza pubblica, e quelli che
Si rendono rei di colpi, ferite, vie di fatto, conato d’assassinio contro dei militari anche fuori di servizio.
§ 6. Tutti colo che d’accordo con uno o più individui tentano di turbare l’ordine pubblico, o tengono mediante lettere
o altro corrispondenze nello Stato o all’Estero a cangiare la natura del Governo.
§ 7. La rottura o il conato di rottura dei fili, pali ed apparecchi del telegrafo elettrico.
7. Sarà punito con i lavori forzati a tempo da estendersi ai lavori forzati a vita a seconda le circostanze e con una multa di 100 a 1000 scudi secondo la gravità del caso (la quale sarà raddoppiata per i contumaci)
§1. La diffusione di novelle allarmanti falsee la eccitazione alla rivolta mediante discorsi e scritti come anche le grida e
clamori sediziosi.
§2. Il ricetto scientemente accordato ad un individuo colpevole o prevenuto di un delitto contemplato nel §.VI; inoltre
quelli che avranno ricettato un disertore, ed avranno facilitato la diserzione mediante false indicazioni date scienta-
mente alla forza pubblica messa nelle di lui tracce, saranno compresi nel presente articolo.
§ 3. La fabbrica, l’occultamento, lo spaccio e la distribuzione di emblemi e segni sediziosi, bandiere, fettuccie coccarde.
§ 4. La compra d’effetti militari appartenenti al Governo.
§ 5. Ogni specie di collette e questue fatte per un fine ostile al Governo e l’invio all’Estero di denari ed altri oggetti
ai nemici del Governo.
§ 6. Gli attruppamenti di giorno e di notte tendenti a turbare la tranquillità pubblica.
§ 7. Il fatto d’appartenere a società segrete, ad assistere a conciliaboli aperti ed anche in luoghi riservati e chiusi
§ 8. L’alloggio somministrato ad individui sospetti, o notoriamente nemici del Governo senza averne dato parte
all’Autorità
§ 9. La lacerazione o la lordura degli Editti pubblici, la distruzione e la lordura delle Armi del Sovrano poste in un
Luogo pubblico fatto per odio o disprezzo.
§10. Le offese gravi fatte pubblicamente senza provocazione a militari ed alla loro uniforme.
8. Tutte le volte che il Tribunale ammetterà in favore dei colpevoli il beneficio delle circostanze attenuanti potrà disgiungere
la pena peculiare dalla corporale stabilita negli articoli 6 e 7 della presente notificazione. A riguardo della sola pena della
multa, che in questo caso sarà sempre il massimo delle somme determinate nei detti articoli
9. Dal momento che un individuo verrà tradotto avanti il Consiglio di guerra tutti i suoi beni immobili e mobili, in qualunque
Parte dello Stato si trovino, saranno ipso facto sottoposti ad una ipoteca generale a favore del Governo e posti provvisoriamente sotto sequestro a garanzia delle multe indicate dei paragrafi 6 e 7 della presente notificazione. Il Fisco potrà all’occorrenza prendere tutte le misure che crederà necessarie per impedire la parziale o tale lesione dei suoi diritti.
Saranno assoggettati al pieno effetto di questo articolo anche quelli che si sono sottratti all’arresto comandato contro di
Loro dall’Autorità militare e sottoporli al Consiglio di Guerra.
10. Le cause saranno rimesse al Tribunale sia dal Comandante militare che dall’Uditore. L’istruzione del processo verrà fatta
Dal personale militare assistito dal suo attuarlo di una maniera sommaria. Le sentenze del Consiglio di Guerra saranno
inappellabili ed il tutto ricade sotto l’Editto sopraccitato del 7 aprile 1842

Spoleto 7mbre 1860 Il Generale Comandante in Capo De La Moriciére


Per ogni informazione o approfondimento scrivere a Massimo Coltrinari (coltrinari@tiscali.it)

martedì 21 ottobre 2008

"La battaglia di Castelfidardo" a Spoleto

“La battaglia di Castelfidardo” a Spoleto
di Giovanni Cecini
Sezione UNUCI di Spoleto
Confrenza di Massimo Coltrinari su
"Lo scontro del 18 settembre 1860 a Castelfidardo"
di
Giovanni Cecini
L’anno 2008 si colloca alla vigilia di importanti appuntamenti di rievocazione storica, legati all’Italia e al suo Risorgimento nazionale. Il 150° anniversario dell’Unità non appare solo un arido formalismo, da celebrare per dovere d’ufficio, ma l’occasione per rinsaldare in un’unica circostanza i valori fondanti del Paese. Essi trovano il loro pieno ed effettivo compimento nell’arco di cento anni, perché espressi sia nel periodo risorgimentale contro l’oppressione conservatrice e straniera, sia nel periodo postfascista, dove il riscatto della Nazione si è sviluppato nel “secondo” Risorgimento con la lotta contro il totalitarismo, per poi trovare significato nella scelta repubblicana e nella promulgazione della Costituzione del 1948.
E’ con questo clima che nel pomeriggio del 30 settembre presso la sede Unuci di Spoleto si è svolta un’importante iniziativa di tipo storico-culturale: un’attenta esposizione del generale di brigata Massimo Coltrinari sulla battaglia di Castelfidardo del 1860.
Dopo gli onori di casa del generale Franco Fuduli, presidente della sezione, Coltrinari ha inquadrato gli avvenimenti nello scenario socio-politico del biennio 1859-60, in particolar modo analizzando la figura di Giuseppe Garibaldi, nella sua poliedrica espressione di patriota, generale, rivoluzionario e massone. Proprio l’«Eroe dei due Mondi» appare indicativo per comprendere la successione degli eventi intercorsi tra l’avvicinamento di Cavour alla Francia di Napoleone III e l’incontro a Teano tra il repubblicano Garibaldi e il « re d’Italia» Vittorio Emanuele II.
Nell’analisi dei fatti, esposti dal generale Coltrinari, è emerso come il contesto internazionale e l’appartenenza massonica della maggior parte dei protagonisti di primo piano di quel periodo siano stati elementi essenziali e imprescindibili per il successo dell’unificazione nazionale sotto l’ala sabauda.
Se l’Italia per secoli era stata campo di battaglia e tenuta di caccia per le principali potenze europee, solo il tacito assenso o addirittura la piena partecipazione di paesi, come la Francia o la Gran Bretagna, possono spiegare la facilità e la rapidità con la quale in un biennio si è realizzato il sogno di unificazione politica, fino ad allora inespresso e testimoniato solo dalla lunga e millenaria comunanza culturale dei sudditi residenti dalle Alpi alla Sicilia.
In tal senso va inquadrata la sottile tessitura cavouriana con l’Imperatore «dei francesi» e la simpatia con la quale la società inglese guardava le azioni di Mazzini e di Garibaldi. Proprio seguendo questa analisi retrospettiva, Coltrinari tuttavia ha messo in luce alcuni aspetti molto importanti, rimarcando la provenienza massonica di Garibaldi e di Vittorio Emanuele. Solo questa comunanza segreta poté permettere al primo di avere successo, dove Carlo Pisacane aveva fallito, e trovare nelle logge londinesi un supporto di pressione essenziale contro la debole economia borbonica. In parallelo il Re riuscì, attraverso l’intervento militare piemontese nelle Marche e nell’Umbria e poi giù fino a Teano, nei tre obiettivi fondamentali che si era proposto per divenire l’unico “controllore” della Penisola: spegnere ogni fantasma repubblicano nel Mezzogiorno, magari con a capo Garibaldi stesso; impedire uno sconfinamento nel Lazio di quest’ultimo, che la Francia paladina del Papa avrebbe colto come azione contro di essa; ereditare le vittorie garibaldine ed essere investito dal generale nizzardo come capo indiscusso della Penisola, in questo caso non tanto perché “Re”, ma come “Maestro” massone.
Seguendo questa chiave logica e interpretativa, così si spiega la pronta reazione di Torino sulla dorsale adriatica verso Sud, fino alla battaglia decisiva di Castelfidardo del 18 settembre 1860, dove si scontrarono la compagine con a capo Vittorio Emanuele e le formazioni pontificie, incalzate anche sulla costa dalla flotta piemontese contro la piazzaforte di Ancona. Gli sconti si susseguirono su tutto l’arco appenninico umbro-marchigiano e anche presso Pesaro. L’obiettivo delle truppe mandate da Roma (circa 10.000 uomini), forti di un contingente multinazionale eterogeneo e confuso guidato dal generale francese Cristoforo De Lamoricière, era arrivare al mare a tappe forzate attraverso Foligno, Tolentino e Macerata, per fermare l’avanzata da Nord. La risposta piemontese fu diretta ed energica e i franco-papalini furono bloccati dal doppio fronte, composto da 39.000 soldati, proposto dal generale Fanti e messo in atto dal generale Cialdini.
La battaglia per quanto secondaria nella memorialistica storica, sia perché non inserita nelle classiche “Guerre d’Indipendenza” e sia perché sovrastata dalla contemporanea Spedizione dei Mille, che tutto offuscò e inglobò in sé, rappresenta comunque ancora una tappa fondamentale per la realizzazione dell’Unità. La vittoria a Castelfidardo permise l’avanzata verso Sud e portò, con l’incontro campano tra il Savoia e il repubblicano Garibaldi, la confluenza di intenti nel compiere il primo passo verso l’Italia, una, indipendente e libera. Per raggiungere il quarto aggettivo mazziniano di «repubblicana» bisognerà aspettare oltre 80 anni, ma in quel momento già appariva molto anche per lo stesso Garibaldi.
L’aspetto politico, oltre quello militare, non fu secondario. La società cattolica francese aveva come missione la difesa del Papa, ma Napoleone III comprese che fermare i garibaldini era anche per Parigi un fondamentale elemento di stabilità, non avendo Vittorio Emanuele II propositi espliciti su Roma. Le intuizioni di Cavour, i timori di ritrovarsi una Repubblica partenopea una volta scacciati i Borbone, l’opportunità di addomesticare Garibaldi nei suoi possibili intenti rivoluzionari fecero il resto, essendo tutti tasselli che imposero una volta su tutte il predominio del piccolo e battagliero Piemonte sulla scena internazionale.
Poco più di dieci anni prima l’esercito di Carlo Alberto era stato annichilito e ricacciato oltre il Ticino. Nel 1860 quello stesso esercito controllava virtualmente lo Stivale dal Mincio alla Sicilia, presupposto fondamentale per il nuovo assetto statale e nazionale d’Italia.
Al termine della serata di studi, il generale Coltrinari ha colto l’occasione per proporre alle insegnanti e agli alunni presenti in sala un’iniziativa già collaudata negli anni passati con la rivista “Il Secondo Risorgimento d’Italia”. In un periodo in cui molto spesso la Memoria e il Ricordo sono oggetto di dibattiti e talvolta di strumentalizzazioni, “La storia in laboratorio” rappresenta un’occasione per avvicinare la didattica classica a metodi extrascolastici di apprendimento sul campo. L’alunno e lo studente non sono più soggetti passivi dell’insegnamento, ma protagonisti di elaborati, articoli, progetti grafici finalizzati allo stimolo individuale e al lavoro di gruppo. In questo modo le giovani generazioni possono trovare un approccio nuovo e stimolante (attraverso incontri, testimonianze e attività ludico-ricreative) allo studio e alla comprensione di tematiche di carattere storico, fondamentali per diventare buoni e responsabili cittadini del domani.

martedì 1 luglio 2008

Io ho sopra di me l'incubo dell'Austria

Manfredo Fanti, al momento della dichiarazione del blocco di Ancona da parte della Flotta ed in procinto di dare l’assalto con tutte le forze disponibili scrive una lettera al primo ministro Conte di Cavour che è un punto di situazione della realtà tattica del momento. Vi si descrive anche il piano generale d’Attacco alla piazzaforte che già nelle sue linee essenziali è un ottimo esempio di cooperazione, oggi si direbbe interforze, tra tutte le unità disponibili. Il ruolo di Comandante in capo di Manfredo Fanti si esalta in questi avvenimenti e rappresenta uno degli esempi di unità di comando che rimpiangeremo sei anni dopo, nel 1866 a Custoza,.
“Loreto 24 settembre 1860
Pregiatissimo Conte,
Qui non ci fermiamo un minuto, ma vi sono delle distanze enormi, che se le abbiamo percorse nel modo che si è fatto , si deve più al morale e alla buona fortuna, altrimenti non si avrebbe ottenuto dal soldato un simile sforzo. Ieri dopo essermi concertato con di persano, si cominciò il fuoco sui lavori che si stavano facendo nelle alture esterne della piazza, Monte Pelago e Monte Pulito. Cialdini, che ha avuto molto meno cammino da percorrere di La Rocca potrà aprire il fuoco domani appena impadronitasi del colle di Posatore dalla parte di Rimini dove stanno due compagnie con due pezzi. Di là potrà con 30 pezzi da campagna ( da 16, rigati e obici) molestare la continuamente la Cittadella, dove si è stabilito de la Moriciére, ed il campo trincerato che ci sta davanti. Questo è un falso attacco che potrebbe anche divenire il più importante per la resa se Cialdini con il concorso della Marina ( e qui erano necessario le cannoniere per il poco fondo dell’acqua) può impadronirsi del Lazzaretto e del bordo che sta sotto il castello e che non può essere offeso da questo perché separato da un alto scoscendimento. Il vero attacco lo fa La Rocca dalla parte del Gardetto e le alture davanti. Bisogna quindi prendere bruscamente ( e sarà dopo domani mattina non essendo possibile prima perché le truppe di La Rocca non saranno a posto che domani sera) le lunette di monte Pelago e monte Pulito, alla cui operazione coopererà la Marina dal mare.
Fatto questo si stabilisce la grossa artiglieria che batta contemporaneamente la lunetta di Santo Stefano ( che è opera di certa considerazioni con muri di rivestimento, cammino di ronda con feritoie) e monte Gardetto, vero obbiettivo dell’assedio. Ma per l’assaltare monte Gardetto bisogna che la lunetta di Santo Stefano non possa offendere di fianco colla mitraglia e i proiettili le truppe che andranno all’attacco del Garretto. Prodomi del Garretto è quando io penso, che si deve dare un attacco generale con il concorso della squadra, la quale distratte le batterie al mare, sbarcherebbe bersaglieri sul molo i quali coopererebbero l’attacco di La Rocca ai Cappuccini e l’altro sbarco al Lazzaretto faciliterebbe l’entrata di Cialdini per Borgo di pota Pia. Forti e vigorosi attacchi e da punti così lontani non ponno che riuscire completamente.
Oggi il parco finisce di sbarcare. Ho ordinato che al posto di Umana vadino tutti i cavalli del gran parco del IV Corpo e dei parchi divisionali e così il 26 potranno condurre il parco al sito dove si collocheranno i pezzi. Si devono fare le batterie per collocare i pezzi e il fuoco lavorando da disperati (il vero fuoco intendo), sarà aperto il 27.
Di Persono cannoneggiò ieri le alture e di monte Pelago monte Pulito e il Garretto. Non ha ricevuto danni benché il solo Carlo Alberto ricevesse più di 40 proiettili. Le mando a dire che si metta più lontano, dacchè so da Ancona che i proiettili della nostra Marina riescono troppo lunghi. Di Persano mi dice che non ha avuto alcun morto, e solo due feriti. Per avere carbone ha mandato la Costituzione in Manfredonia, e il Governolo a Trieste, per comunicare a quelle autorità il blocco di Ancona. Così potrà anche osservare e sentire se vi è qualche movimento della squadra austriaca.
Riguardo al progetto di andare S.M. a Napoli con un Corpo di Armata, e per gli Abruzzi (così si evita Roma e Gaeta) mi pare eccellente sotto tutti i rapporti. Non vi è difficoltà per La Rocca. Le difficoltà sta in ciò che Cialdini ha una divisione della quale una brigata è toscana e questa va bene; ma l’altra è quella di Parma (forse delle più calde garibaldine se Garibaldi vi si avvicinasse). Dargli una divisone vecchia si scompone tutto e assolutamente non si può ne si deve fare. Ho pensato di dargli una brigata toscana della divisione Stefanelli e mandare la brigata Parma con Stefanelli. Ne parlerò oggi con Cialdini.
Riguardo di mandare a V.E. rapporti, proposte di ricompense, mi è impossibile per il momento in mezzo alla marcie continue e alla faraggine di cose tutte urgentissime. Mi riservo di farlo in 24 ore appena presa Ancona. Adesso stesso (?) all’assedio come ne ho preso io stesso la direzione immediata bisogna che veda e provveda a tutto.
Si faccia dare dal generale Ricci:
1° una carta (l’austriaca) all’84600 per vedere l’insieme
2° la carta d’Ancona e suoi dintorni
3° la carta o pianta della città d’Ancona
In essa carta vedrà:
1° che il mio quartier generale ( dove vado da qui a poche ore) e alla favorita sotto Castro (Candia, n.d.a)
2° Cialdini è a colle Piacevole e La Rocca a monte Acuto e Pietra della Croce
3° Parco del genio a Ranocchia, intendenza, parchi di riserva più indietro di Ranocchia in Val d’Aspio
Ho stabilito ossia si sta stabilendo un filo elettrico della Torretta ( sul paino di colle Piacevole, Castro e monte Acuto. Vi sarà stazione a Torretta per il Persano, a colle Piacevole per Cialdini, a Castro per me e l’intendenza e a monte Acuto per La Rocca.
Oltre a ciò ho stabilito da Monte Acuto segnali colla Marina ed è perciò che vi è cola a disposizione di La Rocca un sottufficiale di marina colle bandiere necessarie. Ho lasciato guarnigioni a Spoleto, Perugia, Foligno, Macerata e Loreto,. Ci ho lasciato dei granatieri, come sono granatieri quelli che vanno con Frignone.
Mi pare che è bene veda il paese dei bei uomini e disciplinati. Queste guarnigioni e colonna, oltre un battaglione di granatieri che fu staccato per la scorta dei prigionieri, ha ridotto la divisione granatieri a poco più di una brigata che peraltro è supplita dalla brigata Bologna e due battaglioni bersaglieri. Si può dire che La Rocca ha la forza di una divisione ma basta. Il nemico non potrà mai uscire con più di 3000 uomini, se esce, giacché mi pare che voglia restringere la difesa alla piazza e alle vecchie opere esterne del Garretto e lunetta Santo Stefano.
Ad Ascoli non ci ho lasciato che un vecchio battaglione bersaglieri e perché il paese è tranquillo e il cardinale De Angelis fuggì da Fermo poche ore prima che vi arrivasse Pinelli; 2° perché le molte guarnigioni lasciate dai granatieri mi obbligarono a richiamare la brigata Bologna sotto Ancona, e ciò per non toccare o sminuzzare il 4° Corpo. Adesso ho mandato un battaglione e due pezzi presi a Rimini a San Leo per prendere quel forte, ove vi è di comandante un capitano austriaco che se ne ride alla barba dei volontari che l’assediano, i quali per parte loro ne erano talmente annoiati da minacciare di andarsene. Così scrive Valerio che si è fissato a Senigallia e che per me credo sarebbe meglio assai a Macerata. Anche quei volontari li manderò a casa, come ho fatto ieri con quelli venuti dalla parte del Tronto. Bisognerà fare la stessa cosa con quelli di Masi, ma a questi che hanno lavorato e occupato Orvieto e Viterbo, sarà bene dar loro una gratificazione in denaro. Appena presa Ancona e ammesso che il 4° Corpo vada a Napoli con Sua maestà, io disporrò la divisione granatieri e la brigata Bologna in modo da tenere Toscana, l’Umbria e Le marche. Adesso penserò al modo migliore sotto l’aspetto militare e politico. Ciò che mi pare somma urgenza si è che si faccia subito la fusione delle Marche e dell’Umbria e delle terre romane oltre Albano e Tivoli. Prendiamo, prendiamo e poi provvederemo. Da Ancona alla frontiera degli Abruzzi vi sono tre marcie e dieci circa da detta frontiera e Napoli, attraversando l’Appennino. Così si evita come dissi di passare vicino a Roma e vicino a Gaeta.
La prego di dire a Pettinengo che ho ricevuto la sua nota sull’armamento delle nuove piazze. Che acceleri ogni cosa colla velocità se non dell’elettrico al meno del vapore. Io ho sempre sopra di me l’incubo dell’Austria
Mille saluti e ringraziamenti ai colleghi, che spero di rivedere quanto prima. IO dissi e ripetei che avevo bisogno di tutto settembre e mi pare che se mi sbaglio sarà di ben poca cosa. Aff.mo M. Fanti

Molte le note che si possono fare a questa lettera. La più interessante è quella relativa alla azione da svolgere nei confronti di Garibaldi. E’ evidente i n Fanti la preoccupazione della composizione delle proprie Unità dipendenti. Troppo giovane era la formazione di queste unità per non sentire le ripercussioni politiche e quindi una predisposizione delle stesse a sentire i richiami rivoluzionari e garibaldini. Altra annotazione, la scarsezza del carbone, che costringe Persano ad inviare due navi a Trieste e Mafredonia per un possibile rifornimento. Nel contempo la prima deve svolgere anche attività informativa nei confronti della squadra Austriaca: è sempre presente nei Comandanti sardi l’eventualità che l’Austria dichiari guerra, mutando in brevissimo tutto lo scenario d’operazioni. La frase “Io ho sempre sopra di me l’incubo dell’Austria” è estremamente significativa.
(coltrinari@tiscali.it)

giovedì 12 giugno 2008

Una Croce e nel posto sbagliato

Non si può non prendere posizione di fronte agli ultimi avvenimenti. Non per spirito di polemica o per rinfocolare diatribe che ormai la storia ha ampiamente risolto. Ovvero la beatificazione di Pio IX.
E la questione la pongo nei termini di una rievocazione che per noi è basilare, cioè la ricorrenza del 18 settembre 1860 quando sardi e Pontifici si scontrarono a Castelfidardo. E' consuetudine ricordare questa battaglia risorgimentale, che uni la mostra regione al resto dell'Italia, determinando il passaggio delle marche dallo Stato preunitario, pontificio, al Regno d'Italia. Con la successiva presa di Ancona, e con l'arrivo nella Dorica di Vittorio Emanuele II il 3 ottobre divenimmo parte del Regno d'Italia, prclamato il 17 marzo 1861.
A ricordo di questo evento, fu eretto nel luogo della battaglia un Ossario e un Monumento a Cialdini a ricordo e memoria di quegli eventi. Ora i cattolici, nel loro anno giubilare, intendono celebrare questa data anniversaria, celebrando nell'ossario una messa nella quale chiedono il perdono di quelli che furono i loro errori. Tutto questo viene chiamato la purificazione del perdono. "Nulla questio", in merito. Chi ha il dono della fede, quando riconosce i propri errori ha quell'ottimo istituto della confessione e della assoluzione. Ma tutto questo, cosa centra con una battaglia risorgimentale, nella quale, purtroppo, con le armi dovemmo combattere per avere le nostre libertà, la nostra possibilità di essere non solo cattolici, ma anche ebrei, mussulmani, atei, agnostici, laici, valdesi, ovvero di rispettare e far rispettare il principio "libera chiesa(e) in libero stato, principio sancito dalla nostra Attuale Costituzione.
Che tutto questo perdono possa essere, invece, presentato, come una "rivisitazione del risorgimento" ( leggi: rimettiamo in discussione certi principi) e la mostra di Comunione e Liberazione a Rimini già è un messaggio chiaro, che possa essere presentato come una sorta di cortina più o meno fumosa per avvolgere determinati principi ed idee. Certamente non è bello, vedere questa grossa confusione. E che ci sia un subdolo atteggiamento lo dimostra, almeno per quanto riguarda Castelfidardo il fatto che, nel Monumento Ossario ove sono raccolti i Caduti sardi, sulla colonna, dedicata alla libertà dei popoli delle marche, nel 1903 e tollerata per il resto degli anni, sia stata posta una Croce. Ebbene occorre ricordare che tutti quei soldati erano scomunicati perché avevano preso le armi contro Santa Romana Chiesa, e non risolta che tale scomunica sia stata revocata. Inoltre alcuni di loro erano certamente Massoni e certamente non è una cosa seria vedere una croce che li ricorda. Che poi si voglia scrivere, oggi, la storia con i principi e le idee di oggi, adattando il passato alle esigenze ed alle politiche attuali è un piacevole diversivo che porta anche allegria. Allora, in questa chiave, aspettiamo che Haider vada tranquillamente a Mathausen, o in tanti altri campi di sterminio, a chiedere perdono, e naturalmente aspettiamo che in san Pietro, e prima o poi anche questo accadrà, si possa intonare l'Internazionale o Bandiera Rossa nell'abbraccio fraterno dei fratelli comunisti rientrati, figli prodighi,. nell'alveo di Santa Romana Chiesa. Ma non vi è pericolo già il conto e presentato: il cardinale Ratzinger ha già annunciato che "non vi è salvezza se non nella chiesa cattolica". Ed il giro ricomincia. Chi non è con noi, è contro di noi.
Da piccolo, quando vedevo le edicole che esponevano L'Unità, il giornale dei Comunisti Italiani fondato da A. Gramsci, mi ricordavo quello che mi fu detto: chi compra quel giornale è scomunicato, con tutto quello che significava.
Come la guerra è una cosa troppo serie per lasciarla fare ai generali, così la religione, il mistero di Dio, il senso religioso è una talmente importante che occorre ogni tanto, opporsi con fermezza ai dettami della politica clericale del momento. (Lucifero, Ancona, 2000)

mercoledì 21 maggio 2008

La Giornata di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il volume
"La Giornata di Castelfidardo - 18 settembre 1860"
di
Massimo Coltrinari
edito dalla Fondazione Duca Ferretti di Castelferretto,
da Italia Nostra Onlus - Sezione di Castelfidardo, Lions Club Recanati-Loreto,
III Volume del programma editoriale
Il passaggio delle Marche dallo Stato preunitario allo Stato nazionale
è disponibile alla cessione o all'acquisto presso
la Fondazione Duca Roberto Ferretti di Castelferretto,
Via della Battaglia 52, 60022 Castelfidardo,

Un programma editoriale

Il 18 settembre 1860 l'Esercito Sardo e l'Esercito Pontificio si diedero battaglia nella piana del Musone, antistante la Basilica della Santa Casa di Loreto, e sulle pendici di colle Oro. Questa giornata segnò il punto culminante e decisivo della campagna di invasione delle Marche e dell'Umbria per i Sardi e compromise in modo marcato le possibilità di resistenza dell'Esercito Pontificio, anche se non fu la giornata decisiva e definitiva,della campagna stessa, rimanendo la piazzaforte pontificia di Ancona ancora in armi.
Con questo volume, che nel piano editoriale[1] elaborato nel quadro delle attività editoriali della Fondazione Duca Roberto Ferretti di Castelferretto, segue quello dedicato agli avvenimenti che portarono alla Battaglia di Castelfidardo (M.Coltrinari, L’anno di Castelfidardo. 1860) e che precede il volume dedicato all’assedio di Ancona, ultimo atto della Campagna nelle Marche e nell’Umbria e del definitivo tramonto del potere temporale dei Papi nelle Marche (M.Coltrinari, Ancona 1860) ma che per ragioni tecnico-editoriali esce per primo, vogliamo entrare nei particolari di questa giornata fondamentale per la Storia della nostra Regione. Spiegare e comprendere perché si è arrivati a questo combattimento, comprenderne la dinamicità, chiarire molti punti, che la comune opinione ha frettolosamente definito, ma che, ad un esame dei dati oggettivi, presentano molte imprecisioni, molte lacune e molte falsità. Vogliano capire se la giornata del 18 settembre 1860 fu una battaglia, un combattimento, uno scontro, un fatto d'arme, e se fu decisiva, oppure la premessa a fatti ulteriori. Vogliano studiare il comportamento delle due parti contrapposte, se tale comportamento fu lineare oppure presenta coni d'ombra o meno, nella accezione comune che i Sardi[2], i vincitori furono veramente bravi, belli ed intelligenti ed i Pontifici, gli sconfitti, solo una massa di mercenari ed opportunisti, mandati allo sbaraglio da una Corte pontificia lontana dalle cose terrene e guerresche. Conoscere il terreno ove si scontrarono e, quindi il territorio, per capire come incise sugli avvenimenti e come determinò l’esito di essi nel contempo per vederne la sua evoluzione, in funzione anche di una sua salvaguardia oggi pesantemente minacciata dalla cementificazione. Chiarire gli aspetti di propaganda e di formazione del consenso per le proprie idee ed iniziative e quindi capire e comprendere perché e per quale motivo, nella opinione comune, tutto è passato allo Storia e tramandato come "battaglia di Castelfidardo", mentre per i Pontifici e in tutti i documenti coevi si parla di "scontro di Loreto" e non solo. Basta un sommario esame dell’area in cui svolsero i combattimenti e subito ci si accorge che Castelfidardo, come agglomerato urbano, proprio non è partecipe degli avvenimenti del 18 settembre, e non è minimamente né coinvolto né interessato: l’unico suo “merito” è quello di aver ospitato il Quartier Generale del Comandante del IV Corpo d’Armata, al comando gen. Cialdini.
Capire anche i ruoli dei diversi protagonisti durante la Giornata, soprattutto quello dell’appena citato Cialdini, che un monumento eretto nel 1912, nel solco della affermazione degli ideali unitari e risorgimentali nella data anniversaria del cinquantenario, è indicato come il vincitore assoluto, ma che, nella realtà tattica della Giornata stessa, è distante dagli avvenimenti, per non dire assente; capire il ruolo del De La Moricière, in comandante in Capo pontificio, e la sua azione di comando sul campo che, ad un primo sommario esame, appare carente e sicuramente determinate nell’esito della giornata, ma che l’analisi dei momenti che si susseguirono dal momento della apertura del fuoco fino alla decisione in parte giustificano e presentano peculiari aspetti tecnico-tattici di un certo rilievo che impongono una revisione in chiave positiva del suo ruolo.
Capire perché la Chiesa, nel suo insieme, mentre celebra periodicamente avvenimenti di portata universale, adunando attorno al santuario di Loreto folle consistenti in nome della pace, della concordia, della libertà del mondo, non spende alcun minuto, alcun atto minimale per ricordare, almeno una volta all’anno, chi è venuto, nel 1860, da tutta Europa a morire per Lei e per i suoi diritti (temporali), anche se alla luce di oggi appiano alquanto desueti, inconsistenti, sorpassati e incomprensibili.
Approfondire e chiarire questa Giornata non per spirito di contraddizione, o per mettere in discussione gli eventi che portarono alla unificazione dell'Italia ed alla fine del potere temporale dei Papi, nell’approccio di tutto ridiscutere e riesaminare. Sono processi che nessuno pensa di porre in discussione, sull’onda delle mode del momento se non correre il pericolo di fare un uso politico degli avvenimenti del passato o addirittura scrivere cose false.[3]
Proprio perché ormai tutto quello che stiamo studiando ed analizzando è fuori da ogni contesa, le passioni e le polemiche (di allora) si sono sopite, si ha la possibilità di avere la serenità ed il piacere scientifico di analizzare, con dati oggettivi, quanto è accaduto in questa Giornata, per comprendere la reale dinamica degli avvenimenti ed il susseguirsi dei fatti e dare ad ognuno dei protagonisti il suo oggettivo profilo.[4]
[1] Il piano editoriale prevede la pubblicazione di quattro volumi, dai seguenti titoli. Volume I, Le Istituzioni Militari Pontificie sotto il pontificato di Pio IX. Questo volume è articolato in settori articolati per periodi storici: I – 1846-1848, II – 1849 La Repubblica Romana, III – 1850-1860, la Restaurazione, IV 1860, De La Moriciére, V - !861 -1867, La Difesa del Patrimonio di San Pietro Mentana, 1868-1870, VI La fine dell’Esercito pontificio, VII 1871-1876 I Corpo d’Onore e Sicurezza.
Il Volume II, L’anno di Castelfidardo 1860, in cui si descrivono gli avvenimenti susseguitesi per attuare la volontà di difendere con un proprio esercito lo Stato Pontificio, in particolare l’azione del gen. De La Moriciére e del de Pimodan, sorretti dalla volontà e dalla politica di monsignor De Merode.
Il Volume III, La Giornata di Castelfidardo 18 settembre 1860 che è questo.
Il Volume IV, Ancona 1860, in cui si descrive lo stato della piazzaforte dorica nel 1860, gli interventi che si sono avuti per rafforzarla e i danni che ha subito in seguito alle vicende dell’assedio; inoltre la descrizione pone l’accendo sulle vicende operative che portarono all’investimento da parte dei Sardi della città, che rappresenta uno dei rari esempio di impiego Esercito-Marina, oggi si direbbe interforze, e, in un certo aspetto, anche “interagency”, della nostra storia militare del Risorgimento.
[2] Nel comune parlare, l’Esercito al comando del generale Manfredo Fanti era chiamato “piemontese”, e i suoi soldati “piemontesi”. Il Ducato di Savoia agli inizi del 1700 aveva acquisito la Sicilia; in un successivo trattato questa fu scambiata con la Sardegna; nello stesso trattato il Duca di Savoia fu riconosciuto Re, ed assunse il titolo di Re di Sardegna. Tale titolo fu mantenuto fino al 17 marzo 1861 quanto il Regno di Sardegna divenne Regno d’Italia. Per questa ragione la dizione corretta, nel definire le truppe al comando di Manfredo Fanti, come truppe del Re di Sardegna, e quindi “Sarde” e nomi equivalenti.
[3] Vds. al riguardo Fejto F., Dalla falsificazione alla veridicità della Storia, in “Secondo Risorgimento d’Italia”, n.4/2003, pag. 85 e segg. in cui si delinea la funzione degli Storici in sistema con la veridicità e falsificazione della Storia con cenni anche alle fonti della falsificazione della Storia; vds inoltre anche Laganà A., L’uso politico della Storia. Storia bugiarda, Storia condivisa. Revisionismo e Antirevisionismo, in “Secondo Risorgimento d’Italia” n.5/2003 in cui si approfondisce l’approccio della Storia quando diviene bugiarda o nasconde i fatti o li crea dal nulla o li travisa deliberatamente.

[4] Le correnti della Lega Nord negli ultimi anni hanno messo in discussione l’Unità d’Italia e la stessa concezione ed integrità dello Stato. Propongono una divisione dell’Italia in Stati Regionali, sul modello della ex Jugoslavia, che si è riarticolata, per non dire frantumata, in Stati regionali, come la Slovenia, La Croazia, la Serbia, La Macedonia ( che non si ha nemmeno il coraggio di chiamarla con questo nome, bensì con quello, che è una sigla, Fyrom), il Montenegro, nonché il contrastato nuovo Stato del Kosovo, in attesa di vedere la federazione bosniaca scindersi ulteriormente. Se non fosse una tragedia, si potrebbe suggerire ai sostenitori di queste proposte un riesame degli Stati Preunitari Italiani: Il Lombardo-Veneto, il Granducato di Toscana, Lo Stato della Chiesa, il Regno delle Due Sicilie, i Ducati ecc. Basta un semplice cambio di nome e tutto si potrebbe realizzare. Una prospettiva misera, nel quadro europeo e mondiale, per le nostre generazioni future, in tutti i campi. Riprenderemo nel volume questi aspetti, nella convinzione che ristudiare il Risorgimento e come fu fatta l’Italia, ripulirlo dalla propaganda e dalle necessità del tempo e dall’oleografia e mondarlo dagli errori può servire ad avere una Italia migliore.