L'Ultima difesa pontificia di Ancona . Gli avvenimenti 7 -29 settembre 1860

Investimento e Presa di Ancona

Investimento e Presa di Ancona
20 settembre - 3 ottbre 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860
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Onore ai Caduti

Onore ai Caduti
Sebastopoli. Vallata di Baraclava. Dopo la cerimonia a ricordo dei soldati sardi caduti nella Guerra di Crimea 1854-1855. Vedi spot in data 22 gennaio 2013

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860
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La sintesi del 1860

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Il combattimento di Loreto, detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il Volume di Massimo Coltrinari, Il Combattimento di Loreto detto di Castelfidardo, 18 settembre 1860, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009, pagine 332, euro 21, ISBN 978-88-6134-379-5, è disponibile in
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giovedì 5 settembre 2019

Guerra di Crimea, Le Cause



Geopolitica di metà ottocento



“Le cause generali della guerra di Crimea risiedono nella antica ed ancora irrisolta questione d’Oriente. L’occasione nacque da un conflitto religioso tra latini e greci in Palestina. La Francia intervenne a favore dei latini, indirizzandosi alla Turchia perché facesse valere i loro diritti; la Russia intervenne a favore dei greci, indirizzandosi similmente alla Turchia. Così la questione tra due chiese cristiane in Palestina divenne questione di prevalenza tra la Francia e la Russia nei Consigli del Sultano. Ora una questione in cui erano impegnate la Francia e la Russia a Costantinopoli, non poteva essere indifferente all’Inghilterra. Questa intervenne prima come mediatrice poi come parte interessata. E siccome la Turchia mostrava di cedere piuttosto alle pressioni della Francia e dell’Inghilterra che a quelle ella Russia, così lo Zar fece sapere al governo turco che avrebbe fatto occupar i Principati Danubiani allora dipendenti dalla Turchia: ed infatti il 3 luglio 1853 le teste delle colonne russe passarono il Pruth ed entrarono in quel paese.
Ma già come risposta alla intimazione le flotte francese ed inglese, dalle stazioni di salamina e di malta, ove stavano raccolte, fin dal 13 giugno s’erano avvicinate allo stretto dei dardanelli, ancorandosi presso l’isola di Tenedo nella baia di Besika.

Non cessarono tra le grandi potenze europee le trattative per accordarsi sul contegno da tenere di fronte a questi avvenimenti. Ma finalmente non riuscendo la Turchia ad ottenere lo sgombro del suo territorio, nei Principati danubiani, in Armenia e sul mare, e nei primi tempi le truppe turche riportarono qualche vantaggio. La Francia e l’Inghilterra rimasero in attesa.

Senonchè il 30 novembre 1853, la flotta russa, forzato l’ingresso della rada di Sinope, vi batteva ed incendiava sette fregate turche due corvette ed alcuni legni minori. Dopo tal fatto, le squadre francese ed inglese, che già si erano avanzate a Beicos nel Bosforo, il 3 gennaio 1854 entrarono nel mar Nero per proteggere le coste ed i navigli ottomani dai nuovi attacchi della squadra russa. Le operazioni continuarono in terra con lentezza russa e con pazienza turca. Ma la Russia intendeva di darvi impulso più attivo coll’aprirsi della nuova stagione, come infatti avvenne. Sul finire dell’aprile le sue truppe, passato il Danubio, posero l’assedio a Silistria, dopo aver respinto tutte le pratiche fatte dall’Inghilterra e dalla Francia per indurla a ritirarsi dai principati Danubiani. Questo rifiuto coinvolse le due potenze nella guerra che già combattevasi tra la Turchia e la Russia.

Il 25 marzo 1854 l’Imperatore dei francesi, Napoleone III, comunicava al Senato ed al Corpo Legislativo la dichiarazione di guerra della Francia alla Russia, e lo stesso giorno un messaggio della regina Vittoria al parlamento inglese comunicava eguale dichiarazione per parte dell’Inghilterra. Il 10 parile fu segnata fra i due Stati una convenzione per la quale essi si univano in alleanza allo scopo di proteggere l’integrità dell’Impero Turco.
Le operazioni ebbero per cinque mesi un indirizzo oscillante, finchè fu deciso di dirigerle direttamente contro la penisola della Crimea ed in particolare contro Sebastopoli.

Come il Regno di Sardegna entrò in questa questione?

Il regno di sardegna non era interessato nelle questioni che si dibattevano ma l’ardita politica nazionale iniziata dal suo governo richiedeva che si cogliesse ogni occasione per acquistare al Regno di sardegna la simpatia delle potenze occidentali ed il diritto di far sentire la propria voce nei Consigli d’Europa. L’occasione era giunta e grande; né gli uomini che governavano il Regno di Sardegna erano tali da lascarsela sfuggire.
Sulla fine dell’anno 1854 i francesi e gli inglesi sotto Sebastopoli si trovavano stremati d’animo e di forze; dopo lunghi lavori d’assedio, micidiali battaglie e inutili tentativi d’assalto, avevano dovuto convincersi che l’impresa d’impadronirsi di quella città e fortezza era molto più ardua di quando si sarebbe potuto credere. Alla resistenza dei russi si aggiungevano la rigidezza del clima, gli scarsi approvigionamenti di tende, di vestiario, di legna, di viveri, ecc. I comandanti degli eserciti alleati reclamavano ai loro governi uomini e provvigioni d’ogni genere. Nel mese di novembre di quell’anno un terribile uragano aveva danneggiato le flotte alleate ed affondate molte navi cariche di viveri, foraggi, di oggetti di vestiario. Nei campi era tutto soottosopra: tende, baracche, uffici, ospedali, magazzini…..Poi venne il freddo che andò gradatamente crescendo. In principi di gennaio 1855 la neve copriva ogni cosa e le truppe mal riparate soffrivano molto.
…..
Il numero degli ammalati era considervole e gli inglesi poco assuefatti ai disagi soffrivano anche più dei francesi. Spesso mancava la legna; i soldati non solo non potevano riscaldarsi ma dovevano magiare alimenti freddi, quindi le malattie infierivano specialmente fra gli inglesi. L’Inghilterra aveva spedito in Crimea 54 mila uomini al 18 gennaio 18555 ne restavano appena 17 mila dei quali solo 12 mila in grado di prestare  servizio operativo.
Sulla fine di gennaio terminò un flagello e coimciò un altro: lo sgelo. Le comunicazioni furono interrotte, i parapetti franavamo i cannoni affondavano sulle piazzole. Per poco che in quelle condizioni ed i russi avessero ricevuto qualche rinforzo, gli alleati potevano essere rigettati in mare.

Le notizie di queste condizioni date dai corrispondenti dei giornali commossero l’opinione pubblica in Francia ed in Inghilterra e spinse questi governi ad affrettare quei provvedimenti che fin allora avevano proceduto troppo lentamente malgrado i rapporti dei comandanti di truppa. Con gravi sacrific pecuniari La Francia riuscì ad inviare con qualche sollecitudine in Crimea i rinforzi e le provvigioni necessarie; l’Inghilterra spendendo anche più della Francia, riuscì ad inviarvi provvigioni esuberanti, ma non una forza numerica sufficiente per assegnare al corpo di spedizione inglese, nelle operazioni militari, una parte proporzionata alla francese. La Francia si lamentava do dover sostenere il peso maggiore di una guerra in cui non aveva il maggiore interesse e l’Inghilterra se ne sentiva umiliata.
In questa condizione di cose, che per l’indole sua tendeva a farsi sempre più difficile, il governo d’Inghilterra e contemporaneamente quello di Francia si decisero ad inviare il regno di Sardegna perché entrasse nell’alleanza. Un corpo di 15 mila soldati mantenuto al completo sotto le mura di Sebastopoli, era un aiuto non disprezzabile anche per potenze come la Francia e l’Inghilterra. Ma era per il regno di Sardegna un sacrificio enorme e per farlo accettare ci volle parecchio impegno.”[1]

(massimo coltrinari)

[1] Manfredi C. 8° cura di), La Spedizione sarda in Crimea nel 1855-1856, Roma, Ministero della Difesa, Stato maggiore dell’esercito, Ufficio Storico, Tipografia regionale, 1956. Pag. 14 e segg.

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