L'Ultima difesa pontificia di Ancona . Gli avvenimenti 7 -29 settembre 1860

Investimento e Presa di Ancona

Investimento e Presa di Ancona
20 settembre - 3 ottbre 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860
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Onore ai Caduti

Onore ai Caduti
Sebastopoli. Vallata di Baraclava. Dopo la cerimonia a ricordo dei soldati sardi caduti nella Guerra di Crimea 1854-1855. Vedi spot in data 22 gennaio 2013

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860
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La sintesi del 1860

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Il combattimento di Loreto, detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il Volume di Massimo Coltrinari, Il Combattimento di Loreto detto di Castelfidardo, 18 settembre 1860, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009, pagine 332, euro 21, ISBN 978-88-6134-379-5, è disponibile in
II Edizione - Accademia di Oplologia e Militaria
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venerdì 3 maggio 2019

Note sul simbolo nazionale


 Alle origini della Bandiera
Percorso Storico del Tricolore Italiano

Col. Antonio Cesari
Dall’identità del suo gruppo, dal desiderio dell’uomo di farsi riconoscere a distanza, è nata, fin dai tempi antichi, l’insegna prima oggetto semplice, fatto a mano, poi un punto di riferimento per i combattenti durante la guerra. Ritroviamo le insegne presso tutti i popoli, di natura pacifica o bellicosa, con evidenti riferimenti alla cultura di ciascuno: dalla testa dell’animale come illusione dell’uomo primitivo di poter acquisire le virtù dell’ucciso, alla statuetta del dio Horus come venerazione del popolo egizio verso la divinità e di conseguenza verso il sovrano che la incarna, fino all’aquila delle legioni romane, espressione visiva delle potenza. Anche nella Bibbia troviamo molti riferimenti ad insegne e vessilli del popolo di Israele. La stessa asta, sulla quale di solito è innalzata l’insegna, è interpretata come simbolo di potere e di anelito dell’uomo verso il cielo.
In particolare, i signa (raffigurazione di animali o di simboli sacri) ed i vexilla (pezzo di stoffa colorata) erano usati regolarmente dall’esercito romano. L’insegna romana con un’aquila, simbolo di Giove con le ali spiegate e con il fulmine tra gli artigli, adombra già la trasformazione dell’insegna in bandiera verificatesi dopo il Mille.
Era tradizione che l’uomo sul quale si posasse fosse predestinato da Zeus ad altri destini o alla regalità, ma era ugualmente tradizione classica e poi specificamente romana che l’aquila fosse segno di vittoria.
La cavalleria romana inoltre ebbe una propria insegna, la prima del generale in Occidente: un drappo quadrato, di solito rosso, con frange, attaccato ad una sbarra fissata orizzontalmente a forma di croce, in cima ad un’altra asta terminante a lancia: il classico stendardo di cavalleria, quindi, nato dalla necessità di non portare emblemi ingombranti o pesanti a cavallo. Era tradizione romana festeggiare una ricorrenza durante la quale……(fotocopia incompleta)……una nazione, pur sempre di un sistema, quello feudale.
Ed i contatti con i popoli orientali, quasi certamente con i Cinesi, fornirono il tessuto, la seta, che permise il passaggio da un’insegna in legno e metallo ad una in tessuto a più colori: dopo il Mille, alla ripresa dei commerci e durante le Crociate, fu un fiorire di bandiere che accompagnavano le imprese militari e navali. E soprattutto le navi, la cui comunicazione era affidata esclusivamente a mezzi ottici, innalzavano un vessillo per indicare da quale porto provenissero. Dai portoni dell’epoca, libri che contengono la descrizione delle coste e dei porti con tutte le relative notizie utili ai naviganti, apprendiamo che Genova usò l’insegna di san Giorgio, bianca con la croce rossa, pisa adottò una bandiera tutta rossa, Venezia il vessillo rosso con il leone di San marco, Amalfi, una bandiera azzurra con la croce biforcuta bianca.
L’epoca moderna vede i vessilli fregiarsi di stemmi. Infatti l’araldica, che conduce studi e ricerche in questo settore, ci conferma che la diffusione degli stemmi risale al XII secolo, prima presso la grande nobiltà feudale e successivamente si estese anche a semplici cittadini che ricoprivano cariche di un certo rilievo.
Quando l’età feudale lasciò il passo agli Stati unitari l’insegna non rappresentava il popolo ma la dinasti regnante perché lo Stato era considerato giuridicamente come proprietà personale del monarca. Possiamo quindi affermare che fino al settecento la bandiera rappresentava visivamente il potere e serviva come punto di riferimento per i soldati in battaglia.

IL TRICOLORE ITALIANO
(Articolo n° 12 della Costituzione della Repubblica Italiana)
“ la bandiera della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di uguali dimensioni.”
(Carlo Azeglio Ciampi, presidente della repubblica Italiana, Intervento alla cerimonia ai Complessi Monumentali di san Martino della Battaglia e di solferino in occasione del giorno dell’Unità nazionale e festa delle Forze Armate, il 4 novembre 2001)
“Non è un caso che i padri Costituenti, come simbolo di questo insieme di valori fondamentali, all’articolo 12, indicavano il tricolore italiano.
Il tricolore non è semplice insegna di stato. E’ un  vessillo di libertà, di una libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di uguaglianza, di giustizia nei valori della propria storia e della propria civiltà.
Per questo, adoperiamoci perché in ogni cosa ci sia un tricolore a testimoniare i sentimenti che ci uniscono fin dai giorni del glorioso Risorgimento.”
La bandiera italiana è il Tricolore, composto da tre bande verticali di uguali dimensioni; partendo dall’asta i colori sono: verde, bianco, rosso.
Il 7 gennaio la stessa bandiera è protagonista della giornata Nazionale della bandiera, istituita dalla Legge n°. 671 del 31 dicembre 1996.
I toni cromatici dei colori della bandiera della repubblica Italiana, indicati dall’art. 12 della costituzione, sono definiti dalla circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 2 giugno 2004, UCE 3.3.1/14545/1, con i seguenti codici Pantone tessile, su tessuto stamina (fiocco) di poliesteri, e dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 aprile 2006:
“Disposizioni generali in maniera di cerimoniale e di presenza tra le cariche pubbliche –Gazzetta Ufficiale n. 174 del 28 luglio 2006- il verde prato brillante (17-6153), il bianco latte (11-0601) e il rosso pomodoro (18-1662).”
Il termine “bandiera” deriva dalla voce teutonica Randa, banda o striscia di stoffa colorata che i soldati di una fazione calzavano sulla fronte per distinguersi dai miliziani di un altro gruppo. Questo accadeva negli antecedenti all’uso delle divise militari.
L’uso delle bandiere è comunque antichissimo, almeno 1500 anni prima di Cristo. Ci sono diverse testimonianze in merito: la Sacra Scrittura ci informa che le dodici tribù d’Israele avevano ogniuna un proprio vessilli, ed anche l’ ”Arca dell’Alleanza” procedeva il suo cammino ben segnalata da stendardi che riproducevano il contrassegno della nazione ed il sigillo religioso adottato dal popolo d’Israele.
Omero racconta poi che i Greci “portarono bandiere all’assedio di Troia e con questi medesimi simboli distinsero pure le loro navi” ancorate di fronte alla città di Priamo. La fanteria di Roma aveva come segno di riconoscimento il ben noto signum militare ben diverso dal vexillum che era proprio della cavalleria, il sigmun era dipinto sul pettorale. Oppure sbalzato nel cuoio del giustacuore, o sul pettorale dell’armatura. Il vexillum era un drappo appeso ad un’asta. Come spiega Cesare nel suo diario scritto durante l’invasione della Gallia (Francia) “De bello gallico”, ogni legione era preceduta da soldati che reggevano “l’aquila con le ali spiegate e coi fulmini” dorati.
Queste insegne distinguevano ogni coorte, ogni manipolo, ogni centuria, in modo che in qualsiasi momento “Cesare poteva controllare lo spiegamento delle sue forze e la loro ubicazione sul terreno di scontro”. Cesare ci informa inoltre delle diversità di questi simboli. Quello della coorte era di porpora con un drago dipinto o ricamato o con altro simile animale; le altre due, dello stesso colore, portavano nel mezzo lettere dell’alfabeto che servivano a distinguerle collocandole nella strategia dello spiegamento.
Il vessillo era formato da un drappo di stoffa pregiata all’estremità di una picca.



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