L'Ultima difesa pontificia di Ancona . Gli avvenimenti 7 -29 settembre 1860

Investimento e Presa di Ancona

Investimento e Presa di Ancona
20 settembre - 3 ottbre 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860

L'Ultima difesa pontificia di Ancona 1860
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Onore ai Caduti

Onore ai Caduti
Sebastopoli. Vallata di Baraclava. Dopo la cerimonia a ricordo dei soldati sardi caduti nella Guerra di Crimea 1854-1855. Vedi spot in data 22 gennaio 2013

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il combattimento di Loreto detto di Castelfidardo 18 settembre 1860
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La sintesi del 1860

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Il combattimento di Loreto, detto di Castelfidardo 18 settembre 1860

Il Volume di Massimo Coltrinari, Il Combattimento di Loreto detto di Castelfidardo, 18 settembre 1860, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009, pagine 332, euro 21, ISBN 978-88-6134-379-5, è disponibile in
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giovedì 28 novembre 2013

Ancona 1859. Una città ribelle.



Nota di base. 1849-1959. Scheda di ricerca. Il decennio di preparazione in Ancona

Pio IX non aveva saputo porre un freno all’azione repressiva dell’Austria all’indomani della caduta della Repubblica Romana. Rientrato a Roma da Gaeta aveva avallato la politica antiliberale e repressiva del Triumvirato dei Cardinali che dal luglio 1849 aveva governato Roma e lo Stato Pontificio. La principale azione del Triumvirato cardinalizio fu all’annullamento di tutte le leggi liberali ed innovative della Repubblica romana e il ripristino della legislazione di Gregorio XVI. Sul piano strettamente ideologico Pio IX riteneva che la Chiesa potesse assolvere un ruolo fondamentale nella lotta contro il liberalismo, ritenuto al tempo una piaga e una eresia da combattere senza pari. Esponente di questa scelta politica era la rivista Civiltà Cattolica, espressione dei Gesuiti, che assunse una importante funzione ideologica con violenti attacchi contro i protagonisti del risorgimento.
Dal 1849 al 1856 operò come commissario straordinario di Governo pontificio per le Marche, il cardinale Domenico Savelli[1]. Il Cardinale Savelli operò in Ancona in stretta cooperazione con il Comando militare austriaco, insediato in città dal giugno 1859. Savelli si rese famoso soprattutto per i processi celebrati davanti al Consiglio di Guerra.
L’azione fu particolarmente dura e spietata[2]. Soprattutto colpì la pubblica opinione, come si dice oggi, o la credenza popolare come si diceva allora, le 6 condanne a morte propinate in questo periodo a persone coinvolte nei moti del 1848-1849, ma che nella realtà non erano che poveri diavoli coinvolti dagli avvenimenti e presi dagli entusiasmi più che veri e propri pericoli per lo stato.
Il decennio di occupazione austriaco in Ancona fu la matrice della ostilità che il Governo Pontificio trovava in Ancona e nelle Marche. I Delegati pontifici ad Ancona, Pesaro, Fermo, Ascoli e Macerata non lasceranno un ricordo piacevole: le loro figure si avvicinano più a quella fantomatica di Scapia, che a veri e propri uomini di Chiesa.
Ad Ancona operava M. Randì.
La chiesa governava attraverso i  Delegati Apostolici, veri e propri capi delle province.
A Pesaro, M. Randì, Tancredi, Bellà
Il loro braccio operativo era la Gendarmeria, vera arma politica, che operava senza scrupoli e per un non nulla arrestava e carcerava. Inoltre, come vediamo, si servivano di ogni mezzo lecito ed illecito per avere informazioni sui “rivoluzionari” e per questo fine si servivano di un servizio segreto composto da agenti senza scrupoli.
            Tutto questo fece si che il potere governativo ed i suoi esponenti erano visti dalla popolazione, almeno quella più impegnata, con disprezzo e distacco. Molti avevano paura, e la prudenza dominava su tutto.
            Con la partenza degli austriaci da Ancona, i Rappresentanti pontifici non cambiarono atteggiamento, anzi rafforzarono le misure preventive e repressive.
            La situazione era quanto mai difficile per i Pontifici, frutto di una politica decennale repressiva[3]



[1] Era stato elevato a cardinale nel concistoro del 7 marzo 1853 con titolo a Santa Maria di Acquino. Nacque il 15 settembre 1792 a Spelancuto e morì il 30 agosto 1864.
[2] Augusto Elia,
[3]

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