domenica 22 dicembre 2013
Auguri
Ai lettori di questo blog
UN SINCERO E CORDIALE AUGURIO DI UN
SERENO NATALE
E
DI UN FELICE ANNO NUOVO
giovedì 28 novembre 2013
Ancona 1859. Una città ribelle.
Nota di base. 1849-1959. Scheda di ricerca. Il
decennio di preparazione in Ancona
Pio IX non aveva saputo porre un freno
all’azione repressiva dell’Austria all’indomani della caduta della Repubblica
Romana. Rientrato a Roma da Gaeta aveva avallato la politica antiliberale e
repressiva del Triumvirato dei Cardinali che dal luglio 1849 aveva governato
Roma e lo Stato Pontificio. La principale azione del Triumvirato cardinalizio
fu all’annullamento di tutte le leggi liberali ed innovative della Repubblica
romana e il ripristino della legislazione di Gregorio XVI. Sul piano strettamente
ideologico Pio IX riteneva che la
Chiesa potesse assolvere un ruolo fondamentale nella lotta
contro il liberalismo, ritenuto al tempo una piaga e una eresia da combattere
senza pari. Esponente di questa scelta politica era la rivista Civiltà Cattolica,
espressione dei Gesuiti, che assunse una importante funzione ideologica con
violenti attacchi contro i protagonisti del risorgimento.
Dal 1849 al 1856 operò come commissario
straordinario di Governo pontificio per le Marche, il cardinale Domenico
Savelli[1].
Il Cardinale Savelli operò in Ancona in stretta cooperazione con il Comando
militare austriaco, insediato in città dal giugno 1859. Savelli si rese famoso
soprattutto per i processi celebrati davanti al Consiglio di Guerra.
L’azione fu particolarmente dura e spietata[2].
Soprattutto colpì la pubblica opinione, come si dice oggi, o la credenza
popolare come si diceva allora, le 6 condanne a morte propinate in questo
periodo a persone coinvolte nei moti del 1848-1849, ma che nella realtà non
erano che poveri diavoli coinvolti dagli avvenimenti e presi dagli entusiasmi
più che veri e propri pericoli per lo stato.
Il decennio di occupazione austriaco in Ancona fu
la matrice della ostilità che il Governo Pontificio trovava in Ancona e nelle
Marche. I Delegati pontifici ad Ancona, Pesaro, Fermo, Ascoli e Macerata non
lasceranno un ricordo piacevole: le loro figure si avvicinano più a quella
fantomatica di Scapia, che a veri e propri uomini di Chiesa.
Ad
Ancona operava M. Randì.
La
chiesa governava attraverso i Delegati
Apostolici, veri e propri capi delle province.
A
Pesaro, M. Randì, Tancredi, Bellà
Il loro braccio operativo era la Gendarmeria, vera arma
politica, che operava senza scrupoli e per un non nulla arrestava e carcerava.
Inoltre, come vediamo, si servivano di ogni mezzo lecito ed illecito per avere
informazioni sui “rivoluzionari” e per questo fine si servivano di un servizio
segreto composto da agenti senza scrupoli.
Tutto questo fece si che il potere
governativo ed i suoi esponenti erano visti dalla popolazione, almeno quella
più impegnata, con disprezzo e distacco. Molti avevano paura, e la prudenza
dominava su tutto.
Con la partenza degli austriaci da
Ancona, i Rappresentanti pontifici non cambiarono atteggiamento, anzi
rafforzarono le misure preventive e repressive.
La situazione era quanto mai
difficile per i Pontifici, frutto di una politica decennale repressiva[3]
lunedì 4 novembre 2013
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Coltrinari
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Ricerca Scuola Elementare “G. Mazzini” Castelfidardo Classe 5° C., in Scuola Moderna Italiana, Brescia, 15 Novembre, 1989
lunedì 21 ottobre 2013
Errata Corrige
Nel post precedente era stato erroneamente scritta la parola "Piani", con evidente allusione ad espressioni vegetali. Ce ne scusiamo.
sabato 19 ottobre 2013
Piani Operativi del 1860
Si inizia a pubblicare, nel quadro della introduzione al volume " Cialdini era in Osimo Riflessioni tecnico-tattiche sugli eventi del settembre 1860 nelle Marche", di prossima pubblicazione, nel quadro degli approfondimenti della cattedra di Storia Militare all'ISSMI da oggi si inizia ad inserire in blog post relativi ai piani delle parti in causa, Regno di Sardegna e Stato Pontificio. I commenti e le indicazioni, cordialmente richiesti, concorreranno ad un ulteriore affinamento della suddetta pubblicazione e della preparazione degli interventi di Cattedra.
1859: Piano Operativo Sardo contro l'Austria
Le predisposizioni del regno di Sardegna. Il contributi di Manfredo Fanti
Si ritiene utile, per comprendere i
piani che hanno dato corso agli avvenimenti nelle Marche del 1860, iniziare,
seppur a sommi capi, a rendersi edotti sul quadro generale della situazione
generale, dal punto di vista operativo in Italia determinatesi a seguito del
formarsi delle alleanze nel biennio 1859
e 1860. La Francia, grande potenza, voleva limitare l’influenza dell’Austria in
Italia e creare un Regno in Italia abbastanza forte che, nella sua sfera di
influenza, limitasse il predominio austriaco.
La guerra scoppiò il 26 aprile 1859 tra l’Austria e il Regno di Sardegna
a seguito dell’ultimatum, prontamente respinto, avanzato dall’Austria al Regno di Sardegna per un disarmo immediato.
L’Austria era l’attaccante e quindi scattavano così le clausole in vigore con
la Francia sottoscritte a Plombiers. Il Regno di Sardegna non aveva un piano
preciso operativo: doveva solamente assumere una funzione statica ed attendere
una quindicina di giorni in attesa dell’arivo delle forze francesi; si
appoggiava al progetto di mobilitazione redatto dal maggiore di stato maggiore
Govone che prevedeva di organizzare
contemporaneamente a bando di chiamata delle classi i depositi per ogni corpo
collegati ai magazzini d’armi e di vestiario. Da questa mobilitazione il quadro
di battaglia dell’esercito sardo era così costituito:
-
Comandante.
Il re Vittorio Emanuele II
-
Capo
di S.M.: gen. Morozzo della Rocca
-
1a
Divisione (gen. Castelborgo)
-
2a
Divisione (gen. Fanti)
-
3a
Divisione (gen. Durando)
-
4a
Divisione (gen. Cialdini )
-
5°
Divisone (gen.Cucchiari)
-
Divisione
di cavalleria: (gen. Sambuy)
Ogni divisione era composta da 2
brigate di Fanteria,3 battaglioni Bersaglieri, 1 reggimento di Cavalleria, 3
batterie di Artiglieria, 1 compagnia Genio. In totale, 56.000 uomini e 4000
cavalli
La consistenza delle forze francesi era notevole. La sua
costituzione era la seguente
-
Comandante.
Napoleone III
-
Capo
di S.M.: maresciallo Vaillant
-
I
Corpo d’Armata (Baraguay d’Hilliers) con 3 divisioni di Fanteria e 1 di
Cavalleria
-
II
Corpo d’Armata (Mac Mahon) con 2 divisioni di Fanteria e 1 brigata di Cavalleria
-
III
Corpo d’Armata (Canrobert) con 3 divisioni di Fanteria e 1 brigata di
Cavalleria
-
IV
Corpo d’Armata (Neil) con 3 divisioni di Fanteria e 1 brigata di Cavalleria
-
V
Corpo d’Armata (principe Girolamo) con 3 divisioni di Fanteria e 1 brigata di
Cavalleria
-
Guardia
Imperiale (Regnault de Saint-Jean d’Angely), 1 Divisone di Cavalleria.
Ogni divisione aveva 2 Brigate di Fanteria, 1 battaglione
Cacciatori, 2 batterie di Artiglieria, 1 Compagnia Genio.
In totale 140.000 uomini
ed 11.000 cavalli
La consistenza delle forze austriache non era da meno:
Comandante. Feldmaresciallo Giulay
di Moros
-
Capo
di S.M.: col. Kuhn
-
II
Corpo d’Armata (Liechtenstein)
-
III
Corpo d’Armata (Schwarzenberg)
-
V
Corpo d’Armata (Stadiont)
-
VII
Corpo d’Armata (Zobel)
-
VIII
Corpo d’Armata (Benedeck)
-
1a
Divisione di Riserva (Mensdorff)
-
Riserva
di Artiglieria 14 batterie
Ciascun Corpo d’Armata si componeva di due divisioni di
Fanteria, di un reggimento (o mezzo) di Cavalleria e di 1 riserva di
Artiglieria. Ogni divisione aveva 2 o 3 brigate di Fanteria ed ogni brigata 1
reggimento di Fanteria, un battaglione di Cacciatori e una riserva di
Artiglieria.
In totale 150.000 uomini e 15.000 cavalli con in più 70.000
uomini delle varie guarnigioni delle Piazzeforti.
Può apparire sconcertante, ma
l’Esercito Sardo entrò in campagna il 26 aprile 1859 senza un piano
operativo predisposto. Si preferì affidarsi allo svolgersi delle operazioni sul
terreno adottando una condotta condizionata dalle azioni del nemico.
Interessate notare che Manfredo Fanti aveva fatto giungere allo Stato Maggiore
Sardo un piano strategico[1]
ben articolato e circonstanziato. Un “piano
strategico completo,organico, veramente efficiente che era stato concepito,
studiato, ponderato ed analizzato in ogni dettaglio dal Fanti, che non lasciava
nulla alla improvvisazione o alla fortuna e che avrebbe potuto dare subito
serie preoccupazioni agli austriaci,” [2]
che non fu adottato affidandosi alla buona sorte. Del resto anche il piano di radunata delle forze sarde non vi
era un piano organico.[3]
Tutto questo sta a significare che l’esercito sardo anziché adottare
l’iniziativa contro gli Austriaci, mettendoli in difficoltà, si ridusse alla
funzione statica di aspettare l’arrivo dei francesi, affidando a loro nella
sostanza la conduzione della guerra e, quindi, assumendo un ruolo subalterno.
La campagna del 1859 iniziava, quindi, con molto entusiasmo, aperta a molte
speranze ma priva di un concetto operativo militarmente efficiente.
L’adozione del piano proposto da Manfredo Fanti, invece di
averlo confinato in un cassetto, avrebbe sicuramente dato un profilo, anche
politico, alla azione del Regno di Sardegna, che si sarebbe presentato sulla
scena internazionale non come semplice beneficiario dell’azione francese ma
anche come protagonista.
Questo Piano aveva come concetto fondamentale che le truppe
sarde, all’inizio della campagna, avrebbero dovuto trattenere gli Austriaci con
azioni di arresto temporaneo e reazioi dinamice il tempo utile per far affluire
le truppe frances; evitare sempr euna battaglia cmapale e avvolgere o svogere
azioni locali sui fianchi delo grosso austriaco. Fermo restanto che i francesi
sarebbero giunti sia via Mare, Genova, si attraverso le Alpi, avrebbero
costretto Austriaci a ritirarsi fino
all’Oglio. Il congiungimento di Sardi e Francesi, per Fanti, si sarebbe attuato
nei dintorni di Guastalla, costringendo il nimeico a ritirarsi oltre il Mincio.
Francesi e sardi avrebbero preso l’iniziativa di marciare verso i colli
Euganei, per tagliare le comunicazioni tra Verona e Venezia; intanto la flotta
fracnese avrebbe posto il blocco. Gli Austriaci, sviluppatesi questa tenaglia,
non avrebbero altra possibilità che una resa oppure combattere una battaglia
già persa in partenza.
Molto spazio in questo piano era dedicato all’uso tattico
delle ferrovie, all’uso delle comunicazioni e a quello, molto innovativo per
l’epoca, delle formazioni partigiane, o di volontari.
L’importanza di aver un piano già studiato ed elaborato
precedentemente, frutto della esperienza, è una buona base per ulteriori
iniziative. La guerra contro l’Austria era sempre possibile e tutto il piano di
invasione delle Marche e dell’Umbria è basato su questo concetto. Il vero
nemico rimaneva sempre e comunque l’Austria che, come nel 1849, poteva scendere
in campo a difesa del papa e di Roma. Fanti ha sempre un pensiero guida: quello
di controllare da vicino le mosse dell’esercito Austriaco; anche se tutte le
informazioni confermano che in quell’inizio di settembre non vi è alcun ordine
di mobilitazione, Fanti imposta il piano di invasione con una premessa
fondamentale. I due/terzi dell’Esercito sardo deve essere schierato in
Lombardia Dei 200 mila uomini che compongono l’Esercito regio, 150 mila devono
fronteggiare gli Austriaci. L’altro presupposto e che, in caso di attacco
austriaco, la Francia come l’anno prima, sarebbe scesa a difendere il Regno di
Sardegna, essendo ancora in vigore gli accordi di Plombiers. Il Regno di
Sardegna quindi poteva correre rischi calcolati. Il piano di invasione
prevedeva che la gran massa delle forze sarde fronteggiasse l’Austria, ed il
rimanente terzo poteva operare contro le forze Pontificie. In caso di attacco pontificio le masse affidate a Morozzo della Rocca,
operante in Umbria, e Cialdini, operante nelle Marche non sarebbero state perse
o abbandonate a se stesse. Quelle di Morozzo della Rocca, il V Corpo,
richiamate in Emilia dovevano andare a rafforzare le forze ivi esistenti;
quella del Cialdini, IV Corpo, avrebbe dovuto ritornare sui propri passi lungo
la litoranea adriatica e raggiungere la
Romagna, ed avrebbe rinforzato il fronte sud, sulla linea del PO, pronto ad
ogni iniziativa offensiva. Era evidente che, con un intervento austriaco, le
operazioni nello Stato pontificio sarebbero state secondarie.
Fanti, quindi, forte della esperienza del 1859, collega il
piano del 1859 con la situazione attuale. L’intervento austriaco, in cui
speravano ardentemente i Pontificio, dato per certo dall’ambasciatore austriaco
a Roma , Hubner,
non poteva essere una sorpresa; se fosse accaduto tutto era pianificato da
parte sarda per fronteggiarlo.
[1] Il piano strategico porta il titolo di “Pensieri
sul modo di combattere in Italia una guerra contro l’Austria essendo il
Piemonte alleato colla Francia”. Lo si pubblicherà in un successivo post come documento
in modo integrale, in quanto, come si vedrà, rappresenta il riferimento
dottrinale dell’azione del Fanti quando sarà al comando delle forze di invasione
nel settembre 1860.
[2]Bogliari F, Traversi C., Manfredo Fanti, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore
dell’Esercito, Ufficio
Storico, 1980, pag 83
[3] La base dottrinale era un progetto del 1851 della
Commissione Difesa e dello Stato Maggiore dell’esercito; una memoria
topografica del 25 aprile 1853, redatta in francese dal colonnello di Stato Maggiore
Giustiniani; delle considerazioni strategiche del maggiore di Stato Maggiore
Federici sulla difesa del Piemonte verso la frontiera orientale; di una nota
francese dal titolo “Note sur les dispositions à prendre pour assurer en cas de guerre la
jonction de l’armèe fraçaise avec l’armée sarde.” Cfr. Bogliari F, Traversi
C., Manfredo Fanti, cit. pag 80
giovedì 3 ottobre 2013
Principe Paolo Borghese. Biografia
Nacque a Roma da illustre famiglia di Siena residente nell'Urbe il 13 settembre 1845 dal principe Marc'Antonio discendente dal grande pontefice Paolo V. Assieme a tanti nobili fedeli del papato prestò servizio nel battaglione Volontari romani nel 1867 e nel 1870. Altri due fratelli fecero parte in quel periodo delle forze armate pontificie: il principe don Francesco Borghese (1847-1926) anch'esso Volontario pontificio, il principe don Giulio Borghese (1847-1914) sottotenente dei Dragoni Pontifici. Si spense a Venezia il 18 novembre 1920. Era insignito di diverse onorificenze pontificie e della medaglia Fidei et Virtute
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Foto da insierire |
domenica 14 luglio 2013
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La proditoria uccisione dello zuavo pontificio de Limminghe e il ricordo di lui
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1979
Fabbri P., Il Monumento ai caduti di castelfidardo di
Vito Pardo, Tesi presso la Scuola di Perfezionamento in Storia dell’Arte,
Anno Accademico 1978/1979, Università degli Studi di Urbino, Facoltà di Lettere
e Filosofia, 1979
Foschi F., Figure e momenti di storia marchigiana
dell’800, L’Aquila, Japadre
Editore, 1979
sabato 6 luglio 2013
Azzanesi Achille
Nacque a Roma il 10 agosto 1823. Entrato in servizio nell’esercito
pontificio il 10 agosto 1839 come semplice soldato di fanteria, il 10 maggio
1840 fu nominato cadetto al IV battaglione fucilieri; il 22 gennaio 1847 fu
promosso sottotenente, Combattè valorosamente a Cornuda e a Vicenza nel maggio
e nel giugno 1848 e nell’anno seguente a Roma contro i Francesi. Divenne
tenente il 21 giugno 1850. Si segnalò a Castelfidardo, partecipò alla
repressione del brigantaggio nel Lazio meridionale dal 1864 al 1867 ed alla
conquista e difesa del viterbese nell’autunno del 1867. Il 20 settembre 1870,
colonnello comandante il reggimento di Linea assunse il comando della prima zona
di difesa che comprendeva la città Leonina ed il vaticano. Come tutti i comandanti
fu fedelissimo a Pio IX anche dopo la conquista di Roma; in occasione delle
solenni funzioni in piazza San Pietro, in onore della Immacolata Concezione (8
dicembre 1870) fu tra i cattolici che inneggiavano al Papa: riconosciuto da
alcuni facinorosi anticlericali venne assalito con ingiurie ed insulti.
Personaggio tra i più noti della
Roma del tempo, di grande valore e di profonda cultura si spense nella sua
città nel 1888. Fu insignito della commenda degli ordini Piano, di Francesco i
di Napoli, dell’Aquila Estense e della croce di San Gregorio Magno; decorato
delle medaglie Pro Petri Sede in oro e Fidei et Virtuti.
(contatti: massimo coltrinari: coltrinari2011@libero.it)
Bibliografia Ragionata 1960 -1969
Questa Bibliografia è particolarmente importante in quanto riflette i contributi che si sono avuti in occasione del 1 centenario dell'Unità d'Italia
1960
==, ==, Il 1860-1861 nel centenario, Milano,Touring
Club Italiano, 1961
Alberini A., La marina sarda e l’impresa dei mille, in
“Rivista Marittima”, fasc. maggio 1960, pag. 43-59. 1960
Anselmi S., (a cura di ), Senigallia 13 settembre
1860, Senigallia, Comitato Cittadino per il centenario del 1860, 1960
Bislani R., L’epica battaglia di Castelfidardo, in
Voce Adriatica, 5 ottobre 1960, Ancona, Edizione Speciale per il centenario, 1960
Comitato Cittadino per il Centenario del 1860, (a cura di), Senigallia 1831-1860, Senigallia,
Libreria Editrice Sapere, 1960
Cocchia A., Partecipazione della Marina all’espugnazione
di Ancona nel 1860, in “Rivista Marittima” fasc. settembre 1960, pagg.5-26
Elia R., Nel centenario della battaglia di
Castelfidardo. Discorso commemorativo tenuto a Castelfidardo il 18 settembre
1960, Ancona, 1960
De Couessin P., La battaille perdu de Castelfidardo, in Le
Monde, 24 settembre 1960
Di Tondo F., De Noja C., Le
Marche e il Risorgimento Italiano, Catalogo Illustrato della Mostra Anconitana del Risorgimento Italiano,
Ancona, S.I.T.A., 1960
Fedecostante R., Il contributi della Marina Militare alla
presa di Ancona del settembre 1860, Ancona, Sita, 1960
Ministero della
Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito,Ufficio Storico, Scritti sul 1860 nel centenario, Roma, Tipografia Regionale, 1960
Natalucci M., Il contributo di Ancona e delle altre città
marchigiane al Risorgimento nazionale, Estratto dal Vol. III “Ancona
attraverso i secoli”. A cura del Comitato regionale marchigiano per le celebrazioni
del centenario dell’Unità d’Italia, Citta di Castello, Arti Grafiche Città di
castello, 1960
Ricci A., La
Liberazione delle
Marche nella corrispondenza di un fedele papalino, in Le Marche nel
Risorgimento Italiano, Macerata, 1960
Natalucci M., Ancona attraverso i secoli, Città di Castello, Canonici, 1960
mercoledì 29 maggio 2013
Raphale de Beaufranchet
Nacque a Saint Martin d'Heuille, Nieve, Francia , il 17 ottobre 1849; volontario negli Zuavi pontifici il 28 gennaio 1868, promosso caporale il 21 febbraio 1869, sergente il 31 dicembre dello stesso anno, partecipò alla difesa di Roma nel settembre 1870; se ne ignora la data di morte.
Era decorato della medaglia Benemerenti
Era decorato della medaglia Benemerenti
Fotografia d'Alessandri Via del Corso dal 10 al 14 Roma
Al verso la dedica: Souvenir d'amitiè a mon ami Marc Emaldi Rapael de Beaufranchet.
sabato 25 maggio 2013
Esercito Pontificio del 1870
Volontari Pontifici della Riserva. L'Ufficiale è Pietro Aldobrandini, principe di Sarsina, Comandante la 4a Compagnia, Roma 1870
Fototgrafia F.lli d'Alessandri.
(da P. Raggi, La Nona Crociata, Ravenna, Libreria Tonini, 1992)
Bibliografia Ragionata 1950 - 1959
1950
1951
1952
PepeG., Chabot F., Valeri N., Demarco D., Luzzato G. (a cura di), Orientamenti per la Storia d’Italia del Risorgimento, Bari,
Laterza, 1952
1953
Gasparini L., Il pensiero politico antiunitario a Napoli
dopo la Spedizione
dei Mille – La Biblioteca
politica di Francesco II, Modena,
Società Tipografica Modenese, 1953
1954
Renouvin P., Histoire
des relations internationales, Paris, Hachette, Tome V, 1954;
1955
1956
Aubert R., La chute de Monseigneur De Merode en 1865.
Documents inedites, Rome,
s.e, 1956
1957
Croce B., Storia d’Europa nel secolo XIX, Bari, Laterza 1957
Masett Tannini G.L., Il Bicchiere di papa Mastai, Brescia,
Queriniana, 1957
Berti G., Russia e Stati Italiani nel
Risorgimento, Torino, Einaudi, 1957
1958
Annibaldi A., Il Museo Nazionale delle Marche in Ancona, Ancona, Tip. Dorica, 1958
Gabriele M., La politica navale italiana dall’Unità alla
vigilia di Lissa, Milano,
Giuffrè, 1958
1959
Anselmi S., Un fatto d’arme del 1860, in Marche Nuove, Bimestrale di politica economia e
cultura n. 6, 1959
Basilari D., A Pio IX, in Marche Nuove,
Bimestrale di politica economia e cultura n. 6, 1959
Calocci A., Garibaldi e Cavour, in Marche
Nuove, Bimestrale di politica economia e cultura n. 6, 1959
Campagni M., Opinioni sul Risorgimento, in
Marche Nuove, Bimestrale di politica economia e cultura n. 6, 1959
Dungario, Baldassare Galli della Mantica uomo di mare e
di guerra, in “Rivista
Marittima”, fac. Luglio-agosto 1959, pag. 39-49.
Di Tondo F., Castelfidardo e l’unità d’Italia, in
Marche Nuove, Bimestrale di politica economia e cultura n. 6, 1959
Ganiage J., Les
origines du Protectorat français en Tunisine (1861-1881), Paris, Preses
Universitaires de France, 1959
Molinelli R., i Cattolici e l’annessione, in
Marche Nuove, Bimestrale di politica economia e cultura n. 6, 1959
Salvatorelli L., Il Pensiero politico italiano dal 1700 al
1870, Torino, Einaudi, 1959
Severini A., Lo spirito del Risorgimento, in
Marche Nuove, Bimestrale di politica economia e cultura n. 6, 1959
Sparoni G., Gli ultimi tempi dello Stato
Pontificio, in Marche Nuove, Bimestrale di politica economia e cultura n.
6, 1959
La Bibliografia Ragionata sugli eventi nelle Marche nel nel 1860 è pubblicata su www.coltrinaricastelfidardo1860.blogspot.com
martedì 14 maggio 2013
Assemblea generale ordinaria della Associazione dei Discendenti degli Zuavi Pontifici e dei Volontari dell'Ovest in Francia
Si terrà alla Basse Motte il prossimo 15 giugno la annuale riunione della Associazione
si riproduce la circolare pervenuta a tutti i soci.
domenica 12 maggio 2013
Bibliografia Ragionata sul settembre 1860 nelle Marche 1940-1949
Riportiamo la Bibliografia raccolta per gli eventi del settembre 1860 nelle Marche relativa al decenni 1940- 1949.
Un decennio molto scarso di pubblicazioni per evidenti ragioni contestuali la guerra ed il dopoguerra lasciavano poco spazio agli studi ed alle ricerche
1940
1941
Della Torre P., Materiali per una storia
dell’Esecito Pontificio, in “Rassegna Storica del Risorgimento”, Anno
XXVIII, fascicolo I, Gennaio-Febbraio 1941
1942
Battaglieri M., La
politica navale del conte di Cavour, Livorno, Società Editrice Tirrena, 1942
1943
Negro S., Seconda Roma, Milano, Hoepli, 1943
1944
1945
Dalla Torre P., L’opera riformatrice ed
amministrativa di Pio IX fra il 1850 ed il 1870, Roma, Editrice Ave, 1945
Salvatorelli L., Casa Savoia nella Storia d’Italia, Roma, La Cosmopolita, 1945
1946
Malatesta A., Ministri, Senatori, e Deputati d’Italia dal
1848 al 1922, Roma, 3 Voll.,
1946
Rosselli N., Sagi sul Risorgimento,Torino, Einaudi, 1946
1947
1948
AA.,VV., Enciclopedia Cattolica, Roma.
Editrice del Vaticano, 1948
1949
Gramsci A., Il Risorgimento, Torino, Einaudi, 1949
==,==, La liberazione del Mezzogiorno e la
formazione del Regno d’Italia – Carteggi di Camillo Cavour, Bologna,
Zanichelli, 1949
per informazioni ed approfondimenti: ricerca23@libero.it
martedì 19 marzo 2013
Presentato a Roma il Volume dedicato ad Ancona 1860
Presentato
Al Circolo Marchigiano di Roma il volume di Massimo Coltrinari
L'ULTIMA DIFESA PONTIFICIA DI ANCONA
7-29 SETTEMBRE 1860
La fine del potere temprale dei Papi nelle Marche
Tomo I. La Piazzaforte
Roma, Società Editrice Nuova Cultura, 2012, pag, 324.
Presentato dal Presidente del Cenacolo Marchigiano, Gen. Duilio Benvenuti, L'Autore ha intrattenuto i presenti sui contenuti del volume, sottolieneando gli aspetti peculiari di Ancona come piazzaforte a metà dell'ottocento.
Un cordiale dibattito ha concluso la serata.
Per notizie ed informazioni sul volume: www.storiainlaboratorio.blogspot.com; per acquistarlo: ordini@nuovacultura.it oppure visitare il sito www.nuovacultura.it/ pubblica con noi/collane scientifiche/collana storiainlaboratorio.
giovedì 21 febbraio 2013
Cialdini era in Osimo. Riflessioni tecnico tattiche. Applicazione del Metodo Storico
La applicazione del metodo storico in termini specifici troverà un esempio sul nuovo volume in preparazione avente il titolo provvisorio:
"Cialdini era in Osimo - Riflessioni sugli avvenimenti nelle Marche nel settembre 1860"
I punti trattati, in tema di guerra Classica, saranno:
I Capi
sia di parte sarda che di parte pontificia:
Manfredo Fanti, Morozzo della Rocca, Carlo Pellion di Persano, Enrico Cialdini
Cristoforo de La Moricière, George de Pimoda, Attanasio de Charette
I Piani Operativi
sia di parte sarda che di parte pontificia:
Sardi:
Il Piano per l'invasione delle Marche e dell'Umbria
Il Piano di interposizione del IV Corpo d'Armata
Il piano di Investimento della piazzaforte di Ancona
Il Piano dell'investimento di Ancona dal mare
Pontifici
Il Piano Generale di Difesa dello Stato
Il Piano di Difesa della Piazzaforte di Ancona
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