venerdì 27 settembre 2019
QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO Sommario e Nota Redazionale
SOMMARIO
Anno LXXIX, Supplemento IX, 2018, n. 4, 10° della Rivista “Quaderni” www.istitutodelnastroazzurro.it indirizzo:centrostudicesvam@istitutonastroaz zurro.org
Editoriale del Presidente. Carlo Maria Magnani:
APPROFONDIMENTI
AA.VV, La Battaglia di Vittorio Veneto. Ricostruzione ed Analisi.
Luigi Marsibilio, La Battaglia di Vittorio Veneto
Osvaldo Biribicchi, Comando Supremo Regio Esercito. Le truppe italiane negli altri campi della Grande Guerra
Massimo Coltrinari, Un elenco Glorioso. Le Armate Italiane a Vittorio Veneto nella versione del Comando Supremo.
Alessia Biasiolo, L’Impero italiano in epoca fascista
DIBATTITI
Giovan Battista Birotti, Soldati e contadini. L’Esercito giapponese nel periodo Meiji (1868-1912)
ARCHIVIO
Redazionale, Chiara Mastroantonio, Lo Statuto della Legione AzzurraPag.00
MUSEI,ARCHIVI E BIBLIOTECHE
Alessio Pecce, Giulio Moresi, aspirante ufficiale, bersagliere, caduto il 17 agosto 1917 sull’Hermada, sul Carso. Il Ricordo
Posteditoriale: Antonio Daniele, Il Calendario azzurro per il 2019
IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’ DI OGGI
UNA FINESTRA SUL MONDO Sandra Milani, L’uso delle sostanze stupefacenti come strategia nella guerra e nel terrorismo islamico
GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE Luca Bordini, Riflessioni sulla comunicazione digitale delle Forze Armate
Autori. Hanno collaborato a questo numero.
Articoli di Prossima Pubblicazione
Segnalazioni Librarie.
CESVAM NOTIZIE Centro Studi sul Valore Militare
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, V, 2018, Maggio 2018, n. 30
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VI, 2018 Giugno 2018, n.31.
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VII, 2018, Luglio 2018, n. 32
“Quaderni” on line sono su: www.valoremilitare.blogspot.com
PER FINIRE Massimo Coltrinari, Il Valore Militare attraverso le Cartoline Militari ed oltre
Nota redazionale: Il seguito di riflessioni in questo fine anno non può portare che ad aggiustamenti sulla attività del CESVAM. Si dovrà porre maggiore attenzione alle attività esterne del CESVAM stesso e porre delle pregiudiziali di collaborazione che siano allineate al livello di ambizione del CESVAM. Il dibattito che necessariamente deve esistere all’interno deve passare attraverso una distinzione. L’Istituto del Nastro Azzurro ha due componenti che lo distinguono dalle altre Associazioni
Combattentistiche. La prima. È quella dell’associazionismo combattentistico” in cui è necessario porre alla base la componente militare, quella di chi ha mostrato il proprio valore militare e gli è stato riconosciuto, quella associativa e in parte reducistica. Tutti elementi che fanno capo, almeno per i militari, alla legge dei Principi del 1977 che deve animare ogni militare della Repubblica se si vuole definire tale. In pratica è una funzione verso l’interno dell’Istituto, nelle sue componenti ed articolazioni. La seconda. Quella di Ente Morale, che deve ispirare l’azione dell’Istituto del Nastro Azzurro al pari dei suoi similari (Istituto della Previdenza Sociale, Istituto per la Storia del Risorgimento, Croce Rossa, ecc.) in cui la componente militare è sempre presente, in cui emerge quella di chi ha mostrato il proprio valore militare, ma non gli è stato riconosciuto ufficialmente con le previste decorazioni e modalità, in cui emergono in oltre misura la disponibilità, l’altruismo, il senso di appartenenza, le tradizione militari dei Corpi e delle Unità, il senso del servizio, e soprattutto la volontà di portare i principi statutari anche verso l’esterno, verso le componenti della società civile, le nuove e le vecchie generazioni, nelle forme più efficaci. In pratica è una funzione verso l’esterno dell’Istituto. Fra le due componenti vi deve essere sinergia, armonia, collaborazione. Occorre in tutti i modi che non emergano contrasti, invidie, contrapposizioni, prese di posizioni imposte, intolleranza. Qualora queste emergessero sarebbe un gravissimo errore quello di affrontarle di petto, con ”fieri ed animati accenti”; più opportuno ed intelligente sarebbe la soluzione che adotti pazienza, silenzio, comprensione e soprattutto mettere spazio e tempo per spegnere ogni fuoco o fuocarello. A questo proposito viene in aiuto Italo Calvino, il quale scrive in “Le città invisibili”
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se n’è uno, è quelle che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne: il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in merito all’inferno, non è l’inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
martedì 24 settembre 2019
lunedì 16 settembre 2019
giovedì 12 settembre 2019
giovedì 5 settembre 2019
Guerra di Crimea, Le Cause
Geopolitica di metà ottocento
“Le cause generali
della guerra di Crimea risiedono nella antica ed ancora irrisolta questione
d’Oriente. L’occasione nacque da un conflitto religioso tra latini e greci in
Palestina. La Francia intervenne a favore dei latini, indirizzandosi alla
Turchia perché facesse valere i loro diritti; la Russia intervenne a favore dei
greci, indirizzandosi similmente alla Turchia. Così la questione tra due chiese
cristiane in Palestina divenne questione di prevalenza tra la Francia e la
Russia nei Consigli del Sultano. Ora una questione in cui erano impegnate la
Francia e la Russia a Costantinopoli, non poteva essere indifferente
all’Inghilterra. Questa intervenne prima come mediatrice poi come parte
interessata. E siccome la Turchia mostrava di cedere piuttosto alle pressioni
della Francia e dell’Inghilterra che a quelle ella Russia, così lo Zar fece
sapere al governo turco che avrebbe fatto occupar i Principati Danubiani allora
dipendenti dalla Turchia: ed infatti il 3 luglio 1853 le teste delle colonne
russe passarono il Pruth ed entrarono in quel paese.
Ma già come
risposta alla intimazione le flotte francese ed inglese, dalle stazioni di
salamina e di malta, ove stavano raccolte, fin dal 13 giugno s’erano avvicinate
allo stretto dei dardanelli, ancorandosi presso l’isola di Tenedo nella baia di
Besika.
Non cessarono tra
le grandi potenze europee le trattative per accordarsi sul contegno da tenere
di fronte a questi avvenimenti. Ma finalmente non riuscendo la Turchia ad
ottenere lo sgombro del suo territorio, nei Principati danubiani, in Armenia e
sul mare, e nei primi tempi le truppe turche riportarono qualche vantaggio. La
Francia e l’Inghilterra rimasero in attesa.
Senonchè il 30
novembre 1853, la flotta russa, forzato l’ingresso della rada di Sinope, vi
batteva ed incendiava sette fregate turche due corvette ed alcuni legni minori.
Dopo tal fatto, le squadre francese ed inglese, che già si erano avanzate a
Beicos nel Bosforo, il 3 gennaio 1854 entrarono nel mar Nero per proteggere le
coste ed i navigli ottomani dai nuovi attacchi della squadra russa. Le
operazioni continuarono in terra con lentezza russa e con pazienza turca. Ma la
Russia intendeva di darvi impulso più attivo coll’aprirsi della nuova stagione,
come infatti avvenne. Sul finire dell’aprile le sue truppe, passato il Danubio,
posero l’assedio a Silistria, dopo aver respinto tutte le pratiche fatte
dall’Inghilterra e dalla Francia per indurla a ritirarsi dai principati
Danubiani. Questo rifiuto coinvolse le due potenze nella guerra che già
combattevasi tra la Turchia e la Russia.
Il 25 marzo 1854
l’Imperatore dei francesi, Napoleone III, comunicava al Senato ed al Corpo
Legislativo la dichiarazione di guerra della Francia alla Russia, e lo stesso
giorno un messaggio della regina Vittoria al parlamento inglese comunicava
eguale dichiarazione per parte dell’Inghilterra. Il 10 parile fu segnata fra i
due Stati una convenzione per la quale essi si univano in alleanza allo scopo
di proteggere l’integrità dell’Impero Turco.
Le operazioni
ebbero per cinque mesi un indirizzo oscillante, finchè fu deciso di dirigerle
direttamente contro la penisola della Crimea ed in particolare contro
Sebastopoli.
Come il Regno di
Sardegna entrò in questa questione?
Il regno di
sardegna non era interessato nelle questioni che si dibattevano ma l’ardita
politica nazionale iniziata dal suo governo richiedeva che si cogliesse ogni
occasione per acquistare al Regno di sardegna la simpatia delle potenze
occidentali ed il diritto di far sentire la propria voce nei Consigli d’Europa.
L’occasione era giunta e grande; né gli uomini che governavano il Regno di
Sardegna erano tali da lascarsela sfuggire.
Sulla fine
dell’anno 1854 i francesi e gli inglesi sotto Sebastopoli si trovavano stremati
d’animo e di forze; dopo lunghi lavori d’assedio, micidiali battaglie e inutili
tentativi d’assalto, avevano dovuto convincersi che l’impresa d’impadronirsi di
quella città e fortezza era molto più ardua di quando si sarebbe potuto
credere. Alla resistenza dei russi si aggiungevano la rigidezza del clima, gli
scarsi approvigionamenti di tende, di vestiario, di legna, di viveri, ecc. I
comandanti degli eserciti alleati reclamavano ai loro governi uomini e
provvigioni d’ogni genere. Nel mese di novembre di quell’anno un terribile
uragano aveva danneggiato le flotte alleate ed affondate molte navi cariche di
viveri, foraggi, di oggetti di vestiario. Nei campi era tutto soottosopra:
tende, baracche, uffici, ospedali, magazzini…..Poi venne il freddo che andò
gradatamente crescendo. In principi di gennaio 1855 la neve copriva ogni cosa e
le truppe mal riparate soffrivano molto.
…..
Il numero degli
ammalati era considervole e gli inglesi poco assuefatti ai disagi soffrivano
anche più dei francesi. Spesso mancava la legna; i soldati non solo non
potevano riscaldarsi ma dovevano magiare alimenti freddi, quindi le malattie
infierivano specialmente fra gli inglesi. L’Inghilterra aveva spedito in Crimea
54 mila uomini al 18 gennaio 18555 ne restavano appena 17 mila dei quali solo
12 mila in grado di prestare servizio
operativo.
Sulla fine di
gennaio terminò un flagello e coimciò un altro: lo sgelo. Le comunicazioni
furono interrotte, i parapetti franavamo i cannoni affondavano sulle piazzole.
Per poco che in quelle condizioni ed i russi avessero ricevuto qualche
rinforzo, gli alleati potevano essere rigettati in mare.
Le notizie di
queste condizioni date dai corrispondenti dei giornali commossero l’opinione
pubblica in Francia ed in Inghilterra e spinse questi governi ad affrettare
quei provvedimenti che fin allora avevano proceduto troppo lentamente malgrado
i rapporti dei comandanti di truppa. Con gravi sacrific pecuniari La Francia
riuscì ad inviare con qualche sollecitudine in Crimea i rinforzi e le
provvigioni necessarie; l’Inghilterra spendendo anche più della Francia, riuscì
ad inviarvi provvigioni esuberanti, ma non una forza numerica sufficiente per
assegnare al corpo di spedizione inglese, nelle operazioni militari, una parte
proporzionata alla francese. La Francia si lamentava do dover sostenere il peso
maggiore di una guerra in cui non aveva il maggiore interesse e l’Inghilterra
se ne sentiva umiliata.
In questa
condizione di cose, che per l’indole sua tendeva a farsi sempre più difficile,
il governo d’Inghilterra e contemporaneamente quello di Francia si decisero ad
inviare il regno di Sardegna perché entrasse nell’alleanza. Un corpo di 15 mila
soldati mantenuto al completo sotto le mura di Sebastopoli, era un aiuto non
disprezzabile anche per potenze come la Francia e l’Inghilterra. Ma era per il
regno di Sardegna un sacrificio enorme e per farlo accettare ci volle parecchio
impegno.”[1]
(massimo coltrinari)
[1]
Manfredi C. 8° cura di), La Spedizione
sarda in Crimea nel 1855-1856, Roma, Ministero della Difesa, Stato maggiore
dell’esercito, Ufficio Storico, Tipografia regionale, 1956. Pag. 14 e segg.
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