mercoledì 29 ottobre 2014
giovedì 2 ottobre 2014
Un discorso a favore delle Istituzioni
Riportiamo il testo base della relazione svolta alla inaugurazione della Mostra sul Risorgimento svolta a Pietralacroce (Ancona) in occasione dei Centocinquanta anni dell'Unità d'Italia. Un discorso valido allora come valido oggi.
Sosteniamo i nostri uomini politici,
per continuare ad essere liberi
Presentando la mostra del Risorgimento a
Pietralacroce
La
data anniversaria del passaggio delle Marche dallo stato preunitario allo stato
nazionale è una occasione per fare alcune riflessioni sul rapporto che oggi è
in essere con i nostri rappresentanti politici. E’ prassi che ogni cosa di
negativo venga riversata ed imputata ai nostri rappresentanti nelle diverse
istituzioni.
Io
sono del parere, di contro, che questo rapporto di negatività, almeno a livello
locale, deve essere invertito. La nostra Repubblica ci permette di eleggere i
nostri rappresentanti ad intervalli regolari e per un periodo di tempo
stabilito. Essi hanno il compito di “governare” la nostra collettività, ovvero
fare delle scelte nell’interesse superiore della collettività stessa. E’ uno
dei mestieri più difficili del mondo, in quanto fare delle scelte in presenza
di esigenze pressoché illimitate a fronte di risorse pressoché limitate se non
esistenti, comporta sempre scontentare la maggioranza di noi.
Ma
se così non fosse, noi non saremo in Repubblica. Occorre sostenere i politici,
i quali devono agire secondo scienza e coscienza per il bene superiore della
collettività. E se ciò si avvera, allora possiamo ben dire che il nostro sistema
politico funziona. E questo, che non è utopia, deve funzionare, in quanto non
ci sono alternative:abbiamo già avuto nel ‘900 un uomo della provvidenza e
sappiamo tutti come è andata; in questo secolo un altro si sta candidando ad
uomo della provvidenza per mezzo di una comunicazione drogata, ma si spera di
non veder rinnovare i misfatti del primo.
Se
noi sosteniamo i nostri rappresentanti, abbiamo la certezza, fin che ci sono
loro ed agiscono, che continueremo ad essere uomini liberi. La loro presenza è
la nostra prova tangibile di libertà.
Certamente
i problemi non mancano. Abbiamo politici che intendono la politica come il
mezzo per curare alla grande i loro interessi, altri che sono veri e propri
delinquenti pluricondannati, altri ancora impresentabili facendo del tradimento
e del non mantenere la parola data uno dei loro modi di agire: tutto
contribuisce a quel degrado tra
rappresentati e rappresentanti che sotto è gli occhi di tutti.
Ma
il punto non è questo. Anche dal letame può nascere un fiore.
Dobbiamo
spronarli ad avere la forza di scegliere, cercando di far comprendere a tutti
che occorre ancorarsi ad una solita etica ed
ad una ancor più solida morale, a prescindere dalla ideologia, che ormai
ha mostrato tutta la sua inconsistenza. Occorre sostenerli ad intendere la
politica come sintesi dei problemi diversi, economici, sociali, internazionali
e quant’altro, e non come mera spartizione di beni per i loro interessi.
Oggi
il degrado a cui si assiste nel rapporto sopra detto è perché la politica ha
progressivamente perso il collegamento con le capacità di analisi di
interpretazione e di intervento in sintesi ha perso lo spessore culturale. Noi
dobbiamo convincere i nostri rappresentanti a recuperare questo rapporto nell’interesse
di tutti, ma soprattutto nel loro interesse., in quanto le scadenze elettorali
sono cadenzate e senza consenso non si ottiene alcunchè.
Per
governare e governare bene , ovvero per fare delle scelte ci vogliono
conoscenze approfondite, quadri di insieme, prospettive lungimiranti, ovvero è
necessaria una classe dirigente locale che sia espressione di etica, di morale,
di cultura, intesa questa nel senso più ampio del termine.
Quando
ci si allontana da questo, il degrado e la decadenza, oltre alla povertà di moltissimi
e la ricchezza di pochissimi sono fenomeni consequenziali, e per la
collettività locale e per la
Nazione.
La
data anniversaria della nostra unità nazionale ci spinge su questa strada,
sulla convinzione che i nostri eletti vanno aiutati a fare bene il loro
mestiere. Se ci si riesce allora, e lo ribadiamo ancora una volta, noi
continueremo ad essere uomini liberi e a continuare a godere di quella libertà
che i nostri padri ci diedero con
l’avvio ed il compimento del processo unitario nazionale che in questi
mesi stiamo ricordando e celebrando.
Massimo Coltrinari
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