L'Ultima difesa pontificia di Ancona . Gli avvenimenti 7 -29 settembre 1860

Investimento e Presa di Ancona

Investimento e Presa di Ancona
20 settembre - 3 ottbre 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860
Società Editrice Nuova Cultura. contatti: ordini@nuovacultura.it

Traduzione

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

Onore ai Caduti

Onore ai Caduti
Sebastopoli. Vallata di Baraclava. Dopo la cerimonia a ricordo dei soldati sardi caduti nella Guerra di Crimea 1854-1855. Vedi spot in data 22 gennaio 2013

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860
Per acquisto del volume:clicca sulla foto e segui il percorso: pubblicaconnoi-collanescientifiche/storiainlaboratorio/vai alla scheda/scheda pag.2

La sintesi del 1860

Cerca nel blog

Il combattimento di Loreto, detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il Volume di Massimo Coltrinari, Il Combattimento di Loreto detto di Castelfidardo, 18 settembre 1860, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009, pagine 332, euro 21, ISBN 978-88-6134-379-5, è disponibile in
II Edizione - Accademia di Oplologia e Militaria
- in tutte le librerie d'Italia
- on line, all'indirizzo ordini@nuova cultura.it,
- catalogo, in www.nuovacultura.it
- Roma Universita La Sapienza, "Chioschi Gialli"
- in Ancona, presso Fogola Corso Mazzini e press o Copyemme

giovedì 31 dicembre 2009

I COSTUMI DEL DIPARTIMENTO DEL MUSONE IN MOSTRA A CASTELFIDARDO

Venerdì 19 settembre 2007 alle ore 19,00 a Castelfidardo è avvenuta l’inaugurazione ufficiale la mostra “Costumi del Dipartimento del Musone”, presso la sala espositiva adiacente il Museo del Risorgimento in via Mazzini, 11, alla presenza del Sindaco del Comune di Castelfidardo, Soprani, dell’Assessore all’Istruzione della Provincia di Ancona, Virili, del Presidente della Fondazione Ferretti, Paoloni, e del Presidente dell’Associazione Tolentino 815, Scisciani, oltre a numerose autorità locali.
Organizzata dalla sezione fidardense di Italia Nostra, dalla Fondazione Ferretti e dal Centro di Educazione Ambientale CEA Selva di Castelfidardo, in collaborazione con il Comune di Castelfidardo, la mostra resterà aperta fino al 26 ottobre.
Realizzata dall’Associazione Tolentino 815 di Tolentino, l’esposizione comprende 22 costumi, 22 manichini e 22 pannelli cm.70x100; riguarda tutti i Costumi dei comuni del Dipartimento del Musone, che corrispondeva alla attuale Provincia di Macerata, con l’aggiunta di quelli ora compresi in altre province (Loreto, Osimo, Filottrano, Castelfidardo, Fabriano, Arcevia, Sigillo).
Tali costumi sono tratti dai 22 Figurini dipinti da Filippo Spada nel 1811, per il censimento generale del Regno Italico, di cui le Marche facevano parte; sono stati confezionati con grande cura e competenza dall’Istituto Professionale Statale Sezione Moda di Tolentino e da una sartoria teatrale di Tolentino.
L’obiettivo è di valorizzazione del patrimonio storico, documentario e paesaggistico del territorio che costituì lo scenario delle Battaglie di Tolentino del 1815 e di Castelfidardo del 1860.
L’esposizione del materiale nei centri che storicamente ne costituirono il contesto vuole dunque proporsi quale contributo alla visibilità e identificazione delle differenze tra l’antica e l’attuale suddivisione, mediante un contatto più ampio e mediato tra realtà che in anni lontani, ora riportati fedelmente alla luce,
sperimentarono una fase storica comune e significativa per l’evoluzione del nostro
Paese.
Questa iniziativa è inserita all’interno della campagna nazionale di Italia Nostra “Paesaggi sensibili” con l’intento di far istituire nelle Aree della Battaglia di Castelfidardo e della Battaglia di Tolentino, un Parco Storico Ambientale Regionale e riaffermare, nel 60° anniversario della Costituzione, il proprio impegno in difesa del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione che l’articolo 9 riconosce tra i fondamenti dell’identità del Paese.
per approfondimenti e informazioni

giovedì 24 dicembre 2009

GIORNATE MURATTIANE
Dal 10 al 12 dicembre si è svolta la sesta edizione delle Giornate Murattiane a Pizzo in Calabria, organizzate dall’Associazione Murat Onlus a cui ha partecipato una rappresentanza della Associazione Tolentino 815, gemellata con l'Associazione di Pizzo, e del gruppo storico “2° Reggimento Cavalleggeri.
Tre giorni dedicati alla storia, alla cultura e alla memoria storica: incontro su Le verità controverse sulla fine di Gioacchino Murat, convegno su Influenza del Decennio Francese sull’identità storica del Sud Italia, Corteo storico in ricordo della Prima venuta del Re Murat, della Donazione di duemila ducati alla chiesa di Pizzo e dell'Udienza del Re ai popoli della Calabria, con ricostruzione di un momento di vita di corte.
Al termine Giuseppe Pagnotta, presidente dell'Associazione G. Murat Onlus di Pizzo, ha consegnato a Paolo Scisciani (nella foto),
presidente dell'Associazione Tolentino 815, un Attestato di Riconoscimento dei meriti di ispirazione, incoraggiamento e sostegno nella ideazione e organizzazione del Parco Storico del Decennio francese in Calabria.
Tale progetto è stato ufficialmente istituito con Legge Regionale Calabria n.2 del 15 Gennaio 2009, con lo scopo di promuovere la creazione di un itinerario storico-culturale di rivalutazione e rilancio dei siti che nel decennio 1806 - 1815 svolsero un ruolo di primaria importanza nel definire le sorti della regione.
Il progetto a cui si sono ispirati in Calabria, è quello dell'Associazione Tolentino 815 per la creazione del Parco storico della Battaglia di Tolentino, elaborato da oltre 10 anni, ma ancora non realizzato. Dallo scorso settembre sono state discusse nelle Commissioni del Consiglio Regionale delle Marche le due Proposte di legge, presentate dei consiglieri Comi e Massi, poi unificate in una relativa alla Istituzione del Parco Storico delle Battaglie di Tolentino e Castelfidardo, elaborata in collaborazione con la Fondazione Ferretti di Castelfidardo.
Entro breve dovrebbe essere discussa dal Consiglio Regionale la Proposta di legge Valorizzazione dei luoghi della memoria storica risorgimentale relativi alle battaglie di Tolentino e Castelfidardo e divulgazione dei relativi fatti storici, che non prevede per ora la realizzazione di un Parco Storico. Se in Calabria si è già costituito il consorzio di gestione del Parco, nelle Marche ci auguriamo che venga varata le legge in tempo utile prima del termine della legislatura, con i necessari supporti economici.
In previsione delle celebrazioni del 150° anniversario della battaglia di Castelfidardo del 18 settembre 2010 e quella del 150° anniversario dellunità d'Italia del 2011, la nuova legge potrà dare la possibilità a comuni, province, regione ed associazioni di avere un contenitore legislativo al quale fare riferimento per le numerose attività che si stanno organizzando.
Il Comitato promotore Nazionale, costituitosi a Castelfidardo il 18 settembre 2009, sta predisponendo il programma con il coinvolgimento di scuole ed università, associazioni culturali, studiosi, fondazioni, istituzioni regionali e nazionali.
L'obiettivo è di unirsi per la salvaguardia e la gestione del patrimonio storico, architettonico, monumentale e paesaggistico legato alle due battaglie in un grande contenitore culturale ed istituzionale, garantendo sufficienti risorse e sinergie d'intenti per tramandare alle future generazioni la memoria storica, i cimeli ed il paesaggio che contribuirono all'unità nazionale.
Due battaglie per indicare a tutti noi ed a chi verrà dopo di noi, la strada per nuove opportunità economiche, culturali ed il mantenimento di quei valori che ci hanno dato il nostro presente da tramandare alle future generazioni.
Via Nazionale, 2 - 62029 TOLENTINO (MC)
Tel.-Fax. +39.0733.960778 - info@tolentino815.it - www.tolentino815.it

mercoledì 11 novembre 2009

RAPPORTO BARBAVARA
Al Sig. Comandante Generale il IV Corpo d’Armata – Castelfidardo 26° Battaglione bersaglieri. Campo delle Crocette, 19 settembre 1860.

Circa alle ore 6 ant. Il sottoscritto riceveva da questo Gran Comando l’ordine positivo di tenere a qualunque costo la posizione in quel momento occupata dal battaglione, spingendo solo un posto di guardia d’una Compagnia ad una cascina sul declivio d’una collina verso il mare.
A quest’ordine lo scrivente si è scrupolosamente attenuto, scorgendo che quella posizione poteva essere, nel piano ideato dalla S.V. Ill.ma, di somma importanza.
Fu spedita la 101a compagnia, comandata dal sig.capitano Fessia, ad occupare la posizione sopra descritta, con ordine in iscritto di rendere avvertito lo scrivente d’ogni movimento che venisse operato dal nemico avanti la posizione.
Circa le 9 e ½ ant. Una sentinella avanzata segnalava lo mossa d’una colonna nemica che si dirigeva sulla nostra sinistra perpendicolarmente al fiume Musone.
All’avviso dato, il sottoscritto si è affrettato a spedire un caporale perché riferisse verbalmente (mancando il tempo di scrivere) alla S.V. Ill.ma la mossa del nemico, per quelle disposizioni che avrebbe creduto del caso.
Alle 9 e ½ vedendo impegnata la lotta colla 47a Compagnia bersaglieri del 12° Battaglione, comandata dal Capitano signor Della-Casa, il quale si recava a dare il cambio ad altra Compagnia che stava sulla marina, e sentendo il segnale di soccorso dato da quel sig.Capitano, ordinava all’istante alla 101a Compagnia di recarsi sul luogo, onde soccorrere, mettendoci tosto in azione, la Compagnia impegnata già da un quarto d’ora.
A questo fine e tenendo di mira gli ordini ricevuti, il sottoscritto con un movimento a sinistra ha fatto appoggiare le altre tre Compagnie, di cui la 103a prendeva la primitiva posizione della 101a.
Questo movimento si dovette attendere, fino a che la 104a venne ad occupare essa pure la posizione ora detta.
Il nemico, abusando forse del poco numero dei bersaglieri di fronte e credendoli tanto deboli da abbandonare la loro posizione, attaccava violenza, procurando in ogni modo di forzare il passo alle due ali.
In quel momento la nostra ala sinistra offriva il punto più debole, e perciò ordinai al capitano sig.Nullo, comandante la 104a Compagnia, di passare a sinistra onde proteggere e rafforzare quel fianco.
La sua Compagnia si avanzò intrepidamente, e sotto una grandine di proiettili eseguiva una conversione a destra, procurando di avviluppare una sezione d’artiglieria nemica situata nel cascinale dirimpetto allo sbocco della colonna nemica.
Sfortunatamente il capitano sig.Nullo cadde vittima d’un proiettile, e la Compagnia ciò nonostante resistette al fuoco; ma sopraffatta quindi dal nemico, e lasciando qualche prigioniero, dovette ritirarsi sino alla linea delle altre Compagnie e precisamente al piede della collina.
In questo frattempo tutte le Compagnie del Battaglione indistintamente, in unione alla già menzionata 47a, dimostrando un sangue freddo ammirabile, giacchè avendo la munizione, pure continuarono fermi a bersagliare il nemico ed a tenerlo indietro dalla posizione da noi sì gelosamente guardata.
Tre quarti d’ora abbondanti il solo Battaglione colla 47a Compagnia resistevano in attesa di soccorso. Giunse il 10° reggimento di Fanteria, che sceso coraggiosamente a sostenere le posizioni, si potè in meno di un’Ora respingere il nemico al di là della cascina, e metterlo in fuga.
Si deve segnalare in questo punto il luogotenente sig.Miguet Giovanni, che, unitosi a diversi bersaglieri volontari, si spinse innanzi a tutti e costrinse il nemico ad abbandonare due pezzi d’artiglieria, cioè un cassone ed un obice coi rispettivi avantreni.
Nel tempo stesso che il 10° reggimento spingeva i suoi battaglioni a nostro rinforzo, i quattro pezzi della nostra artiglieria collocati sul pendio della collina ed a sinistra del così detto <>, fulminavano la colonna che cercava inoltrarsi verso la strada, attraversandone il campo laterale, dove ha lasciato una quantità di cadaveri.
Alle ore 2 pom. Circa il combattimento era terminato, ed i bersaglieri, meno quelli destinati presso i feriti e prigionieri, ritornarono ai loro posti di guardia.
Tanto mi onoro partecipare alla S.V. Ill.ma, acciocché voglia prendere in considerazione il brillante contegno del Battaglione e voglio far accordare agli ufficiali e bassi ufficiali e bersaglieri le ricompense che il sottoscritto subordinatamente propone.
Il Comandante il Battaglione
Firmato: Cap. BARBAVARA”
Il Rappoto è pubblicato su M. Coltrinari, Il Combattimento di Loreto, detto di Castelfidardo, 18 settembre 1860, Roma, Edizione Nuova Cultura, 2009

domenica 1 novembre 2009

I Documenti
del combattimento del 18 settembre 1860
(chi desidera ulteriori informazioni può contattareMassimo Coltrinari a 57sessione@libero.it)
01
RAPPORTO AVENATI
“Al Sig. Comandante generale la 4a Divisione attiva (al campo Quadrivio di S.Biagio).
Quadrivio di S.Biagio, 22 settembre 1860
Nell’aver l’onore di rassegnare alla S.V.Ill.ma i rapporti che mi vengono trasmessi dai comandanti i due reggimenti di questa brigata, circa il glorioso fatto d’armi, che ebbe luogo il 18 volgente fra Crocette e Loreto, debbo soggiungere che non sono in grado di riferire particolarmente in riguardo agli atti parziali di valore, coi quali si distinsero gli ufficiali e la bassa forza del 10° reggimento, poiché questo venga disgiunto da me che ero a capo del primo reggimento della brigata, il 9°.
Per quanto però ebbe a risaltarmene dai fattimi rapporti, dalle informazioni assunte e dalle rilevanti perdite sofferte sì di uffiziali, che d’uomini di bassa forza, non posso che calorosamente appoggiare col mio voto, onde sieno assecondare le proposte rassegnate dal sig. Comandante il precitato reggimento.
In merito al 9° reggimento, devo dire che soddisfece pure con valore e slancio al proprio dovere, quantunque non abbia sofferto perdite d’uomini, perché bersagliato solo con tiri incerti, da un nemico sgominato ed in rotta, e da altra parte meno facilmente vulnerabile, perché dalle adiacenti alture, protette dagli alberi, non faceva che offendere il nemico, il quale fuggiva seguendo la riva del mare; ciò nullameno credo che pure meriti ricompensa, sia per lo slancio col quale soddisfece al suo compito, come pel distinto servizio che rese, facendo prigionieri 19 uffiziali, fra i quali quattro uffiziali superiori, e 223 uomini di bassa forza, i quali tutti, senza l’efficace concorso del medesimo, avrebbero guadagnato le alture del villaggio di Umana e di là di Ancona.
Per tale utile risultato, io mi credo in debito di appoggiare la proposta di ricompense, che mi è trasmessa dal comandante del 9°, cav. Stefano Durandi, aggiungendo che questi fu pure ammirabile per l’indefessa, intelligente operosità nel disporre le frazioni di truppa, che recarono non lieve danno di morti al nemico in fuga, ed accrebbero considerevolmente il numero dei fatti prigionieri, per cui, tenuto conto altresì dello infaticabile zelo che non cessa di spiegare dacchè l’armata trovasi in campagna, crederei equo che venisse rimunerato colla medaglia di argento al valor militare. Aggiungerò, per fine, che il mio aiutante di campo, di Prampero conte Antonio, fu infaticabile nel diramare e far con intelligenza eseguire i miei ordini, per cui lo ravviso pure meritevole di essere menzionato onorevolmente.

Il Comandante della Brigata Regina Firmato: AVENATI”
Il Rapporto è riportato su Coltrinari M., Il Combattimento di Loreto detto di Castelfidardo, 18 settembre 1860, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009

lunedì 20 aprile 2009



EDIZIONE NUOVA CULTURA
LA RICOSTRUZIONE E LO STUDIO DI UN AVVENIMENTO
MILITARE
COLTRINARI M. - COLTRINARI L.
ISBN 978886134267
pagg. 292 - 2009 - € 18,50
f.to 17X24
Collana Storia in Laboratorio

Il volume si prefigge di fornire, a studenti e ricercatori, prendendo le mosse dai dettami e
finalità del Progetto "Storia in laboratorio" promosso dalla Associazione Combattenti
della Guerra di Liberazione volto a divulgare e far conoscere la Storia alle nuove
generazioni, uno strumento utile al fine di ricostruire e studiare, il più correttamente
possibile, un evento storico-militare (del passato) proponendo un metodo di analisi
consequenziale.Prendendo a riferimento il fenomeno "guerra", il volume propone
schemi attagliati, anche in combinazione tra loro, alla guerra classica, alla guerra
rivoluzionaria e/o sovversiva, con le più varie accezioni, ed alle recenti peace support
operations, ove, in questo caso, i soggetti protagonisti da due passano a tre (parti in
conflitto/ forze di interposizione o "di pace").Sono "note",suggerimenti che ognuno
dei destinatari può, anzi deve, interpretare secondo la sua creatività, nella più ampia
accezione della libertà di pensiero, rispettando solo i criteri di scientificità e di coerenza,
al solo fine della conoscenza, la più ampia, onesta e completa possibile.
Un volume che vuole essere uno strumento, più da consultare che da leggere.
EDIZIONI NUOVA CULTURA - P.le Aldo Moro 5 00185 ROMA -
Per info visitare il sito: www.nuovacultura.it
Per ordinare il testo invia una e-mail all'indirizzo:
ordini@nuovacultura.it
direttamente contattare Gennaro Guerriero
0697613088 339 7010065

mercoledì 1 aprile 2009

Presentazione Del Volume

Il Borgo San Giacomo e la Misericordia di Osimo

Di
Massimo Moroni

Domenica 5 aprile 2009 alle ore 16.00
presso la Sala Parrocchiale della Misericordia ad Osimo
sarà presentato il volume dedicato al Borgo San Giacomo di Massimo Morroni

Interverranno Stefano Simoncini, Assessore alle Attività Culturali del Comune di Osimo
ed il critico letterario Prof. Lincio Accoroni

Al termine l’Autore commenterà la Proiezione di un documentario dedicato
al Borgo San Giacomo
Tutti sono invitati ad intervenire

martedì 3 febbraio 2009

Finalmente un dibattito

Dopo anni in cui tutto era sulla calma piatta, finalmente si riesce ad avere un dibattito sugli avvenimenti del 18 settembre 1860. Riporto di seguito la nota dello studioso Biondini. Sono argomentazioni di approfondimento che si vuole portare alla attenzione di tutti e che meritano, sicuramente un più ampio confronto. ( M C.)



Un commento su La giornata di Castelfidardo 18 settembre 1860, di M. Coltrinari.


Il 19 settembre scorso a Castelfidardo , nel corso della manifestazione Lezioni di Storia, sulla battaglia di Castelfidardo e gli esiti del Risorgimento, è stato presentato il volume di Massimo Coltrinari La giornata di Castelfidardo del 18 settembre 1860.
Visto che il gen. Coltrinari si è occupato molto nei suoi studi di questa battaglia di Castelfidardo, ero curioso di sapere se in questa sua ultima pubblicazione, si menzionava la mia ricerca I cannoni della vittoria e se confermava o meno la mia tesa ivi esposta, sul decisivo ruolo svolto in questa battaglia dall’artiglieria rigata utilizzata dall’esercito Sardo.
La tesi esposta nella mia pubblicazione I cannoni della vittoria in estrema sintesi è la seguente:
Alle ore 11 circa i pontifici, nonostante gravi perdite e dopo durissimi scontri anche corpo a corpo, riuscirono a raggiungere casa Serenella del Mirà a poche centinaia di passi dal dorso del colle Montoro dominata dal Casino Sciava.
Occorreva ai pontifici un ultimo sforzo per raggiungere l’obiettivo.
Mentre si svolgeva questa decisiva fase della battaglia, le altre colonne pontificie invece di proseguire la loro marcia verso Ancona come era nei piani, attendevano su ordine di De La Moricière ai piedi del colle Montoro, forse per non abbandonare il Pimodan e per eventualmente portare aiuto alle sue truppe.
A questo punto lo scontro si fece durissimo e si determinarono continue avanzate e retrocessioni della linea di combattimento, facendo rimanere indecisa la sorte della battaglia.
Il passare del tempo avvantaggiava le truppe sarde che contando su rinforzi e rincalzi ottennero una superiorità in uomini e mezzi in particolar modo l’artiglieria.
Infatti verso le ore 10,00 il generale Villamaria diede ordine di accorrere con una sezione di cannoni a canna rigata.
I due cannoni furono messi in posizione i e subito iniziarono un intenso fuoco a ottocento metri in direzione di santa casa di sotto ove si scorgevano, insieme all’artiglieria, masse di fanteria pontificia cagionando con i suoi colpi ben aggiustati notevoli perdite al nemico.
Lo stesso Cialdini fu favorevolmente impressionato dal comportamento e dell’abilità di questi artiglieri e dei loro pezzi, tanto che venne loro assegnata la medaglia di bronzo al valor militare.
Poco dopo giunsero sul posto altri 4 pezzi, l’artiglieria pontificia fu presto colpita dai tiri di quella piemontese e gli attaccanti si tramutarono in difensori.
Si diede anche l’ordine ad un’altra batteria di cannoni da 16 libbre, di portarsi a Monte San Pellegrino e fare fuoco d’infilata contro il fianco destro dello schieramento pontificio, tagliando loro una eventuale via di fuga verso Ancona. Alcune scariche di questa batteria fulminarono, squarciandole, le linee dei pontifici costringendole a ritirarsi sgominate verso il fiume Musone.
Vista la critica situazione, De La Moricière decise di inviare rinforzi alla prima linea ormai esaurita e diede ordine di avanzare verso la prima linea, non appena iniziato il movimento di avanzamento però, queste truppe furono colpite dai precisi colpi d’artiglieria sarda e prese dal panico, cominciarono a vacillare ed a sbandarsi.
Proprio nel momento cruciale dello scontro, quindi, quando la prima linea pontificia di Pimodan, aveva urgente necessità di rinforzi, la seconda linea invece di andare in soccorso e rinsaldare le file pontificie (cercando di stabilire un certo equilibrio di forze dei due schieramenti per poter avere qualche possibilità di successo), cominciò a indietreggiare battendo in ritirata, dietro i precisi colpi di cannoni rigati piemontesi.
Quindi la crisi dei pontifici non iniziò dalla prima linea, che anzi era in procinto di raggiungere il suo obiettivo, ma da tergo, dalla seconda linea che invece di avanzare e rinsaldare la prima, a causa dei precisi colpi d'artiglieria si sbandò e si diede alla fuga.
Era poi naturale che, a questo punto, la prima linea pontificia priva dell'aiuto dei rinforzi dal resto dell'armata, soccombesse, nonostante una strenua difesa, sopraffatta dalle forze preponderanti piemontesi.
Lo stesso comandante in capo dei pontifici il generale De La Morcicière rimase sorpreso e impressionato dagli effetti della micidiale potenza di queste nuove artiglierie, anche perché le sue truppe non avevano un riparo e erano soggetti dei micidiali effetti dei nuovi cannoni rigati piemontesi.
E’ comprensibile, che sotto l'effetto delle esplosioni delle granate, i pontifici presi dal panico si sbandarono e si diedero alla fuga, determinando di conseguenza con un effetto domino un disordine generale e una confusa ritirata.
La maggior parte dei pontifici si ritirò a Loreto per poi il giorno successivo arrendersi, mentre De La Morcicière riuscì con pochi del suo seguito a raggiungere Ancona.

Il gen. Coltrinari a proposito del mio volume I cannoni della vittoria scrive:

“La tesi ivi esposta sostiene che ha determinare l’esito della Giornata siano stati i pezzi delle batterie di campagna attestati a Colle Oro, in particolare quelli della batteria al comando del cap. Sterpone. I pezzi rigati di questa batteria, avendo una gittata ampia, sui 2.200 metri di tiro efficace, rispetto a quelli non rigati, colpirono la seconda e terza linea Pontificia, che si sbandò. Se così fosse, si nega il ruolo del 10° Reggimento Fanteria, l’azione di comando del gen. Villamaria e in pratica si accetta il fatto che pochi colpi ben tirati possono determinare l’esito di un combattimento come quello di Castelfidardo. Per definizione l’azione dell’Artiglieria è una azione concorrente a quella principale della Fanteria, che deve essere agevolata da tutte le armi, dovendo svolgere il compito principale, che appunto è quello di sconfiggere il nemico Noi ci permettiamo di non aderire a queste tesi, anche se nutriamo tutta la simpatia per Biondini”. (pag. 158).

Queste sono affermazioni che non possono essere accettate.
Quello che spiace è che queste critiche non sono supportate da alcun elemento di prova e da nessuna argomentazione specifica. Ma andiamo con ordine:

Primo, non si nega il ruolo al 10° Reggimento Fanteria in quanto fu quello che si portò al contrattacco e mise sulla difensiva le truppe Pontificie, ma si conferma che proprio quando il gen. De La Moricière ordinò alla 2° e 3° linea di andare a rinforzare la prima linea oramai esaurita e in difficoltà, queste truppe, furono colpite dai precisi colpi dei cannoni rigati piemontesi, si sbandarono e si ritirarono. La prima linea non avendo più rinforzi venne sopraffatta e iniziò così una ritirata generale.
Secondo, non si nega l’azione di comando del gen. Villamaria, anche perché fu lui a chiamare in azione proprio la batteria del cap. Sterpone che aveva i pezzi rigati.
Si conferma invece il fatto, che pochi ma precisi colpi di artiglieria sbandarono le truppe pontificie, che invece di aiutare la prima linea nel momento cruciale dello scontro indietreggiarono e si ritirarono.
Non si nega il ruolo, in generale che deve avere l’artiglieria nei campi di battaglia, ma sta di fatto che a Castelfidardo ebbe un ruolo decisivo nel decidere le sorti del combattimento.
De La Moricière non si aspettava l’impiego di questi nuovi cannoni molto più precisi e potenti, fu quello infatti il primo impiego nel campo di battaglia dei cannoni rigati da parte dell’esercito Sardo. Le truppe Pontificie non avevano un riparo, proprio perché non si aspettavano i colpi dell’artiglieria, perché se era quella tradizionale le granate non potevano colpirle, perché troppo distanti dalle posizioni dei Piemontesi. Capisco che può sembrare strano che pochi colpi d’artiglieria possano aver deciso l’esito del combattimento, ma è quello che è successo,
Certo in un esercito ben addestrato e con esperienza pochi colpi d’artiglieria non avrebbero dovuto produrre questi grandi effetti, ma sappiamo che l’armata pontificia si era formata da poco tempo, non aveva avuto il tempo di addestrarsi adeguatamente e molti reparti avevano poca esperienza di combattimento.

Tra l’altro anche in questa sua ultima pubblicazione il gen. Coltrinari conferma l’importanza del ruolo svolto dall’artiglieria in questo combattimento, come si evince da queste citazioni:

“ La prima linea pontificia iniziò a vacillare, mentre a tergo di essa elementi di essa colpiti da alcuni tiri dell’artiglieria sarda, furono colti dal panico. La seconda linea cominciò ad indietreggiare. Cominciò nella seconda linea la crisi che si diffuse rapidamente alla prima linea, nel mentre veniva ferito a morte l’animatore dell’attacco pontificio il generale De Pimodan”. (pag. 268)

“Impegnando il De Pimodan e tenendo le rimanenti sotto il tiro dell’artiglieria sarda fu un grosso errore di comando, errore che è all’origine dello sbandamento e quindi della disfatta pontificia”. (pag. 289)

Ma anche in un altri suoi precedenti lavori ammette l’importanza del ruolo svolto dall’artiglieria:

“mentre l’artiglieria Sarda compie meraviglie ed incide profondamente negli eventi” in M. Coltrinari Le Marche: dallo stato Preunitario allo stato Nazionale opuscolo illustrativo della relativa mostra svolta a Castelfidardo nel 1989 (pag. 28)

“La prima linea pontificia iniziò a vacillare, mentre a tergo di essa elementi di essa, colpiti da alcuni tiri dell’artiglieria sarda, furono colti dal panico. La seconda linea cominciò ad indietreggiare” in M. Coltrinari La presenza o meno di Enrico Cialdini sul campo di battaglia di Castelfidardo in Eserciti in campo nel Risorgimento anni 1859-1860 Edizioni IL Fiorino Modena 2001 (pag. 26).

Per non parlare di molte altre pubblicazioni nelle quali si conferma l’importanza dell’artiglieria, come si evince dalle diciotto varie citazioni riportate nel mio volume I cannoni della vittoria (pagg. 16,17 e 18)


Dopo aver dimostrato, nel merito, l’inconsistenza delle sue critiche, cade di ogni validità quello che lei dice successivamente e cioè che “Biondini aiuta poco a comprendere il combattimento di Castelfidardo, ma si inserisce in quel filone che alimenta interpretazioni fuorvianti di variegata natura ed entità che hanno creato miti, leggende ed esaltazioni di vario grado e generato reazioni equivalenti di segno contrario e quindi negativo, che hanno spinto questi eventi in un oblio e un disinteresse sempre più fitto e consistente proprio perché presentati come favole, leggende, storie retoriche, celebrative e autoreferenziali che nulla hanno a che fare con la realtà”.(pag. 160).

Il mio lavoro favorisce la creazioni di miti, leggende! Ma quali miti e leggende si sta parlando?
Il mio lavoro spinge questi eventi del 18 settembre 1860 in un oblio e disinteresse perché presentati come favole, leggende, storie retoriche, celebrative e autoreferenzali? Tutto il contrario, la mia pubblicazione I cannoni della vittoria ha suscitato un certo interesse anche a livello nazionale (il volume I cannoni della vittoria è stato venduto in tutta Italia, una casa editrice di Firenze mi ha proposto di ristamparlo e alcune riviste specializzate nazionali, ne hanno pubblicato un estratto), in quanto oltre che avere ha una sua validità scientifica, ha proposto una nuova interessante tesi per spiegare gli eventi bellici che portarono all’Unità d’Italia.

A proposito di questa pubblicazione La giornata di Castelfidardo 18 settembre 1860, ho notato che contrariamente ad ogni saggio storico che si rispetti, non ha né una bibliografia né una citazioni delle fonti edite e non edite. E’ una dimenticanza? Se è intenzionale viene da pensare che questa pubblicazione, non avendo un valore scientifico, si inserisce in quel filone che alimenta interpretazioni fuorvianti di variegata natura ed entità che hanno creato miti, leggende ed esaltazioni di vario grado e generato reazioni equivalenti di segno contrario e quindi negativo, che hanno spinto questi eventi in un oblio e un disinteresse sempre più fitto e consistente proprio perché presentati come favole, leggende, storie retoriche, celebrative e autoreferenziali che nulla hanno a che fare con la realtà!.
Chi vuole intervenire può scrivere a risorgimento23@libero.it